“MAKARA”: i DINOSAURI nelle SCRITTURE VEDICHE

Shi-Heng-Chan 釋恒禅
Our World — Social Mudec
8 min readMar 15, 2017

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By Shifu Shi-Heng-Chan 釋恒禅 — “Centro Culturale Shaolin di Milano”

Varuna cavalca un Makara
Ambulocetus natans
Makara-dhvaja Stendardo di Kandarpa
Uovo di Dinosauro rinvenuto in Gujarat
Ganga Devi su un Makara
Pliosaurus

In sanscrito il termine ‘Makara’ significa ‘Drago di Mare’ o “Mostro Acquatico”, che per lungo tempo si era pensato che fosse una creatura mitica delle tradizioni Vedica e Buddhista. Dipinti e sculture di questa creatura si trovano in India, Nepal, Sri Lanka, Birmania, Thailandia, Cambogia, Malesia, Indonesia, Vietnam, Cina e Giappone — praticamente ovunque in Asia.

In India il Makara è conosciuto come il vahana (veicolo) di Ganga-devi — la Dea del fiume Gange e il vahana del Dio delle acque, Varuna. Il Makara è anche lo stendardo di Kamadeva (Dio della lussuria) chiamato appunto Makara-dhvaja, perché vi è disegnato un Makara. Nell’astrologia Indovedica il Makara è anche il segno zodiacale del Capricorno.

Il Makara è spesso raffigurato con la testa di un coccodrillo, le corna di una capra, il corpo di un’antilope e di un serpente, la coda di un pesce o di un pavone e i piedi di una pantera. Si dice che Varuna sia l’unico che può controllare il Makara e non che non lo teme (ovviamente ad eccezione di Krishna che è Dio la Persona Suprema). In alcune traduzioni della Bhagavad-Gita in inglese, per semplicità di lettura, ‘Makara’ è stato tradotto come squalo. Ma non è uno squalo.

Il “Timingila”, che in altri testi vedici, è spesso menzionato insieme al Makara, è invece classificato come uno squalo di proporzioni mostruose. Il Mahabharata cita il Timingila e il Makara insieme con altri grandi creature marine, come abitanti delle profondità oceaniche:

timingilah kacchapasca tatha timi timingilah

makarascatra drsyante jale magna ivadrayah

Là si vedevano Timingila, tartarughe, Timi-timingila e Makara, che erano grandi come rocce sommerse nell’acqua.”

(Mahabharata, Vana Parva. 168.3)

Il testo Ayurvedico del sesto secolo a.C., conosciuto come Susruta Samhita, elenca anche il Timingila e il Makara tra le specie acquatiche di dimensioni formidabili:

timi-timingila-kulisa-pakamatsya-nirularu

nandi-varalaka-makara-gargaraka-candraka

mahamina-rajiva prabhrtya samudrah

“I Timi, i Timingila, i Kulisa, i Paka-matsya, i Nirularu, i Nandi-Varalaka, i Makara, i Gargaraka, i Candraka, i Maha-mina, i Rajiva, ecc, sono considerati famiglie di pesci oceanici.”

(Susruta Samhita, Capitolo 45)

Nello Srimad Bhagavatam, i Makara e i Timingila, sono menzionati come predatori che attaccarono Markandeya Rsi:

ksut-trt-parito makarais timingilair upadruto vici-nabhasvatahatah

tamasy apare patito bhraman diso na veda kham gam ca parisramesitah

Soffrendo per la fame e per la sete, assalito dai Makara e dai Timingila, e martoriato dalle onde e dal vento, Markandeya vagava nel buio infinito che lo avvolgeva. Sopraffatto dalla stanchezza, perse il senso dell’orientamento all punto che non riusci più a capire quale fosse il cielo e quale fosse la terra.”

(Srimad Bhagavatam 12.9.16)

La Bhagavad-gita menziona il Makara nel verso 31, del decimo capitolo, come segue:

pavanah pavatam asmi ramah sastra-bhrtam aham

jhasanam makaras casmi srotasam asmi jahnavi

Tra i purificatori sono il vento. Tra coloro che portano le armi, sono Rama. Tra gli esseri acquatici sono il Makara e tra i fiumi il Gange.”

