Il Regno Unito lascia l’Europa. E ora? Tutto quello che c’è da sapere

Valigia Blu
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5 min readJun 24, 2016
via Essex–tv

[Ultimo aggiornamento: 27 giugno]

Ha vinto Brexit. Il Regno Unito ha votato per l’uscita dall’Europa, con un’affluenza del 72%.

In Inghilterra e Galles ha vinto l’uscita, mentre in Scozia, Irlanda del Nord la maggioranza si è espressa per rimanere in Europa.

Si trattava di un referendum consultivo, quindi non legalmente vincolante. Ora il Parlamento britannico dovrà decidere cosa fare. Il primo ministro David Cameron, intanto, che aveva indetto il referendum schierandosi per il Remain, ha annunciato le sue dimissioni e che a ottobre, in occasione del congresso del partito conservatore, dovrebbe esserci un nuovo primo ministro.

Nigel Farage, invece, sostenitore della Brexit ha dichiarato: «Abbiamo lasciato alle spalle un’Unione politica fallita. Possiamo ora ricongiungerci con il mondo come una nazione indipendente e autonoma».

Inoltre, scrive il Sole 24 Ore, che le banche centrali sono in massima allerta: «la Banca d’Inghilterra, ha detto il suo presidente Mark Carney, è pronta a iniettare 250 miliardi di sterline di liquidità per garantire il regolare funzionamento del mercato, alle prese con fortissime pressioni al ribasso. La sterlina, che all’annuncio dei sondaggi dopo le 23 era schizzata a 1,50 dollari, è poi precipitati fino a 1,32, il livello più basso dal 1985 e un tracollo con pochi precedenti. Anche Bce e Fed sono pronte a intervenire».

  • Cosa succede ora nel Regno Unito

Scrive Patrick Wintour sul Guardian che la Gran Bretagna ora dovrà convivere con conseguenze politiche, istituzionali ed economiche per più di un decennio.

Anche se si trattava di un referendum di carattere consultivo, il primo ministro inglese, David Cameron, aveva promesso che in caso di Brexit avrebbe fatto scattare l’articolo 50 del trattato di Lisbona che consente a un paese membro di lasciare il Consiglio europeo tramite un procedimento burocratico che dura minimo 2 anni. Il Parlamento britannico però potrebbe approvare una mozione che cerchi di non far scattare l’articolo 50.

L’accordo raggiunto entra in vigore, spiega ancora Wintour, dopo essere stato votato dal Regno Unito e da una maggioranza qualificata (almeno 20 degli altri 27 paesi membri) del Parlamento europeo. Una volta innescato l’articolo 50, scrive la Bbc, non c’è modo di tornare indietro a meno che non ci sia un consenso unanime da tutti gli altri stati membri.

I leader della campagna per la Brexit hanno detto che non c’è necessità per ricorrere immediatamente all’articolo 50. A loro avviso solo dopo lunghi e approfonditi colloqui informali con gli altri paesi membri e con la Commissione Europea sarà chiaro se e come far scattare l’articolo 50. L’obiettivo per chi ha sostenuto la Brexit è arrivare a un accordo di scambio commerciale amichevole tra Regno Unito e Unione europea che consenta di continuare a esportare i loro beni di consumo nel mercato britannico senza dazi.

In caso di uscita, gli scenari possibili, ha scritto Roberto Petrini su Repubblica, sono almeno tre. Si potrebbe seguire l’esempio dell’accordo tra Ue e Norvegia: libera circolazione e beneficio di fondi comunitari per la ricerca, senza poter però intervenire sulla approvazione delle direttive e partecipare al processo legislativo. Poi c’è l’opzione Svizzera, più penalizzante: rapporti bilaterali con l’Ue e partecipazione solo all’area di libera circolazione. Infine, c’è il modello Canada: nulla più che un semplice accordo commerciale. In questo caso, i britannici dovrebbero rinegoziare in posizione di svantaggio gli oltre 100 trattati su dazi e omologazione dei prodotti ai quali avevano aderito in virtù della rappresentanza collettiva della Ue. Nel frattempo resterebbero in vigore dazi, tariffe e regole dell’Organizzazione mondiale del commercio.

