Alice che curiosa dietro una tenda
By Lewis Carroll — pdf from gasl.org, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1491642

WordPress e civic hacking: un salto nella tana del Bianconiglio

ErikaMarconato
CivicHackingIT
Published in
8 min readNov 2, 2019

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A ottobre 2019, 11 e 12 per essere precisi, io e Matteo Brunati abbiamo partecipato al WordCamp di Verona. Dopo l’esperienza di Torino, abbiamo deciso di fare un incontro insieme per raccontare alcune cose che si possono fare grazie a WordPress, al di là di creare uno spazio web per le realtà “meritevoli” (come fanno durante gli hackathon di do_action di cui abbiamo parlato in una vecchia newsletter).

Il titolo è un po’ criptico, quindi copio qui la presentazione che abbiamo mandato all’organizzazione.

Wikipedia ci informa che WordPress è “una piattaforma software di ‘blog’ e content management system open source ovvero un programma che, girando lato server, consente la creazione e distribuzione di un sito Internet formato da contenuti testuali o multimediali, facilmente gestibili e aggiornabili in maniera dinamica”. Testi, parole, storie.

E se ti dicessimo che è anche uno strumento per generare dati?
Ma anche uno strumento d’identità territoriale?
E, perfino, la cassetta degli attrezzi per sperimentare con la cittadinanza attiva digitale?

A partire da alcune esperienze di progettazione urbana partecipata e di civic hacking, ti accompagneremo in un mondo fatto di Open Data — o dati aperti, di dati generati dai cittadini, di comunità monitoranti e appena un po’ di Open Government.

Seguici nella tana del Bianconiglio e scopriti Cappellaio Matto (che racconta storie e dà i numeri, insomma che gestisce i contenuti), ma anche Regina di cuori (che governa il Paese delle Meraviglie attraverso il codice).

Di seguito, ci sono i materiali che ho usato per la mia parte di presentazione e qualche accenno alle idee più tecniche di cui ha parlato Matteo (che, in ogni caso, ha pubblicato le sue riflessioni post-evento, se vuoi approfondire il suo punto di vista).

In calce, ho messo le fonti e una delle domande che ci sono state fatte dal vivo.

Noi siamo Erika e Matteo. Insieme abbiamo un progetto per raccontare il civic hacking in Italia, ma non è questa la cosa di cui parleremo oggi. Abbiamo deciso di parlarvi di WordPress (ovviamente) e di alcune cose un po’ bizzarre che abbiamo scoperto grazie al progetto che curiamo insieme.

Matteo, che vi parlerà delle cose un pochino più tecniche nella seconda parte, è la nostra Regina di cuori: è quello che governa il Paese delle Meraviglie grazie al codice, l’informatico insomma, anche se a lui l’etichetta va stretta.

Da brava umanista, io sarò il vostro Cappellaio Matto. Può sembrare che l’unica somiglianza sia il fatto di gradire il the, ma non è così. Il Cappellaio, nella storia di Alice, è quello che fa domande scomode, osservazioni ovvie e che si agita da matti quando non ha le risposte, tipo quando lo chiamano a testimoniare nel processo di Alice. Il Cappellaio è anche quello che usa le parole: ci gioca, crea indovinelli, racconta storie. Ecco, attraverso alcune delle parole di oggi, speriamo di farvi fare un salto nella tana del Bianconiglio piena di sorpese che è WordPress.

Un’altra cosa che ho in comune con il nostro Cappellaio è che non mi faccio troppe domande sugli strumenti che uso.

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Ad esempio, WordPress è il motore del mio piccolo spazio online, ma non so bene cosa dovrebbe fare, a livello formale. Quindi? Wikipedia! La definizione — almeno la prima parte — la potete leggere con me:

WordPress è una piattaforma software di “blog” e content management system (CMS) open source

Continua parlando di server, sito internet, facilità di modifica, tutte cose che amiamo e usiamo abitualmente del CMS. Io volevo sottolineare due cose. L’aspetto Open Source, cioè che ognuno ci può mettere le mani (quello che abbiamo fatto ieri durante il Contributor day) e un elemento che nella definizione non c’è. Quando parliamo di WordPress, parliamo di uno STRUMENTO: una cosa che ha come scopo il fatto di abilitarci a fare altre cose — che abbiamo scoperto essere molte di più di quanto non dica la definizione.

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La prima osservazione ovvia che voglio fare oggi è che non tutti sanno cosa significa civic hacking, quindi vi rubo meno di un minuto per dirvi la definizione. Ce ne sono moltissime, ma quella che trovo più chiara l’ha scritta Alex Howard nel 2014:

il civic hacking è un approccio creativo e spesso legato alla tecnologia per risolvere problemi civici.

Anche se non sembra, nella slide, che è la definizione che usiamo noi, di diverso c’è solo un’idea di cosa vuol dire creativo (trovare nessi nuovi tra cose note) e i dati. Dato che il minuto è passato, torniamo a WordPress. Se vi state chiedendo cosa c’entri con il civic hacking, siete un po’ Cappellaio anche voi.

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Prima di un altro WordCamp mi sono fatta la stessa domanda. Google mi ha prontamente indicato loro: do_action organizza degli hackathon a livello locale per creare dei siti web per associazioni e ONG selezionate che lavorano nel sociale. Di fatto, mettono insieme per una giornata vari personaggi che girano attorno alla comunità locale di WordPress (programmatori, tester, blogger, designer, gente che si occupa di user experience) e cercano di creare quanti più siti web riescono. I prossimi appuntamenti sono a Mumbai, Montreal e Beirut.

