Come Comunicare Online un Museo

5 modelli di comunicazione che funzionano

Alessandro Valenzano
Comunicazione Museale Online
6 min readApr 20, 2017

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Joshua Earle/Unsplash

Questo articolo ha come unico obiettivo quello di indicare, a chi si occupa di comunicazione digitale nei musei, alcuni esempi di modelli virtuosi già utilizzati da altri musei europei e statunitensi.
Noto sempre più spesso che i musei non sanno relazionarsi online con il loro pubblico e questo contribuisce, nella testa delle persone, a identificare il museo come luogo elitario e noioso.
Alcuni musei italiani hanno un modo di comunicare anonimo, altri invece molto accademico (quindi come dire inutile per la maggior parte dei potenziali visitatori). In entrambi i casi la comunicazione è controproducente e allontana il pubblico, anziché avvicinarlo.
I cinque modelli di comunicazione che sto per illustrarti possono contribuire a creare nell’immaginario collettivo una nuova immagine di museo: quella di luogo utile, formativo e accessibile a tutti.

Ogni museo ha una storia da raccontare, ha delle peculiarità. Tutti però hanno la necessità di comunicare in modo chiaro ed efficace, soprattutto online, e aumentare la propria visibilità per restare a galla.

Questa visibilità online è raggiungibile solo se il museo saprà dimostrarsi utile, formativo e accessibile a tutti.

Perché? Perché nel lungo periodo un museo che non si dimostra utile alla collettività e accessibile è destinato a chiudere o a diventare talmente anonimo da risultare insignificante.

Ho notato che alcuni grandi musei in Europa e negli USA, hanno adottato alcune strategie di comunicazione digitale che personalmente reputo molto efficaci. Molti erano musei già noti, che nonostante ciò hanno deciso di innovare, rendersi utili e avvicinarsi al pubblico con semplicità.

Non occorrono budget astronomici, se è quello a cui stai pensando. Basta organizzare una strategia seria e conoscere gli strumenti digitali.

5 modelli di comunicazione online per musei

1 - Collezioni di immagini tematiche e interattive

In cosa consiste

Alcuni grandi musei danno la possibilità agli utenti di registrarsi (gratuitamente) all’area riservata. Dopo aver effettuato il login l’utente entra in uno spazio virtuale simile a quello di un social network. Un luogo di interazione dove gli utenti possono creare collezioni digitali con le immagini delle opere contenute nel museo.

Non tutti i musei hanno però la possibilità (o le capacità) di creare aree riservate nei propri siti web. Non è naturalmente una cosa che si può improvvisare, ci vuole l’aiuto di una persona competente nel settore. Uno sviluppatore o un web master, ad esempio.

Alcuni musei per superare questo ostacolo si sono affidati a social network che permettono la creazione di collezioni di immagini, come Pinterest.

Chi usa questa strategia

2 - Fruizione libera delle immagini delle opere d’arte

In cosa consiste

La fruizione libera delle immagini dovrebbe essere prerogativa di tutti i musei. Oggi più che mai si possono (si devono!) abbattere le barriere geografiche e permettere a chiunque di poter reperire online tutte le immagini di cui ha bisogno, anche a chilometri di distanza.

In Italia purtroppo la maggior parte dei musei non dà libero accesso alle immagini delle opere d’arte. Spesso le immagini sono viste come piccoli tesoretti da custodire e spremere per realizzare contenuti esclusivi.

Rendere le immagini fruibili significa dare a tutti il libero accesso, senza scartoffie da compilare o lunghe email, con giustificate punto per punto le motivazioni della richiesta e ossequi finali.

Per garantire la protezione del copyright o specificare i limiti (se ci sono) dell’uso delle immagini, alcuni musei hanno fatto riferimento alle note licenze Creative Commons.

Questi musei all’interno dei proprio siti web hanno creato aree ad accesso libero o comunque gratuito, dove in pochi click puoi scaricare la tua foto e farne ciò che vuoi. Di solito l’unica restrizione è lo scopo commerciale.

Chi usa questa strategia

Qui trovi altri esempi >>

3 - Contenuti formativi “immagine+testo”

In cosa consiste

Ci sono alcuni musei che creano post scritti davvero ben curati.

