Il fenomeno del bradisismo nei Campi Flegrei

A cura della Classe 4BP

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Nel corso del 2023 si è spesso parlato del fenomeno del bradisismo che affligge la zona dei Campi Flegrei situata ad ovest della città di Napoli e a sua volta densamente popolata. È proprio l’elevata densità abitativa e l’esposizione di decine di migliaia di persone a tale fenomeno a destare preoccupazione. Vediamo di cosa si tratta.

Il bradisismo è un movimento verticale del terreno, diverso dal lento movimento locale della crosta terrestre. Le cause del fenomeno non sono completamente chiare, e le spiegazioni sono varie. Una teoria antica menzionava onde magmatiche che causano innalzamenti e abbassamenti periodici della crosta terrestre.

Perimetro dell’area dei Campi Flegrei interessata dal bradisismo che corrisponde alla caldera e, in sovrapposizione, il perimetro della città di Napoli (situata tra le due strutture vulcaniche Campi Flegrei — Vesuvio) — https://www.distar.unina.it/it/vulcani-napoletani/campi-flegrei

Il fenomeno del bradisismo nella zona dei Campi Flegrei è stato oggetto di diverse interpretazioni da parte degli studiosi. Molte persone attribuiscono il movimento del suolo a un presunto corpo magmatico in profondità, ma recentemente alcuni scienziati hanno affermato che è la pressione dei vapori, non il magma, ad essere il meccanismo chiave. Dal 2010 è partito un progetto di perforazione della caldera dei Campi Flegrei per far luce su questo tipo di vulcano, definito da alcuni “supervulcano”, e sulla sua storia eruttiva.

Schema del pozzo (Pozzo CFDPP) da realizzare nell’ambito del Deep Drilling Project, coordinato dall’INGV, varato nel 2010 per acquisire una conoscenza dettagliata della struttura della caldera flegrea anche per la sicurezza del mezzo milione di abitanti dell’area.

La subsidenza nell’area flegrea iniziata dopo l’eruzione del 1538, che portò alla nascita del piccolo cono noto come Monte Nuovo, è proseguita fino al 1950 con uno sprofondamento di quasi 2cm/anno.

Nel contesto dei Campi Flegrei, il Monte Nuovo è attualmente quiescente, ma il fenomeno del bradisismo rimane, causando variazioni nel livello del mare. La zona dal 1950 in poi ha sperimentato crisi di sollevamento accompagnate da terremoti, dal 1950 al 1985 si è innalzata di circa quattro metri. È seguita una nuova fase di subsidenza (abbassamento) che lentamente si è fermata.

A partire dal 2005 si è avuto un nuovo sollevamento che ad oggi, dopo 18 anni, ha generato un innalzamento del suolo di circa 113 centimetri, con una media che al momento è di circa 15 millimetri al mese (durante la crisi del 1983–84 il suolo si sollevò di 108 centimetri in 2 anni).

Studi recenti hanno identificato due fonti magmatiche principali a diverse profondità, una fra 12 e 16 km e l’altra a 8 km, quest’ultima sembrerebbe la causa del bradisismo degli anni ’80 e dell’attuale crisi.

Gli studi recenti hanno però confermato che sono i fluidi, non direttamente il magma, a causare i fenomeni più superficiali e questo allontana il pericolo di eruzioni imminenti.

Nel mese di ottobre 2023, sono stati registrati 553 terremoti con una magnitudo massima di 4.0. Le reti di monitoraggio confermano un sollevamento centrato nell’area di Pozzuoli con una velocità media di circa 15±3 mm/mese da gennaio 2023.

Nelle aree di Pisciarelli e Solfatara i valori massimi della temperatura superficiale mostrano una lieve tendenza all’aumento, sono confermati i trend pluriennali di riscaldamento e pressurizzazione del sistema idrotermale. Il flusso di CO2 dal suolo nell’area della Solfatara ha valori comparabili a quelli che si ritrovano nei vulcani attivi a degassamento persistente.

La dinamica dei Campi Flegrei è tenuta sotto osservazione dalle reti di monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano, in stretto contatto con il Dipartimento della Protezione Civile che per ora individua un colore “giallo”, per l’allerta, in una scala che dal verde, attraverso il giallo e l’arancione arriva al rosso [1].

Risultati dell’elaborazione denominata ShakeMap per la stima dei parametri di scuotimento del suolo sulla base dei dati registrati dai sismometri, le mappe di scuotimento — ShakeMap — sono calcolate solo a fini di ricerca e danno esclusivamente stime indicative dello scuotimento prodotto dal terremoto. Sono calcolate automaticamente dai dati strumentali registrati dalle stazioni sismiche ed aggiornate man mano che nuovi dati diventano disponibili (https://terremoti.ingv.it/event/36365741).

