Le Otto Lezioni Emergenti di Otto Scharmer: Dal Coronavirus all’Azione Climatica
Data la crisi globale causata dalla pandemia di Coronavirus e la necessità di informazioni affidabili in lingua italiana, ho eseguito questa traduzione dell’articolo del Dott. Otto Scharmer, docente senior del MIT, Eight Emerging Lessons: From Coronavirus to Climate Action pubblicato il 16 Marzo 2020, nel blog Field Of The Future Blog del Presencing Institute.
Mentre 100 milioni di persone in Europa sono in stato di lockdown, gli Stati Uniti sembrano essere completamente impreparati allo tsunami che sta per colpirli. “Stiamo per sperimentare il peggior disastro della salute pubblica dalla poliomielite”, afferma Martin Makary, professore alla Bloomberg School of Public Health della Johns Hopkins University. “Non credete ai numeri che si mostrano, incluso sul nostro sito web Johns Hopkins, che 1.600 americani hanno il virus. No, ciò significa che 1.600 hanno fatto il test, risultato positivo. Probabilmente ci sono da 25 a 50 persone che hanno il virus per ogni persona confermata. Penso che abbiamo tra i 50.000 e mezzo milione di casi in questo momento in giro negli Stati Uniti. “
Dopo essere tornato negli Stati Uniti dall’Europa sull’ultimo aereo prima che il divieto sui voli entrasse in vigore due giorni fa, mi sento come se avessi viaggiato indietro nel tempo. Questo è esattamente ciò che la gente riferisce ora quando arrivano in Europa dall’Asia orientale. Ti senti come se stessi tornando indietro nel tempo, tornando a un precedente stato di consapevolezza, che il paese di partenza aveva già superato. Ecco le mie otto conclusioni.
1. La Disruption Causata dal Coronavirus è un Presagio di Ciò che Verrà
COVID-19 ha acutizzato ulteriormente il nostro stato attuale di disruption e, cosa interessante, in poche settimane ha ottenuto più risultati nella riduzione delle emissioni di CO2, che anni di conversazioni sul clima, tutte messe insieme. Mentre alcuni disastri, come uragani, terremoti e tsunami, tendono a mettere in evidenza il meglio delle persone (mettendo insieme le persone), le pandemie tendono a fare il contrario, come ha recentemente sostenuto l’editorialista David Brooks. Il virus ci mette davanti ad uno specchio. Ci costringe a prendere coscienza del nostro comportamento e del suo impatto sulla collettività, sul sistema. Uno specchio che ci invita delicatamente a fare alcuni sacrifici personali a beneficio della totalità — a transitare il nostro stato interiore da ego ad eco.
2. Il tuo Comportamento Cambia il Sistema
Se la crisi del coronavirus ci ha insegnato qualcosa, è che ognuno di noi, separatamente e insieme, può cambiare il sistema. Ricordi quanto lontano ci sembrava quello strano virus da Wuhan, quando fece la sua comparsa sui titoli dei giornali a inizio gennaio? È successo solo poche settimane fa. È una potente dimostrazione della nostra attuale condizione globale di interconnessione. Siamo in molti. Noi siamo uno. Ora dobbiamo rallentare la diffusione del virus, appiattire la curva, evitare l’enorme e inutile sofferenza a quelli che tra di noi sono gli anziani, i non assicurati, i poveri che vivono alla giornata, le persone sole e senza nessuna rete di sicurezza. L’autoisolamento e il distanziamento sociale non riguardano te; si tratta di proteggere le persone particolarmente vulnerabili. In breve: il tuo comportamento cambia il sistema. Il tuo comportamento consapevole è necessario per evitare un collasso del sistema.