Come i MeetUp e i WordCamp, ogni iniziativa ha le sue caratteristiche, ma fanno tutte quello che tendiamo a fare anche noi quando ci imbattiamo in una realtà interessante: che siano Cappellai — tipo me — o Regine di cuori — tipo Matteo — o Alici che rincorrono Bianconigli la prima reazione è sempre la stessa: spè che ti aiuto con il sito così puoi raccontare quello che fai.

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E se oltre a fornire un sito per fare blogging, potessimo fare di più per la presenza online delle iniziative che ci interessano? Lo so che la definizione dice che WordPress è per i contenuti scritti, ma dice anche altro. Le lettere magiche sono CMS, content management system, e quando si parla di contenuti ci si può davvero sbizzarrire. Ad esempio, un gruppo di programmatori americani ha creato govpress, un tema pensato per facilitare la comunicazione di piccole municipalità e organizzazioni che si occupano di cose civiche. Lascerò a Matteo le cose tecniche e, come Alice, avrete tempo di fare domande alla fine, per ora scendete un pochino più a fondo nella tana del Bianconiglio.

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Una cosa che abbiamo scoperto in questo viaggio tra civic hacking e WordPress è che WordPress è uno strumento perfetto per generare dati. Non parlo solo della sequenza di bit che si crea con i testi che inseriamo nei nostri blog. Parlo proprio di mattoni grezzi per fare elaborazioni e visualizzazioni (anche queste facili da fare nell’ambiente WordPress grazie a dei plugin).

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La prima cosa che si può fare nella tana del Bianconiglio è sfruttare i contenuti creati dagli utenti. A questo proposito vi voglio parlare di MappiNa, un progetto di mappatura collaborativa alternativa partito dalla città di Napoli. Dato che il civic hacking parte da problemi concreti, qual era il problema di chi ha fondato MappiNa? Che la rappresentazione di Napoli è sempre troppo legata a pizza e mandolino. Sfruttando WordPress hanno creato una rappresentazione multiautoriale della città: gli utenti fotografano quello che loro vedono o sentono della città — street art, suoni, eventi — raccontandola in modo diverso. Ad oggi, MappiNa ha abbandonato WordPress e si è espansa ad altre città del mondo, ma se sono partiti da lì, anche voi potete pensare a come integrare i dati prodotti dagli utenti dei vostri siti.

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Un altro modo per generare dati è via API, non solo dentro WordPress. Le API sono state definite un “contratto” tra server e client che assicura che a domanda precisa corrisponda risposta precisa. In altre parole, un automatismo.

A Matteo lascio le cose tecniche. Qui vi racconto dell’esperienza di Cesare Gerbino che da anni sta facendo esperimenti con i dati geografici, per capirsi, coordinate, numeri civici e mappe. Lo scorso anno ha creato Open Pronto Soccorsi, un esperimento per sapere quali sono i tempi di attesa dei Pronto Soccorsi. Cesare ha integrato alcuni dati disponibili in Open Data e altri prodotti da OpenStreetMap, dopodiché ha creato una serie di contratti per far sì che i tempi di attesa si possano consultare via web o via Telegram. Anche per WordPress esistono una serie di API, alcune parecchio complesse, altre molto meno e magari possono essere la soluzione anche per le associazioni di cui sopra.

Adesso che vi ho spaventati con una cosa tecnica, vi lascio a Matteo che vi porterà un po' più a fondo nella tana del Bianconiglio, raccontandoci di WordPress come strumento di identità territoriale, come strumento per mettere insieme cose diverse e come strumento per creare relazioni.

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Cose che ho citato:

La domanda

Molti in sala avevano sentito nominare gli Open Data. Alcuni sono rimasti delusi dal fatto che non abbiamo concentrato la nostra presentazione sulle Amministrazioni Pubbliche. Una partecipante ci ha chiesto se per fare civic hacking è necessario coinvolgere suddette Amministrazioni.

La mia risposta è che non è necessario, anzi molte volte è proprio da evitare. Per come la vedo io, ognuno di noi ha risorse ed energie limitate e deve decidere dove investirle. Se si ha la fortuna di avere un dialogo con un ente pubblico che già si vede come piattaforma (ti rimando a un altro post che ho scritto con Matteo Brunati per capire cosa vuol dire), allora la ricerca di collaborazione è un elemento di forza, altrimenti si sprecano energie inutilmente.

In un documentario — di cui non ricordo il titolo purtroppo — ho visto un’intervista a una delle prime donne che hanno aperto un centro antiviolenza nel Regno Unito. Una delle cose che mi sono rimaste più impresse è che lei raccontava di come le istituzioni con cui si confrontava l’avessero seppellita in un mare di burocrazia (quindi lei aveva hackerato il processo: intanto era partita con le stanze libere che aveva a casa sua e un po’ alla volta aveva sistemato le carte — in un processo diventato via via più semplice — ma, nel frattempo le persone vittime di violenza avevano un posto dove stare).

Trasportare quell’esperienza nell’ambito del civic hacking significa rendersi conto che ci sono moltissime resistenze al cambiamento e che la macchina pubblica è un pachiderma lento e piantato: a meno che non sia già in movimento è inutile litigarci. Con questo non voglio dire che gli amministratori sono tutti pigri e con poca voglia di lavorare: c’è un sacco di gente preparata e volenterosa negli uffici pubblici!

Il post di Matteo

Continua la lettura e la riflessione con il post di Matteo.

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ErikaMarconato
CivicHackingIT

#CivicHackingIT e #scrivo. Leggo molto, a volte troppo. Sto cercando di capire il legame tra #opensource e cultura. Di #opendata parlo su @spaghetti_folks.