Ciò non toglie che la popolazione viva un forte disagio dovuto alle frequenti scosse che danneggiano un patrimonio edilizio povero e che sicuramente non è realizzato con i moderni criteri antisismici.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO VULCANICO NEI CAMPI FLEGREI

La valutazione del rischio vulcanico nei Campi Flegrei è basata sullo studio dell’attività recente. In base ai dati dei geologi e geofisici sono state identificate due aree con ampia probabilità di nuove bocche eruttive. L’area con più alta probabilità è quella sul versante est della solfatara. Il problema più rilevante è quello di determinare il carattere di una possibile eruzione, e come essa potrebbe evolversi nel tempo. L’unico modo per risolvere questo problema è studiare il carattere delle eruzioni avvenute in queste aree e immaginare che le nuove possano avvenire con le stesse modalità. Un vulcano è un sistema in evoluzione e ogni eruzione produce una perturbazione nel sistema il cui effetto è difficilmente valutabile. Le eruzioni che avvengono principalmente sul versante est dei Campi Flegrei sono molto energetiche. Per questo si pensa che nell’area intorno alla solfatara la massima eruzione che possa esservi è un’eruzione pliniana come quella di Astroni o di Monte Spina. Gli eventi con la più alta pericolosità per l’umanità sono i flussi piroclastici e i base surge per la loro elevata mobilità e temperatura.

Immagine di una colonna eruttiva alla base della quale si riconoscono flussi piroclastici e base surge caratterizzati da elevata temperatura e mobilità.

Nel caso dei Campi Flegrei l’area decisamente di maggior rischio è quella della conca di Agnano. Qualora l’energia di propagazione fosse sufficiente, una volta superata la barriera del Monte Sant’Angelo non vi sarebbe alcuna protezione per l’area urbanizzata. In generale durante eruzioni pliniane di media energia, le aree di distruzione totale raggiungono una distanza di circa 9 km dal centro eruttivo. Invece per quanto riguarda i Campi Flegrei le aree ad alta probabilità di sopravvivenza sono a distanze maggiori di 5 km dal centro eruttivo. La caduta di pomici, ceneri e proiettili vulcanici di un’eruzione esplosiva provoca gravi danni per quanto riguarda la perdita di vite umane a distanze maggiori di 1–2 km dal centro eruttivo. L’aria satura di cenere può però provocare difficoltà respiratorie, rilevanti invece possono essere i danni agli edifici ed all’agricoltura. Lo spessore dei prodotti varia da vari metri in prossimità del cratere a pochi centimetri a distanza di decine di km. I danni prodotti possono essere ridotti solo se vengono prese le giuste contromisure. L’accumulo di prodotti sui pendii può provocare la formazione di valanghe di fango anche a grande distanza dal centro eruttivo. Per esempio, un’eruzione di tipo pliniana nell’area della solfatara potrebbe depositare una quantità rilevante di cenere su Napoli a causa della direzione dei venti. Per esempio, nel caso si verificasse un’eruzione esplosiva di bassa energia potrebbero essere depositati sulla città di Napoli prodotti con uno spessore di circa 20 cm per una massa totale di 7,2 milioni di tonnellate di depositi.

Con la capacità di smaltimento ordinario di rifiuti di Napoli che è dell’ordine delle 1000 tonnellate al giorno il problema potrebbe essere risolto solo con l’intervento della popolazione in diversi giorni.

Note

[1] I livelli di allerta per i Campi Flegrei descrivono lo stato di attività del vulcano e scandiscono il tempo che precede una possibile ripresa dell’attività eruttiva. Il passaggio da un livello di allerta al successivo è stabilito sulla base delle variazioni dei parametri monitorati e di eventuali fenomeni in corso. I livelli di allerta sono quattro:

  • livello verde
  • livello giallo
  • livello arancione
  • livello rosso

Ogni mese, di norma, il Dipartimento della Protezione Civile organizza una videoconferenza con i Centri di Competenza preposti all’attività di monitoraggio e la Regione Campania per analizzare le fenomenologie in atto e valutare la pericolosità vulcanica. Agli esiti delle videoconferenze vengono dichiarati i livelli di allerta.

Bibliografia

“Un’introduzione alla Vulcanologia” di M. Cortini, R. Scandone — Liguori Editore

“Luce dentro il Vulcano” di G. De Natale, C. Troise, P. De Natale e E. Boschi — Le Scienze (gennaio 2008)

“Nella caldera dei Campi Flegrei” di G. De Natale, C. Troise, R. Somma e R. Moretti — Le Scienze (maggio 2017)

“Campi Flegrei il nostro supervulcano” di M. Tozzi — National Geographic Italia (marzo 2023)

Sitografia

https://www.distar.unina.it/it/vulcani-napoletani/campi-flegrei

https://www.ov.ingv.it/index.php/flegrei-stato-attuale

https://medium.com/cyber-scuola/supervulcani-i-campi-flegrei-720e2f1512b

https://www.geopop.it/campi-flegrei/

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