3. Due Leve: Risposta Tempestiva del Governo e Consapevolezza dei Cittadini Basata sui Dati
Per rallentare la diffusione del virus dobbiamo cambiare il nostro comportamento collettivo. Possiamo ottenere ciò in due modi: attraverso (a) una risposta tempestiva da parte del governo e (b) la consapevolezza e l’azione dei cittadini basate sui test. La Cina, dopo una partenza lenta, ha attraversato la pandemia basandosi principalmente sul primo (blocchi draconiani, quarantena e distanza sociale, compresa la sorveglianza dei movimenti dell’intera popolazione), che ha funzionato sorprendentemente bene. L’Italia (e ora anche la Spagna) ha seguito un approccio che per un lungo periodo è stato debole per l’azione del governo, sia in termini di misure di controllo che di test. Ma se non si dispone di una regolamentazione efficace e di dati affidabili di fronte a una pandemia, è come correre nella foresta con gli occhi bendati. Il risultato è un’enorme sofferenza e morte tra le persone vulnerabili, come ad esempio quando le persone anziane e bisognose di cure vengono allontanate dagli ospedali. Questo è lo stesso percorso che ora gli Stati Uniti sembrano seguire.
Un terzo gruppo di paesi, tuttavia, sembra aver trovato una via di mezzo. Singapore, Hong Kong, Taiwan e Corea del Sud hanno avuto tutti un notevole successo nell’affrontare la pandemia senza imporre controlli draconiani o sorveglianza dei cittadini. La Corea del Sud ha notevolmente rallentato la diffusione di COVID-19, e Singapore, Hong Kong e Taiwan sono riuscite a prevenire in primo luogo una diffusione fuori controllo. Ad oggi, 16 marzo, Hong Kong ha 141 casi confermati, Singapore ha 212 e Taiwan ha 53. Come hanno fatto?
Sembra che abbiano avuto successo in diversi modi che, ciononostante, condividono tre strategie: (1) ridurre l’arrivo di nuovi casi (restrizioni sui viaggi), (2) impedire la trasmissione tra casi noti e popolazione locale (quarantene) e (3) sopprimere la trasmissione silenziosa riducendo il contatto nelle comunità (maggiore igiene, distanza sociale, autoisolamento).
Poiché Singapore è un’isola, le restrizioni di viaggio erano relativamente facili da imporre. Solo tre giorni (!) dopo che le autorità cinesi hanno avvisato il mondo del contagio a Wuhan, Singapore ha iniziato a sottoporre i viaggiatori in arrivo da Wuhan ad ulteriori analisi e ad un possibile isolamento. Successivamente, i viaggiatori delle aree colpite furono messi in quarantena obbligatoria, le strutture furono rapidamente convertite per svolgere questa funzione e tutti coloro che persero giorni lavorativi furono compensati dal governo. Sono stati fatti molti sforzi per rintracciare i contatti di persone che erano state infettate. Grandi incontri sono state sospesi, ma scuole e luoghi di lavoro rimangono aperti.
Taiwan, anch’essa un’isola, in principio ha continuato a consentire viaggi dalla Cina, ispezionando e controllando i viaggiatori sui voli in arrivo. Solo dopo che è stato segnalato il primo caso dalla Cina, Taiwan ha vietato la maggior parte dei voli in arrivo dalla Cina. Taiwan raccomanda l’autoisolamento e la quarantena domestica, anche se permangono aperti i luoghi pubblici. La scuola è stata sospesa, ma solo per due settimane ulteriori dopo le vacanze.
Hong Kong, una regione amministrativa speciale della Cina, condivide un confine con la terraferma che veniva attraversato da circa 300.000 persone al giorno. Ha scelto un altro approccio. Invece di bloccare completamente l’ingresso alle persone provenienti dalle regioni colpite, si è concentrata sulla prevenzione della trasmissione all’interno della comunità con l’auto-quarantena obbligatoria per tutti i viaggiatori dalla Cina e non. Ha emanato anche il distanziamento sociale. I dipendenti pubblici lavorano da casa. Tutte le scuole rimangono chiuse e tutte le lezioni sono condotte online. Inoltre, il governo di Hong Kong condivide in modo proattivo le informazioni con i suoi cittadini. Ad esempio, il governo sta pubblicando mappe a livello di singolo edificio che mostrano dove le persone sono state infettate, quando erano lì e come hanno contratto il virus, in modo che tutti possano vedere la mappa sociale che si sta sviluppando e adattare di conseguenza il loro comportamento.
