La Biblioteca <Le Balate> di Palermo

8 marzo 2007 — 2 ottobre 2016

Donatella Natoli
Chi più sa… meno crede
7 min readOct 19, 2016

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Il titolo mostra un’inizio ed una fine e durante la lettura si capirà perché.

Vorrei cominciare la narrazione a partire da alcune frasi di bambini e di ragazzi che l’hanno frequentata e che danno senso alle attività della Biblioteca Le Balate per quanto riguarda le attività con bambini anche piccolissimi, fino a ragazzi liceali ed universitari.

“Come è possibile che la biblioteca prima non c’era?
Me lo ha detto mio fratello più grande”
Piero (10 anni)

“Quando entro sento un odore buono”
Katia (6 anni)

Abbiamo fatto un capolavoro di fantascienza (disegno) e su questo capolavoro abbiamo scritto un racconto rivoluzionario!”
Gaetano (9 anni) e Giovanni (9 anni), disabili, dopo un pomeriggio di attività con ragazzi di II anno dell’Accademia di Belle arti.

“Anche noi vogliamo la pace,
la pace non si può comperare, la pace si deve conquistare”
Ciro (7 anni)

“Anche un bambino piccolo può pensare.
E i grandi invece non si ricordano niente”
Mattia (9 anni)

- “Che schifo” [guardando un verme]
- “Perché che schifo?”
- “Perché è nero”
- “No perché è nero, ma solo perché non lo conosci”
Conversazione fra bambini di V elementare con i quali durante tutto l’anno abbiamo fatto l’esperienza dell’orto comune, sviluppando il progetto “La mia maestra si chiama Natura”

“Lei è stata molto brava.
Ha spiegato con semplicità un argomento quasi come se fosse magico.
Noi ormai non diamo più molto conto alla lettura e ai libri ma lei potrà cambiare questa cosa.”
Questo il testo di un biglietto strappato dalla sua agendina e messo nelle mie mani da
una bambina di una classe di V elementare di una scuola dell’altra parte della città, dopo una mattinata di visita in Biblioteca.

“Questo viaggio inaspettato ci ha accompagnato verso un nuovo mondo bello, vero, particolare ed anche colorato, divertente e originale. Ci ha fatto crescere ed imparare…”
Da una poesia scritta da
una classe di IV liceo dopo alcuni mesi di alternanza scuola-lavoro.

“Siamo davvero grate per averci dato la possibilità di fare questa straordinaria esperienza, riempiendoci il cuore di emozioni profonde e dandoci un’ulteriore spinta a migliorarci sempre di più…”
Le parole di un
insegnante che ha lavorato con noi [moltissimi percorsi infatti sono stati sviluppati in orari curriculari].

Potrei continuare per tante pagine ma ho voluto riportare solo alcune frasi che immettono subito nel clima (il buon odore, simbolo ancestrale), e poi l’incredulità che un posto così potesse non essere esistito sempre, e poi le emozioni profonde dei bambini a cui prestare ascolto quando espresse, e attenzione e osservazione quando restano inespresse.

I pensieri dei bambini, qua riportati su pace, diversità e distrazione degli adulti, e poi gli incontri fra bambini ed adolescenti, l’emozione del fare insieme e riuscire ad ottenere risultati inimmaginabili elevando le proprie capacità, il racconto rivoluzionario.

La responsabilità di rendere ogni ingresso in biblioteca un incontro da ricordare, qualcosa che, per la magia del luogo e delle persone può lasciare il segno come scrive la bambina a nome della classe, le ragazze liceali e le insegnanti.

E ancora… la possibilità che le straniere e gli stranieri potessero sentire la Biblioteca come un posto aperto, da potere frequentare senza filtri, potessero trovare libri del loro paese, un servizio internet, la possibilità di scambi, letteratura e conoscenze.

La Biblioteca Le Balate ha avuto ancora un’attenzione, a diversi livelli, da incontri nazionali e regionali fino a conversazioni trasversali per età, livello scolastico e sociale, relativamente a tutti i temi più importanti, sintetizzati nel ben-vivere di Edgar Morin: arte in senso estensivo, natura, responsabilità, cittadinanza attiva, cibo dell’uomo, povertà ecc. Ancora eventi musicali.

Sono convinta con Deborah Meier che
“per fare funzionare una istituzione in situazioni difficili sono necessarie prima di tutto non regole e doti astratte, ma persone concrete capaci di determinazione, tenacia, umorismo, gusto della scoperta, impegno, competenza, volontà di imparare. Persone capaci di muoversi controcorrente e anche di cambiare le istituzioni entro le quali operano”.
Così Deborah Meier pretese ed ottenne di potere scegliere le operatrici e gli operatori per organizzare la Central Park East School.

La Biblioteca Le Balate con le sue operatrici è stato un luogo bello, aperto, dove sono stati rotti tutti gli schemi di una Biblioteca intesa come luogo di conservazione di libri e prestito per essere come dice Antonella Agnoli “una piazza dei saperi”, capace di accogliere ed elaborare e tradurre in azioni le istanze che venivano dal territorio, ma anche dal mondo, unica a Palermo, ma con il desiderio di lavorare con il Comune per trasformare in luoghi simili tutte le biblioteche periferiche.

