Carino, ma solo di nome

Un imperatore romano dalla dubbia fama

Storie di Storia
3 min readSep 18, 2023
Fronte e retro di una moneta ritraente Carino e la Vittoria

Sono stati tanti gli imperatori ad aver regnato su Roma.

Alcuni li ricordiamo tutti, ad esempio Nerone e Marco Aurelio, altri come i tre Gordiani rimangono sconosciuti ai più; altri ancora, invece, per quanto poco noti colpiscono per il nome, che spicca nelle tante liste che possiamo trovare sui libri e online.

È questo sicuramente il caso di Carino, imperatore romano dal 283 al 285 dopo Cristo.

Figlio di Caro (282–283 d.C.) e presto associato da lui al trono, Carino rimase al potere nelle province occidentali dell’Impero, mentre Caro e l’altro figlio Numeriano si dedicarono a spedizioni militari in Oriente; qui Caro perse presto la vita in circostanze singolari, mentre il povero Numeriano morì l’anno dopo, pare per mano del Prefetto del Pretorio Apro, suo suocero: Apro fu a sua volta ucciso e le truppe nominarono imperatore l’ufficiale Diocleziano, che dopo un inevitabile conflitto sconfisse Caro, caduto in battaglia il 19 luglio 285 d.C., e riunì tutti i territori di Roma sotto il suo scettro.

Questi i dati storici: ma che altro possiamo dire di questo sovrano dal nome curioso?

Era davvero “carino”?

Dai ritratti scolpiti nel marmo e incisi sulle monete vediamo un volto dai tratti regolari, forse un po’ allungato, incorniciato da una folta barba riccia - forse non una faccia da attore ma nemmeno un viso sgradevole.

Per quanto riguarda la sua personalità, invece, le fonti hanno molto da dire, forse troppo.

La famigerata Historia Augusta non è per niente tenera con lui, accusandolo tra le altre cose di sperperi, corruzione e depravazioni di ogni tipo, inclusi ben nove matrimoni, spesso conclusi con il ripudio delle mogli già incinte, e vari adulterii.

Tiranno frivolo ed egoista, non avrebbe mostrato alcuna amarezza per le morti di padre e fratello, ritenendosi al contrario ancora più libero di condurre una vita sregolata in quanto unico padrone dell’Impero.

Un ritratto decisamente poco allettante, ripreso autori successivi come Aurelio Vittore ed Eutropio: ma quanto c’è di vero in queste accuse?

Per quanto riguarda la folle monogamia seriale, ad esempio, poco o niente: dai reperti numismatici sappiamo infatti dell’esistenza di una sola probabile moglie, una certa Magnia Urbica, e di un possibile figlio (o nipote da parte di madre) Nigriniano, morto giovane nel 284 d.C. e divinizzato - una situazione ben più regolare.

Inoltre, non va dimenticato il contesto storico: si ritiene che buona parte della Historia Augusta sia stata composta sotto i regni di Diocleziano, vincitore di Caro, e dei suoi successori - è chiaro quindi che i cronisti avessero buoni motivi per infangare la memoria del legittimo imperatore sconfitto.

È quindi probabile che, per quanto forse non particolarmente degno del suo nome, Carino non fosse nemmeno il mostro dipinto dalle fonti: un prezioso monito sul potere della propaganda, che oggi sulle ali dei social network èin grado di agire in modo ancora più rapido e invasivo.

Per approfondire:

  • Flavio Vopisco, Historia Augusta, Vite di Caro, Carino e Numeriano (in latino e italiano)
  • Aurelio Vittore, Liber de Caesaribus, capitoli XXXVIII e XXXIX (in latino e francese)
  • Eutropio, Breviario di Storia Romana, libro IX, capitoli 18, 19, 20 (in latino e in inglese)

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