In sintesi: questi paesi hanno attraversato l’epidemia utilizzando una combinazione di test, trasparenza (informazione attiva dei cittadini) e consapevolezza dei cittadini guidata da una risposta del governo tempestiva e proattiva. In altre parole, non correndo con gli occhi bendati. Invece, hanno rallentato, hanno fatto una pausa e si sono tolti la benda dagli occhi per vedere cosa stava succedendo. Stanno condividendo informazioni in modo trasparente. E si stanno muovendo insieme in maniera più attenta, più intenzionale e come popolazioni, collettivamente più consapevoli.
La Figura 1 riassume queste osservazioni. I due assi seguono i due approcci: risposta tempestiva del governo e consapevolezza dei cittadini basata sui dati. Puoi vedere il viaggio della Cina a un’estremità dello spettro (guidato dall’azione del governo). E il viaggio degli Stati Uniti e dell’Italia dall’altro (guidato dai cittadini, a causa della mancanza di azioni governative tempestive). Ma la cosa interessante è la via di mezzo: il viaggio di Singapore, Hong Kong, Taiwan e Corea del Sud. Una cosa che li distingue è la loro storia; hanno avuto il “beneficio” dell’epidemia di SARS nel 2002–2003, che li ha portati a migliorare la loro prontezza istituzionale.
Un altro fattore benefico potrebbe essere meno evidente. Tutti condividono un background culturale confucianista. Per molti secoli hanno hanno dato valore all’istruzione di qualità, destinando al governo e non agli affari, le persone di maggior talento di ogni generazione. Il famoso saggio di Confucio, Il Grande Studio, articola questo fondamento osservando che, per cambiare il mondo, devi prima coltivare la tua condizione interiore come essere umano. Condividono un contesto culturale che si concentra sull’armonia tra esterno e interno. Questo è esattamente ciò che è in discussione quando si pensa a come integrare l’azione del governo con l’azione individuale. Quali sono le condizioni interne che, se in atto, potrebbero integrare entrambe queste leve o assi e spostare il nostro modello di risposta ai disastri da in basso a sinistra a in alto a destra?
4. Siamo di Fronte a una Scelta
La situazione del coronavirus offre a tutti noi l’opportunità di metterci in pausa, fare un reset e fare un passo avanti. Il COVID-19, come ogni disruption, essenzialmente mette ognuno di noi di fronte ad una scelta: (1) chiudersi, allontanarsi dagli altri, prendersi cura solo di noi stessi o (2) rivolgersi agli altri per sostenere e confortare coloro che hanno bisogno di aiuto. Questa scelta tra agire dall’ego o agire da una consapevolezza ecosistemica è una scelta che prendiamo ogni giorno, ogni ora, ogni momento. Più il mondo sprofonda nel caos, nella disperazione e nella confusione, maggiore è la nostra responsabilità di irradiare presenza, compassione e fiducia basata sulle azioni.
La Figura 2 riassume questa scelta descrivendo i due diversi campi sociali che possiamo scegliere di incarnare attraverso le nostre azioni, le nostre relazioni e i nostri pensieri. Nella metà superiore della figura si mostra la reazione di “chiusura”, che tende ad amplificare l’ignoranza, l’odio e la paura. Nella metà inferiore è rappresentata la risposta di “apertura”, che tende ad amplificare curiosità, compassione e coraggio.
