L’Aurora Experience di Eloisa Calcaterra

Martina Grassadonia
Aurorafellows
Published in
4 min readOct 20, 2021

Eloisa non è solo una ragazza di talento, ma è anche gentile e positiva. Lo si comprende subito, già dai primi minuti di conversazione con lei.

Quando ci siamo conosciute per ripercorrere il suo percorso nell’Aurora Experience, abbiamo parlato della lingua cinese, una delle sue passioni, fino al fascino delle culture orientali. La conversazione sarebbe durata ore, ma a un certo punto ci siamo ricordate che Eloisa è una Explorer di Aurora, che si è candidata all’Aurora Experience e ha da poco terminato le 3 challenge del percorso.

Quando le chiedo come ha scoperto Aurora, è già un fiume in piena di entusiasmo.

“Un anno fa ho scoperto del progetto tramite Jacopo, ma ero coinvolta in altre esperienze. Poi ho conosciuto Pietro Campanella e ho scoperto che è un Fellow di Aurora. Allora avevo quasi 21 anni e mi dicevo: questa cosa è troppo bella per me, un’esperienza che non è come le altre, perché non ci sono competenze ma devo solo metterci tutta me stessa.

Piuttosto ricevo il no, ma ci devo provare”.

Eloisa si è messa in gioco sin dalla prima challenge, da quando ha girato il suo video di presentazione.

“È stato bello da preparare, perché mi sono immersa in me stessa, ho pensato a quello che mi sarebbe piaciuto dare. È stato bello anche ricevere i primi commenti: forse all’inizio era imbarazzante chiederlo, ma mi ha arricchita sapere di essere circondata da persone con così tanta fiducia in me. Ammetto che ancora adesso mi capita di ricercare i commenti su medium, perché penso di essere fortunata in questo.

Se dovessi consigliare da dove partire e su cosa interrogarsi per affrontare la prima challenge, direi di prendersi il proprio tempo, fare un’analisi su di sé. Chiedersi in cosa si è diversi e dare quello.

La diversità è la cosa più bella, facciamola vedere.

E poi consiglierei di iniziare col porsi una domanda: se parlassi con una persona che non ti conosce, cosa vorresti conoscesse di te?”

L’esperienza di Eloisa durante la seconda challenge è stata entusiasmante e difficile allo stesso tempo. Fidati, vale la pena leggere fino all’ultima riga!

“Quando ho ricevuto i nomi, ho subito guardato di cosa si occupassero perché volevo una panoramica completa di ciascun professionista. Andavo a leggere ogni articolo, ho letto anche alcuni dei loro libri.

Mi sono capitati professionisti di neuroscienza, filosofia e altri settori che non conoscevo.

Ma ho deciso di darmi l’opportunità.

Al primo step, la metà di loro non ha risposto, perché all’inizio mi sono concentrata sull’endorsement, sul raggiungere il risultato. Mi sono detta allora di non poter continuare così, c’era sicuramente una via migliore.

Poi ho contattato un coach di Zurigo e ci siamo trovati subito in sintonia, forse perché la mia idea da piccola era proprio quella di diventare coach. Ho iniziato a chiedergli consigli, come aveva fatto a intraprendere quella strada. Erano tutte cose che realmente mi interessavano e lui l’ha subito percepito. Ci siamo scambiati libri e siamo ancora in contatto, è stato molto gentile e stimolante.

Poi c’è stato l’endorsement da parte di un cardiologo francese. Questa è stata una grande sfida, quella che mi ha dato più soddisfazione, sia perché i medici sono difficili da reperire, sia perché all’inizio avevo fallito molto con lui.

Ho fatto l’errore di cercare immediatamente una video call . In quell’occasione non ho trasmesso il mio valore nella maniera giusta. Allora mi sono messa a fare ricerca sulla cardiologia e sull’intelligenza artificiale, perché lui si occupa di elettrocardiogrammi e cloud computing. Mi sono cimentata in questo campo e forse è stato quello più interessante di tutti. Leggevo notizie, ascoltavo podcast e gli mandavo articoli.

Continuavo a mandare articoli e non ricevevo risposte. Poi ho deciso di condividere con lui il mio progetto sulla sanità digitale. A quel punto, mi ha chiesto se volessimo sentirci per avere informazioni sul mio progetto.

Addirittura, mi ha chiamata dai corridoi dell’ospedale subito dopo un’operazione per curare un’aritmia.

Abbiamo parlato per mezz’ora e ha ascoltato il mio progetto con molto interesse. Tutta la diffidenza lì è caduta, si è aperto con me sulla sua professione e sulla sua vita personale, chiedendomi anche di incontrarci. E lui lo sento ancora.

Poi avevo contatto una professionista che si occupa di policy e strategy dello spazio. Argomento interessante di cui non sapevo nulla: ho pensato che fosse un’occasione preziosa per imparare qualcosa in più. Più mi informavo, più ero interessante per lei. Ho provato a ricontattarla ma non ho ricevuto risposta. C’è rammarico ma speranza, invece, per una Business Angel di Singapore: mi piaceva molto come comunicava e la sua storia è super interessante, ancora adesso proverò a raggiungerla”.

Quando le chiedo da quale errore avesse imparato di più, più che una risposta, condivide una grande lezione:

“Ho fallito di più forse a inizio settembre, ma ho perseverato tanto. Mi sono anche abbattuta, ma quel momento mi ha insegnato molto perché ho capito che stavo sbagliando e che quello non era l’approccio giusto.

Il fallimento è il primo tassello per raggiungere il risultato.

Forse a volte il fallimento è difficile da gestire perché siamo abituati a ricevere risposte e insegnamenti. Noi invece dobbiamo contemplare il fallimento, non fare l’errore di pensare esclusivamente al risultato.

Ok ho fallito, posso fare di più. Più è grande l’ostacolo, più siamo in grado di conoscerlo e di fare meglio.

Questa è la chiave per raggiungere l’endorsement.

La parte migliore è capitata quando non me lo aspettavo più, proprio perché avevo fallito”.

Niente da aggiungere, Eloisa.

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