(Bhagavad-gita 10.31)

Il Makara è descritto nei Testi Vedici come metà animale terrestre e metà acquatico, ossia un predatore anfibio, un vero e proprio mostro degli abissi. Nell’arte è spesso raffigurato con la bocca di un coccodrillo, il corpo di un pesce, la coda di un pavone e le zampe di una pantera, per questo motivo, nel corso dei millenni, il Makara ha raggiunto una posizione mitologica nell’immaginario collettivo. Ma si tratta di una creatura mitologica o è esistita veramente? E se così fosse, come potremmo figurarcelo dal punto di vista paleontologico, dato che per millenni, nell’arte, è stato rappresentato come costituito da tante parti del corpo di animali così diversi tra loro?

Quando osserviamo le odierne scoperte scientifiche e le mettiamo a confronto con le descrizioni del Makara, tenendo in considerazione anche un po’ di “licenza poetica” di cui si può essere avvalso l’artista, il cosiddetto mitologico Makara, assume i connotati della realtà oggettiva.

Recenti scoperte archeologiche hanno riportato alla luce, nel Dorset, in Inghilterra, i resti fossili di quello che i paleontologi hanno classificato come Pliosauro[1]. I lavori di scavo sono durati dal 2003 al 2008 per terminare la rimozione dello scheletro fossile, dalla stratificazione di parete rocciosa in cui è stato rinvenuto. Il sito ha riportato alla luce un mostro marino di notevoli dimensioni e dettagli, la cui datazione approssimativa afferma risalire a 155 milioni di anni fa, nei periodi del Giurassico e del Cretaceo durante i quali, doveva essere stato il più grande predatore degli oceani.

Il Paleontologo Richard Forrest, durante un’intervista per la BBC ha dichiarato: “Questo è un esemplare iconico — uno dei più emozionanti che abbiamo visto in questi anni. È stato probabilmente il predatore più temibile che sia mai vissuto. Stando davanti al suo cranio, puoi immaginare questa enorme bestia che ti fissa da dietro col suo sguardo binoculare, e ti attacca. Il solo pensiero fa venire i brividi.”

Il Dottore ha continuato dicendo che i quattro arti pinnati con i quali si suppone che il massiccio corpo della creatura si muovesse nell’acqua, non sono mai stati trovati, perché potrebbero non essersi fossilizzati. Sulla base della lunghezza del cranio, che misura 2,4 metri, gli scienziati hanno stimato che la lunghezza complessiva del Pliosauro avrebbe dovuto aggirarsi tra i 15 e i 18 metri.

Da un confronto anatomico si potrebbe avanzare l’ipotesi che il Pliosauro potrebbe anche essere il Makara del mito, del resto anche altri eminenti esponenti della comunità scientifica, che fanno studi comparati con i Veda, hanno equiparato il Makara a qualche misterioso mostro marino preistorico. Ad esempio, sono interessanti i rapporti sul ritrovamento di resti fossili di una creatura anfibia preistorica chiamata Ambulocetus, vissuto durante il primo periodo dell’Eocene, circa 50 milioni di anni fa. Il fossile di Ambulocetus è stato trovato sul litorale del Pakistan, in una stratificazione riferita a un’era geologica in cui il Pakistan e l’India erano un’isola nell’Oceano Indiano, lentamente alla deriva verso la piattaforma continentale dell’Asia. Alcuni cripto-zoologi ipotizzano che l’Ambulocetus possa rappresentare un buon candidato da considerare il Makara Vedico, infatti, la maggior parte degli scienziati è convinta che l’Ambulocetus colmi il divario evolutivo tra animali acquatici e animali terrestri.

Nello Srimad Bhagavatam, troviamo chiari riferimenti a esseri che possono essere facilmente intesi come dinosauri, quando i demoni e gli esseri celesti cavalcarono strane creature in battaglia.

grdhraih kankair bakair anye syena-bhasais timingilaih

sarabhair mahisaih khadgair go-vrsair gavayarunaih

sivabhir akhubhih kecit krkalasaih sasair naraih

bastair eke krsna-sarair hamsair anye ca sukaraih

anye jala-sthala-khagaih sattvair vikrta-vigrahaih

senayor ubhayo rajan vivisus te ’grato ’gratah

“O re, alcuni guerrieri combattevano in groppa ad avvoltoi, aquile, anatre, falchi o uccelli bhasa. Alcuni combattevano a cavallo di pesci timingila, che possono divorare enormi balene, alcuni in groppa a sarabha, o bufali, a rinoceronti, mucche, tori, gavaya [mucche selvatiche] e aruna. Altri combattevano cavalcando sciacalli, topi, krkalasa (lucertole), conigli, esseri umani, capre, cervi neri, cigni e cinghiali. In questo modo, cavalcando animali d’acqua, di terra e d’aria, animali con corpi deformi [vikrta-vigraha] inclusi, i due eserciti si fronteggiavano avanzando l’uno verso l’altro.”