Anche se il distanziamento sociale fisico è necessario ora, ciò non significa che la nostra condizione interiore debba essere di chiusura. In effetti, negli ultimi giorni abbiamo visto esempi molto commoventi dall’Italia e dalla Spagna su come il distanziamento fisico può essere affrontato con ispirata compassione ed empatia. Come un cittadino spagnolo ha condiviso durante il fine settimana: “Oggi in precedenza c’è stato in Spagna un appello sui social media per uscire su balconi e finestre alle 22:00 [10pm] per dare una grande ovazione in segno di ringraziamento e sostegno verso gli operatori sanitari. Sono le 22:05 e riesco a sentire il boato dall’altra parte delle doppie finestre chiuse. “
5. Il Declino di Trump e dei Populisti di Estrema Destra
Il modo in cui si risponde alla disruption — chiudendosi e allontanandosi o aprendosi e avvicinandosi — è sia una scelta personale che una collettiva. Negli ultimi quattro anni abbiamo visto tutti un enorme aumento della reazione di chiusura di interi paesi, provocata da Trump, Bolsonaro, Orban, Salvini, Modi, Johnson. L’elenco continua. Sebbene Trump sia andato avanti raccontando più di 16.000 bugie da quando è entrato in carica, questa volta potrebbe andare diversamente. In tempi “normali”, se la sarebbe potuta cavare con le solite sciocchezze, che per alcuni non generano conseguenze e talvolta risultano pure un po‘ divertenti. Ma in tempi di disruption, gli stessi comportamenti (negazione, desensibilizzazione, assenso, biasimo, distruzione) si uniscono come un potente motore di autodistruzione accelerata. Quando questa dinamica diventerà evidente, quando si verificheranno disastri catastrofici come conseguenza diretta, l’umore cambierà e la presidenza di Trump potrebbe presto essere storia — se le elezioni di quest’anno si terranno nei tempi previsti.
Anche se userò Trump per illustrare questi comportamenti di seguito, non intendo dire che ciò vale solo per l’America. Boris Johnson e molti altri incarnano simili punti ciechi della loro leadership. Il mio punto generale riguarda la mentalità di base, che è quella di evitare la realtà — ossia la scienza e i dati — piuttosto che abbracciarla quando il gioco si fa duro. Chiaramente, questa mentalità è in rotta di collisione con la realtà nel mentre ne stiamo parlando.
Secondo Andy Slavitt, amministratore di Medicare e Medicaid nell’amministrazione Obama, gli ospedali negli Stati Uniti potrebbero essere sommersi da casi di coronavirus in poco più di una settimana e provocare un’escalation “simile ad uno tsunami” che lascerebbe decine di migliaia di persone bisognose di ospedalizzazione, con poca probabilità di riceverla. Alcuni esperti suggeriscono addirittura che oltre 1 milione di persone potrebbero morire negli Stati Uniti a causa del coronavirus.
Ecco come possiamo vedere questo fallimento della leadership attraverso la lente dell’Absencing (vedi figura 2):
Negazione: “Il peccato originale è la negazione di Trump durata mesi e il suo smantellamento della sanità pubblica e delle infrastrutture emergenziali”, ha affermato Andy Slavitt. Mentre Singapore e Taiwan hanno impiegato circa tre giorni per rispondere allo scoppio del virus a inizio di gennaio, Trump non ha preso provvedimenti fino a metà marzo. I kit per i test non sono ancora disponibili. Il numero totale di test negli Stati Uniti fino al 15 marzo è di circa 10.000, lo stesso numero di persone che sono state testate per COVID-19 in Corea del Sud in un solo giorno. In altre parole: negli Stati Uniti, stiamo solo ora, dopo aver perso ben due mesi interi, iniziando ad affrontare la situazione. Al contrario, Angela Merkel ha ammonito senza mezzi termini che due terzi dei tedeschi probabilmente contrarranno il virus.
De-sensibilizzazione: Trump si è rifiutato di fornire le cure necessarie ai cittadini americani della nave da crociera di lusso Grand Princess in modo che i “suoi” numeri di coronavirus non aumentino una volta che quei passeggeri avessero lasciato la nave. Continua a dimostrare questa completa mancanza di empatia e compassione.