  • Le decisioni dell’Unione europea

Ma il Parlamento britannico non è l’unico a dover decidere cosa fare. L’Unione europea, infatti, precisa sempre il Guardian, che dovrà far fronte a forze centrifughe guidate dai partiti euroscettici vorrà agire con decisione. Martin Schulz, presidente del Parlamento europea, commentando il risultato del referendum britannico, si è dichiarato dispiaciuto e di rispettare la decisione dalla maggioranza dei votanti, ma di aspettarsi “che i negoziati sull’uscita comincino ora rapidamente”.

A questo punto, un gruppo dei Paesi membri potrebbe sollecitare l’Ue a esigere che il Regno Unito faccia scattare l’articolo 50 del trattato di Lisbona. Mentre un altro gruppo potrebbe chiedere di riaprire i termini delle negoziazioni tra Unione europea e Regno Unito. Ma poco prima del voto Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, ha detto che le trattative sono terminate nel mese di febbraio.

Altro punto critico è quello politico. L’Europa infatti rischia che altri paesi membri (come Paesi Bassi, Francia, Polonia e Ungheria) possano indire un referendum come quello britannico.

  • Le reazioni negli altri paesi

Questo non è un momento di reazioni isteriche. Oggi a nome dei 27 leader posso dire che siamo determinati a mantenere la nostra unità come 27. Fino a quando il Regno Unito non lascerà formalmente l’Unione europea, il diritto UE continuerà ad applicarsi anche nel Regno Unito, e con questo intendo i diritti, nonché gli obblighi.

Tutte le procedure per il ritiro del Regno Unito dall’Unione europea sono definite nei trattati. Al fine di discutere i dettagli, ho proposto una riunione informale dei 27 a margine del Consiglio europeo della prossima settimana. Ho anche invitato a iniziare una più ampia riflessione sul futuro della nostra Unione. Gli ultimi anni sono stati i più difficili nella storia della nostra Unione, ma mio padre mi diceva: ciò che non ti uccide ti rende più forte.Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo.

La Scozia ha dato un forte, inequivocabile segnale con il voto, quello di rimanere in Europa, e accolgo con favore il sostegno del nostro status europeoNicola Sturgeon, primo ministro della Scozia.

Vittoria per la libertà! Come chiedo da anni, ora lo stesso referendum in Francia e negli altri Paesi membri Marine Le Pen, leader del Front National

Hurrah al coraggio, dei cittadini liberi! Cuore, cervello e orgoglio hanno sconfitto menzogne, minacce e ricatti Matteo Salvini, Lega Nord

I paesi membri dell’Ue dovrebbero incontrarsi per definire le priorità e stabilire il futuro dell’UeCharles Michel, primo ministro del Belgio

I dati che stanno circolando sul diverso orientamento nel voto tra giovani (che hanno votato in prevalenza remain) e anziani (in maggioranza per l’uscita) si riferiscono a sondaggi dei giorni scorsi e non sono, pertanto, attendibili.

Solo con un’analisi approfondita del post–voto si potrà forse avere qualche elemento in più per poter valutare.

Il 25 giugno Sky Data ha pubblicato le percentuali della partecipazione popolare al referendum per età. Si tratta di un sondaggio post-voto e mostra che solo il 36% dei giovani tra 18 e 24 anni è andato a votare e che la percentuale dell’affluenza sale con l’aumentare degli anni, fino all’83% degli over 65.

Per conoscere la storia di come è nato il referendum e capire i possibili effetti su Europa e Italia, leggi anche > Brexit: il Regno Unito se ne va dall’Europa?

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