La comunicazione online avviene su vari livelli, a seconda del target di riferimento, ma sarai d’accordo con me che i non addetti ai lavori sono un numero maggiore rispetto ai tecnici di settore. Questo l’hanno capito alcuni dei più importanti musei del mondo e per questo hanno deciso di scrivere sui social in modo semplice. Il fine è quello di educare il lettore con contenuti dal linguaggio chiaro, colloquiale, ma assolutamente mai banale, e alla portata di tutti.

Le immagini che affiancano i testi vengono raccontate e non spiegate in modo tedioso.

Instagram è il social più usato per questo tipo di comunicazione. Ovvio che ogni museo ha un suo stile, che va da una comunicazione molto divulgativa e coinvolgente (Rijksmuseum), a una molto tecnica al limite con l’accademico (Galleria degli Uffizi).

Ecco un esempio di contenuto formativo “immagine+testo” dal linguaggio semplice, che aiuta a comprendere l’opera d’arte con una spiegazione alla portata di tutti.

Chi usa questa strategia in modo ottimale

4 - Biblioteche digitali aperte

In cosa consiste

Se un museo vuole rendersi utile per la società, deve imparare a divulgare. Anche prima della visita e anche in forma gratuita. Altrimenti online non emergerà mai.

L’utilità a mio avviso è la caratteristica che porta un lettore a diventare fan.

Ho da poco lanciato il progetto “Fonti Storiche Online” e tempo fa ne avevo lanciato un altro “Storia del commercio”. Entrambi molto divulgativi, creati con l’intento di aiutare chi ha bisogno di trovare online particolari risorse digitali.

In brevissimo tempo ho notato che i contenuti sono stati molto apprezzati sia dagli addetti ai lavori, sia dai semplici appassionati. Molti addirittura mi hanno scritto chiedendomi ulteriori consigli e un aiuto maggiore.

Immagina se ogni museo riuscisse ad aiutare le persone che cercano informazioni sugli argomenti trattati, o sulle opere esposte.

Alcuni musei, ponendosi questo obiettivo, hanno creato nel proprio sito web delle aree dove chiunque può accedere ad articoli scientifici o alla consultazione online delle fonti storiche (come i manoscritti medievali). Delle piccole biblioteche digitali interne ad accesso libero.

In Italia, invece, moltissimi musei e molte aree archeologiche non hanno nemmeno un sito web ufficiale.

Chi usa questa strategia

Quali sono i vantaggi per il pubblico che fruisce questi contenuti online

L’addetto ai lavori (il ricercatore, lo studente, il docente) vede queste strategie di comunicazione come un’opportunità. Gli viene offerto un grosso aiuto nella ricezione di materiale utile alle sue ricerche. Materiale che può comodamente scaricare o consultare per ampliare e approfondire i propri studi. Vedrà il museo come un luogo estremamente utile.

Il non addetto ai lavori (l’appassionato, la famiglia, il bambino) ha l’opportunità di capire cosa custodisce il museo; di interagire e prendere confidenza con le opere esposte; di porsi alcune domande (che potranno trovare una risposta visitando il museo di persona); di giocare, esplorare, sviluppare curiosità e creatività. Vedrà il museo come un luogo interessante e divertente.

Quali sono i vantaggi per il museo che usa queste strategie di comunicazione online

Il museo ci guadagna in visibilità e reputazione. E online senza queste due componenti non vai da nessuna parte.

Il museo che riuscirà a educare e rendersi utile con leggerezza e semplicità, saprà mettersi sulla strada giusta per aumentare il proprio pubblico di lettori e di visitatori.

Creare contenuti utili, autorevoli e affidabili significa generare traffico e interazioni. Più l’immagine del museo crescerà, più aumenterà nelle persone la voglia di visitarlo dal vivo e seguire i suoi aggiornamenti. Si sentiranno parte del progetto.

Molti gestori di piccoli musei e aree archeologiche spesso mi scrivono nelle pagine facebook che gestisco, per chiedermi di pubblicare nella home la locandina di un loro evento. E io mi chiedo: perché le persone dovrebbero andare a quell’evento, se non sanno assolutamente nulla del museo o degli argomenti di cui si parlerà?

Se il museo vuol tornare a essere un punto fermo nel percorso di formazione delle persone, un terzo luogo tra la scuola e la casa, allora chi si occupa della comunicazione online deve iniziare a formare il proprio pubblico con contenuti digitali gratuiti di reale valore educativo. Lasciando da parte l’autocelebrazione.

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Alessandro Valenzano
Comunicazione Museale Online

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