Absencing: tutte le disruption consentono momenti profondi di “lasciar andare” e “lasciar venire”. Qualsiasi leadership che attiva questo livello più profondo dell’umanità risulta completamente assente nel caso di Trump. Esempi recenti includono il suo rifiuto iniziale di acquistare i kit di test esistenti sviluppati da Roche che avrebbero risolto il problema dei test mesi fa, nonché il suo tentativo di offrire “ingenti somme di denaro” per l’accesso esclusivo a un vaccino Covid-19, sviluppato dalla società biofarmaceutica tedesca CureVac. La leadership dell’azienda ha rifiutato l’offerta citando l’aspirazione etica a servire l’intera comunità globale, piuttosto che solo un paese.
Incolpare gli altri: tutti gli annunci di Trump finora sono stati guidati dalla mentalità secondo cui la fonte del problema sia “loro”, non “noi” — nonostante la forte evidenza che il virus si è diffuso a lungo negli Stati Uniti. Chiamare l’epidemia un “virus cinese” lo ha aiutato a giustificare una serie di divieti di viaggio, che all’inizio sono stati sicuramente utili. Tuttavia, la stessa mentalità rendeva sempre più impossibile sfruttare le altre due strategie critiche: prevenire la trasmissione tra casi noti e popolazione locale e sopprimere la trasmissione silenziosa mediante il distanziamento sociale e l’autoisolamento.
Distruzione: Trump ha continuato a perdere la fiducia degli alleati europei al non avvisarli che avrebbe annunciato il divieto viaggiare e cercando di acquistare l’accesso esclusivo al vaccino, che avrebbe escluso il resto del mondo dall’accedervi. Trump è stato molto affidabile nei suoi attacchi alla scienza, alle istituzioni governative e multilaterali — dallo scioglimento della propria task force CDC alla Casa Bianca, al ritirarsi dell’accordo di Parigi, erodendo la fiducia in queste istituzioni esattamente quando ne avevamo più bisogno.
Tutti questi comportamenti contribuiscono a uno schema decisionale che ci spinge verso un’autodistruzione accelerata. Più diventa visibile quest’ultima, più è probabile che questo vecchio schema colpirà un muro, aumentando le possibilità che emerga un nuovo modello di collaborazione sociale. Non significa che il trumpismo sia già stato sconfitto. Ma sta per colpire un muro in maniera molto più chiara e tangibile di quanto non abbiamo mai visto prima.
6. L’Ascesa dell’Azione Collettiva Originata dalla Consapevolezza Basata sui dati
La crisi del coronavirus ci sta spingendo a improvvisare nuovi modi di collaborare e coordinare. L’azione collettiva originata dalla consapevolezza basata sui dati (D-ABC) opera affrontando una situazione assieme per poi adeguare di conseguenza, il comportamento di ciascuna persona. Un altro modo per descrivere questo tipo di governance è coordinarsi lasciando andare e lasciando venire, basandoci su ciò che stiamo vedendo insieme: lasciar andare i piani precedenti e lasciar venire ciò che sta per emergere.
Nel 2008, durante un precedente momento di crisi nel mondo finanziario, abbiamo visto la maggior parte delle grandi organizzazioni improvvisamente passare a una diversa modalità operativa. Hanno dovuto abbandonare i piani annuali e gli obiettivi trimestrali che erano stati fissati prima della crisi finanziaria, prestando invece piena attenzione alla situazione man mano che si manifestava e adeguando di conseguenza il loro comportamento. È un’abilità e una capacità di cui oggi abbiamo urgentemente bisogno in molte altre aree di crisi sociale e ambientale.