(Srimad Bhagavatam 8.10.10–12)

Qui troviamo una descrizione fantastica dei vahana (veicoli) utilizzati in una grande battaglia dell’antichità, ma alcune delle creature descritte, come Bhasa, Sarabhas, Timingila, Gavaya, Arunas, Krkalasa e Vikrta-vigraha, non hanno alcun equivalente nelle lingue moderne come l’Inglese o la lingua Indo-ariana. Che animali erano? Si sono estinti? Erano forse quelli che noi oggi chiamiamo dinosauri? Noi pensiamo di sì. Il semplice fatto che è menzionato il Timingila, è sufficiente a dimostrare che alcune di queste creature erano formidabili predatori.

I Vikrta-vigraha, tradotto come “animali con corpi deformi” e i Krkalasa, tradotto come ‘Enormi lucertole”. Certamente non era una buona idea fronteggiare in battaglia, avversari in sella ad animali feroci come rinoceronti o Timingila, cavalcando lucertole ordinarie, ma Krkalasa erano ‘Enormi lucertole’ o Vikrta-vigraha ‘animali con corpi deformi’ che fanno pensare ai dinosauri, era invece un’ottima idea! In In ogni caso, nessuno dei vahana menzionati qui può essere considerata una cavalcatura ordinaria, anche i vahana umani dovevano essere stati possenti come dei giganti. Quindi, se anche solo per ipotesi consideriamo vere queste narrazioni, è ragionevole pensare che, tra i vahana di cui parla lo Srimad Bhagavatam, alcuni potevano essere dinosauri.

È interessante notare che il Gavaya, menzionato nel verso, tradotto come ‘mucca della giungla’ (noto anche in Hindi moderno come Nila-gaya, mucca blu) esiste ancora nei dintorni di Vrndavana, in India e come il Makara, il loro corpo possiede le caratteristiche distinte di tre animali: una mucca, un cavallo e un cervo. Quando nel 1990, a Vrndavana nell’area detta Manasa Sarovara, ho visto di persona un Nila-gaya, riuscivo a descrivere agli altri questa creatura, solo paragonando le parti del suo corpo a quelle di animali che conoscevo: il petto, le corna e le zampe anteriori erano simili a quelle di un toro, il muso a quello di una mucca, il garrese a quello di un cavallo, la groppa, il codino e le zampe posteriori, simili a quelle di un cervo. Allo stesso modo, la letteratura e l’arte Vedica, hanno descritto il Makara a noi che non lo abbiamo mai visto: con una bocca di un coccodrillo, un corpo di un pesce e una coda di un pavone. Ma sembra che gli archeologi in Inghilterra, con la loro recente scoperta del Pliosauro, ne sappiano qualcosa.

È vero che il Krkalasa e il Bhasa non sembrano immediatamente equiparabili al Tirannosauro Rex e allo Pterodonte, ma ciò non toglie la possibilità di continuare a fare studi comparati con altri dinosauri conosciuti meno noti. Se ammettiamo il caso che il Megalodonte[2] possa essere stato il Timingila, è ancora più probabile che il Pliosauro possa essere stato il Makara dei Testi Vedici.

L’India è un luogo d’importanti ritrovamenti di fossili di dinosauro[1], tanto che in Gujarat esiste un famosissimmo Jurassic Park indiano, e data la presenza di questi animali in India fin dai tempi più remoti, è normale che la letteratura Vedica li abbia inclusi nei suoi resoconti storici. In particolare nei Purana (Srimad Bhagavatam), nel Mahabharata e nel Ramayana.

[1] Il pliosauro (gen. Pliosaurus) è un genere di grandi rettili marini appartenenti ai plesiosauri, vissuto nel Giurassico superiore (circa 150 milioni di anni fa), i cui resti fossili sono stati ritrovati in Europa (Inghilterra). Il genere dà il nome al gruppo dei pliosauri (Pliosauroidea).

[2] I fossili di C. megalodon (Carcharodon megalodon o Carcharocles megalodon Louis Agassiz, 1843) si trovano in sedimenti dal Miocene al Pliocene (tra 23 e 2,6 milioni di anni fa).

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