Le Balate è stata inaugurata l’8 marzo 2007, naturalmente la data non è stata casuale, dopo sei mesi di lavoro e preparazione a cominciare da settembre 2006, e questa straordinaria avventura si è chiusa il giorno 2 ottobre 2016 con la chiusura di un ultimo progetto sviluppato da marzo con il Comune di Palermo.

Che cosa è successo?

La Biblioteca è ancora apparentemente aperta, dal 20 ottobre, solo per poche ore, in alcuni giorni della settimana. Nei nove anni e mezzo passati era stata aperta per più di 24 ore settimanali in un continuo avvicendarsi di incontri, attività con le scuole, iniziative, presenze italiane e straniere.

In giugno, un gruppo di giovani catechisti, capitanati dal Parroco che aveva in custodia, per conto della Curia, la Biblioteca che è situata presso la Chiesa dell’Annunziata alle Balate, e da un altro signore vicino alla Parrocchia, con una modalità molto dubbia sulla correttezza procedurale, tanto che ci sono due verbali assembleari non firmati correttamente, è riuscito ad avere la maggioranza in assemblea ed ad escludere dal direttivo tutte le persone che avevano creato, lavorato e permesso che la Biblioteca Le Balate fosse il luogo straordinario che era stato fino ad allora.

Fatto non irrilevante, queste persone, che si sono auto-elette alla direzione dell’Associazione, Parroco e catechisti, mettevano piede in Biblioteca per la prima o seconda volta, non erano mai venuti né come utenti né avevano frequentato alcun corso di formazione per diventare operatori.

Gli obiettivi della conquista con carro armato della Biblioteca sono rimasti oscuri, ma, in maniera evidente non c’entrano niente con una biblioteca come Le Balate in cui il libro è quel meraviglioso strumento, che usato in maniera sapiente, apre un mondo ai bambini ed agli adolescenti, e la biblioteca è un luogo bello per vivere e sognare.

La demolizione è stata rapida, l’aspetto del luogo da caldo e accogliente è diventato squallido e insignificante, nessuna richiesta per capire che cosa c’è dentro ed a che cosa serve, nessuna conoscenza dei libri, soltanto qualche azione rozza e arrogante rivolta contro le operatrici.

In questi anni è stato scelto e accumulato un patrimonio librario di valore, nella migliore delle ipotesi i libri serviranno da soprammobili.

Ecco la disinvolta illegalità diffusa di cui parlava Umberto Eco, ecco la distruzione di opere belle ed efficaci (i bambini passati dalla Biblioteca si iscrivono al liceo e prima non avveniva) in nome di procedure furbastre e imbroglione piegate ad interessi inconfessabili come dice Stefano Rodotà.

Abbiamo avuto più di 2000 firme su un appello rivolto all’Arcivescovo, affinché avocando alla Curia, che ne è proprietaria, la struttura, si potesse riprendere un cammino di cultura e di solidarietà efficace, ma non c’è stata nessuna risposta positiva da parte del Vescovo. Centinaia di commenti di incredulità per l’avvenuto, e di stima e apprezzamento per le attività della Biblioteca Le Balate, da Palermo, dalla Sicilia, da tante parti d’Italia, dall’estero.

Mi chiedo: è possibile che ci sia un disinteresse assoluto da parte dell’Arcivescovo per un presidio speciale sul territorio, che ha sviluppato capacità inusitate per entrare in relazione con bambini e ragazzi a cominciare dai meno fortunati, per parlare con scuole e insegnanti e spingere verso una scuola più inclusiva per metodi e relazioni, in una città in cui la dispersione scolastica è ancora alta?

È indifferente che ci sia un presidio che parla a genitori disperati, cercando di spostare il progetto di vita dei figli verso una competenza e un lavoro dignitoso lontano dall’illegalità?

È indifferente che a Palermo ci siano esempi di strutture di base aperte dove chiunque, senza filtri, può trovare ascolto ed avere scambi per migliorare la sua cittadinanza? Così come dicono le centinaia di messaggi allegati alle firme di sostegno all’appello.

L’Arcivescovo, che non conosce Palermo, ha letto e preso in considerazione l’esperienza di tanti cittadini che gli chiedono soltanto di essere portatore di giustizia sociale che addirittura è già stata preparata da altri ed offerta?

E il sindaco, che è il garante dei diritti dei bambini, non ha saputo trovare nessuna parola per dire all’Arcivescovo “Mettiamoci insieme e rispettiamo il diritto dei bambini ad avere opportunità. Il lavoro della Biblioteca in questi anni è stato prezioso. Non deve cambiare”.

Hanno fatto scrivere che i nuovi arrivati sono giovani e che quindi sicuramente porteranno un cambiamento innovativo.

Io sono fiera di essere vecchia, mi sono impegnata e divertita a creare nella città di Palermo strutture nuove creative ed efficaci per fornire opportunità inedite su cui ciascuno potesse costruire i suoi saperi, dall’insegnamento universitario ad un modo di essere medico in ospedale, alla creazione del distretto socio-sanitario sperimentale e della Biblioteca le Balate.

So che per moltissime/i il lavoro fatto insieme è stato bello, come per me, e ci ha cambiato ed arricchito reciprocamente, ma penso anche che l’arroganza, la prevaricazione e gli obiettivi oscuri non siano innovativi ma molto conosciuti e vecchi e non hanno portato mai niente di buono, ovunque ed in particolar modo in questa città.

Sono profondamente addolorata che siano giovani a praticarli con spavalderia.

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