In tempi normali, tendiamo a “esternalizzare” il coordinamento dei nostri sistemi a meccanismi esterni, come la mano visibile della regolamentazione del governo o la mano invisibile del mercato. In tempi di disruption, tuttavia, questi meccanismi tendono a rompersi. Quando ciò accade, noi, attori chiave nei sistemi che co-promuoviamo, dobbiamo unirci per co-percepire e co-dare forma al futuro mentre emerge. In altre parole, la nostra attenzione e intenzione devono allinearsi rapidamente con ciò che sta realmente accadendo nel momento. Imparare a connettersi in modo più consapevole e intenzionale potrebbe essere il dono più significativo che possa emergere da questa crisi. Il funzionamento di questo nuovo modo fluido di coordinarsi sembra richiedere due importanti condizioni abilitanti:
· Informazioni accurate su ciò che sta accadendo nel momento; e,
· Uno spazio di contenimento che aiuta le persone ad agire per il benessere della totalità, permettendo loro di passare dall’ego all’eco.
Questa nuova capacità collettiva sarà cruciale per affrontare molte altre aree di crisi negli anni a venire, dall’azione per il clima, la biodiversità e le domande sui rifugiati, sino alla giustizia sociale e al benessere di tutti.
7. La Conversazione di cui Abbiamo Bisogno Ora: Reinventare la Nostra Civiltà
Ogni crisi ha due facce: le cose che dobbiamo lasciare andare e le cose che stanno per emergere. Per quanto riguarda il lasciar andare, è interessante vedere quanto velocemente possiamo adattarci come comunità globale. All’improvviso, scopriamo che più della metà degli incontri con cui tendevamo a riempire i nostri programmi, dopo tutto, potrebbero non essere così necessari, essenziali come li consideravamo. Quindi perché ci teniamo occupati con cose che non sono essenziali? Questa è un’ottima domanda che ci possiamo porre.
La prossima domanda potrebbe essere: se lasciamo andare tutto ciò che non è essenziale, cosa rimane? È un’altra grande domanda (o “mantram”) su cui meditare. Qualunque sia la risposta che emerge per te da questa contemplazione, tienila nel tuo cuore.
E poi, una terza domanda da considerare potrebbe essere questa: Cosa succederebbe se usassimo questa interruzione come un’opportunità per lasciar andare tutto ciò che non è essenziale nella nostra vita, nel nostro lavoro e nelle nostre routine istituzionali? Come potremmo reimmaginare come viviamo e lavoriamo insieme? Come potremmo reimmaginare le strutture di base della nostra civiltà? Il che in sintesi significa: Come possiamo re-immaginare i nostri sistemi economici, democratici e di apprendimento in modi che possano trascendere le divisioni ecologiche, sociali e spirituali del nostro tempo?
Questa è la conversazione che dobbiamo avere ora. Con le nostre cerchie di amici. Con le nostre famiglie. Con le nostre organizzazioni e comunità. Se c’è qualcosa che ho imparato dalle precedenti crisi a cui ho assistito, come la crisi finanziaria del 2008, è questo: la stessa crisi tende ad avere un impatto drammaticamente diverso su organizzazioni diverse, a seconda di come la leadership — e le persone o i change-maker in generale — rispondono a tale situazione. Sia con l’allontanamento e la chiusura (cioè operando dalla metà superiore della figura 2) o con l’avvicinamento e l’apertura (cioè operando dalla metà inferiore della figura 2). Ho anche scoperto che anche all’interno di una singola organizzazione alcuni leader potrebbero mostrare una di queste risposte (cioè nascondersi dalla situazione), mentre altri ne mostrano un’altra (cioè connettersi con le persone nel momento di vulnerabilità). La differenza di impatto è tangibile e profonda: il primo gruppo di team si separa, mentre gli altri tendono a crescere insieme a livelli di risonanza collettiva mai visti prima.
Il che ci riporta alle radici confuciane delle Quattro Tigri: che i cambiamenti esteriori oggi necessari ci impongono di sintonizzarci e attivare le nostre fonti interiori, i livelli più profondi della nostra umanità. Naturalmente, queste radici più profonde non sono legate dal confucianesimo; sono inerenti a tutte le nostre culture e sono dormienti in ogni essere umano.
Ma siamo in grado di attivare queste fonti più profonde di conoscenza? E come possiamo attivarle non solo a livello dell’individuo, ma anche a livello dell’intero sistema? Come possiamo aggiornare il sistema operativo nei nostri vari sistemi chiave? Ciò ci richiede chiaramente di aggiornare:
- le nostre infrastrutture di apprendimento orientandole verso l’apprendimento integrale della persona e del pensiero sistemico;
- le nostre infrastrutture democratiche rendendole più dirette, distribuite e dialogiche;
- le nostre infrastrutture economiche transitando un cambio da una consapevolezza egosistemica verso una ecosistemica.
Come potremmo usare la nostra situazione attuale per rallentare, mettere in pausa e connetterci con le nostre più profonde fonti di quiete? Forse quello di cui c’è bisogno ora è un momento globale in cui tutto e tutti si fermano per un momento di quiete, per un momento di connessione con la fonte.
Qualunque cosa tu scelga di fare — e noi scegliamo di fare — in questo momento, se ci chiudiamo e ci voltiamo dall’altra parte o ci apriamo e avanziamo, non dimentichiamo che, nelle parole del poeta tedesco Hölderlin, “dove si trova il pericolo, cresce anche la capacità di salvare.“
Dove si trova il pericolo, cresce anche la capacità di salvare. È qualcosa che ho sperimentato in diverse occasioni. Ma funziona collettivamente solo se rallentiamo, ci fermiamo e ci togliamo le bende dagli occhi per occuparci del presente. Cosa emerge veramente da questo momento? Potremmo vedere l’inizio di una nuova ondata di iper-localizzazione delle nostre economie, di supporto a piccoli agricoltori e produttori che potrebbero essere più resilienti alle crisi della catena di approvvigionamento. Potremmo vedere gli inizi di un’economia più intenzionale, quella che — simile alle CSA (Community Supported Agriculture) — si basa sull’allineamento delle attività economiche attorno a un’intenzione condivisa per il futuro, vale a dire la co-creazione di un’agricoltura centrata sull’ecosistema, al contrario a perpetuare il passato continuando con transazioni guidate dall’ego.
8. Scuola per la Trasformazione: Attivazione di Campi Sociali Generativi
Molti di noi sentono di vivere in un momento di profondo cambiamento — il cambiamento non solo in termini di cose che finiscono, ma anche in termini di semina, coltivazione e crescita di una nuova civiltà per i decenni e i secoli a venire. Questo era vero prima della pandemia di COVID-19, e lo sarà dopo. La domanda è: come rispondere alla situazione attuale in modi che aiutino a manifestare questo enorme potenziale di cambiamento positivo?
Come possiamo re-immaginare e rimodellare le nostre varie forme di movimento in modi che consentano loro di incarnare i principi della guarigione planetaria e del rinnovamento della società? Come possiamo rimodellare le nostre strutture di apprendimento e di leadership in modi che spostino il focus dell’apprendimento dall’angolo in basso a sinistra (formazione degli individui) all’angolo in alto a destra della figura 3 (apprendimento ecosistemico)?
Al Presencing Institute abbiamo prototipato e comprovato vari formati per l’apprendimento e la leadership basati sull’ecosistema trasformazionale. Tuttavia, per rendere questi formati accessibili nella scala necessaria oggi occorrerà una nuova piattaforma e una rete di luoghi — pensala come una scuola per la trasformazione — che si concentri sull’attivazione di campi sociali generativi attraverso l’offerta di un’alfabetizzazione alla trasformazione verticale.
Questa colonna ha discusso alcune delle prime esperienze di apprendimento che vediamo emergere dalla crisi causata dal coronavirus e le nostre risposte ad essa. Il panorama delle nostre risposte costituisce un interessante campo di possibilità. Ho identificato le risposte delle quattro tigri come interessanti dal punto di vista dei sistemi, perché fonde un’azione governativa proattiva con la consapevolezza dei cittadini basata sui dati. Da lì, ho esplorato le varie condizioni interiori che possono dare origine a un campo sociale di co-creazione (presenza) o di autodistruzione.
Il che ci lascia con la domanda: e adesso? Dal mio punto di vista, una delle priorità più urgenti per i prossimi anni è coltivare queste condizioni più profonde per le nostre azioni individuali e collettive in modi altamente accessibili, scalabili e modularizzati in modo che tutti possano integrarli nella propria costruzione di movimenti e infrastrutture di apprendimento.
GAIA: Attivazione Globale d’Intenzione ed Azione
È per questo motivo che, a partire dalla prossima settimana, io e i miei colleghi offriremo un’infrastruttura di apprendimento globale spontanea che è gratuita, online, basata su Zoom e progettata in modo da attivare campi sociali generativi tra tutti i partecipanti durante le prossime settimane. L’idea è quella di offrire questa infrastruttura come un viaggio per i change-makers di tutti i settori, sistemi e culture — un viaggio che alla fine si tradurrà in un Forum globale, multi-locale e multi-regionale, co-creato tra i partecipanti quest’anno più in là, verso luglio.
Il formato attuale di questo viaggio e del Forum si evolverà e si adatterà alla situazione che si sviluppa attorno a noi, tra noi e dentro di noi. È un’infrastruttura che ti invita a unirti a tutto il tuo Sé e che è progettata per essere accessibile a tutti, sia che tu voglia unirti a casa mentre sei in auto-quarantena o assieme ad amici e compagni change-maker della tua organizzazione o comunità locale.
Se sei interessato a partecipare, dai un’occhiata a questa pagina che abbiamo progettato per il viaggio: Global Activation of Intention and Action (GAIA) e iscriviti alla prima sessione di venerdì 27 marzo. Il tempo di metterci in pausa, percepire, connettersi e quindi agire insieme, è ora.
P.S .: Abbiamo messo a disposizione 1000 posti per la prima sessione di venerdì. Questi posti sono stati presi in poche ore. Questo ci ha spinto a preparare alcune sessioni aggiuntive per la stessa giornata, fornendo 4000 posti aggiuntivi. Questi posti e sessioni aggiuntivi saranno attivi più tardi oggi. Perciò controlla questo link per registrarti o per metterti in una lista d’attesa, potendo accedere a posti resi disponibili poco prima dell’evento. Grazie!
Voglio ringraziare Becky Buell, Eva Pomeroy, Marian Goodman, Katrin Kaufer, Sarina Bouwhuis e Antoinette Klatzky per i loro commenti super utili sulla bozza — così come Olaf Baldini e Rachel Hentsch per aver creato le immagini di cui sopra.
Sulle leve per l’azione climatica: Suolo; Democrazia; Coscienza
Scarica il capitolo gratuito: Essentials of Theory U
Vorrei ringraziare il Dott. Otto Scharmer per avermi concesso di tradurre il suo articolo in Italiano e Rachel Hentsch, Responsabile delle Comunicazioni presso il Presencing Institute per la sua disponibilità, i feedback sulla traduzione ed il rapido supporto. La chiarezza di visione di Otto Scharmer è un dono in questi tempi di profonda trasformazione. Era mio desiderio rendere accessibile questo prezioso contributo alle persone che in Italia in queste settimane stanno affrontando un momento di grande incertezza. Il mio è un minuscolo contributo alla situazione critica che stiamo vivendo, ma credo che in Italia (e nel mondo) vi sia un urgente bisogno di espandere le nostre conversazioni oltre le notizie quotidiane, l’ansia e la tristezza che soffocano qualsiasi spazio per ciò che potrebbe emergere. Iniziamo a seminare con empatia, il cambiamento che saremo chiamati a fare al termine di questa crisi. Infine approfitto per un ultimo ringraziamento alla rete degli Ulab e alle splendide persone che ne fanno parte.