Cosa non funziona — The Wonderful 101

Cento ragioni per non giocarlo, la centounesima sei tu.

Mattia “Harlequin” Mangano
Frequenza Critica
8 min readMay 22, 2020

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In questo momento tantissimi sono in attesa dell’imminente rilascio di The Wonderful 101: Remastered, risultato di una campagna Kickstarter di grande successo e della fama ottenuta dal titolo nel corso degli anni. Il gioco targato Platinum Games infatti fu uno dei fiori all'occhiello della WiiU, affascinando e convincendo tanti appassionati e lasciandone un’altra moltitudine con l’acquolina in bocca, impossibilitati a goderne proprio a causa dello scarsissimo successo della console Nintendo.

The Wonderful 101 s’è quindi costruito attorno un’aura di assoluto rilievo, confermata dalla velocità con cui il goal del crowdfunding è stato sbriciolato, e non certo grazie al simpatico bonus offerto: avere l’onore di farsi bloccare su Twitter dal director Hideki Kamiya, un bene così svalutato che a confronto avere Avellone come consulente alla scrittura pare una rarità.

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Insomma, arriviamo al punto: presto un sacco di gente metterà finalmente le mani su The Wonderful 101, dopo un’attesa durata anni. Io, uno di quelli che la WiiU hanno avuto il coraggio di comprarla e quindi ho già finito il gioco da un pezzo, sono lo stronzo che vi smonterà un po’ l’hype, soprattutto se siete giocatori invasati come si deve e quindi quando si parla di stylish action by Platinum pensate a una piramide di livelli di difficoltà crescenti e alla rincorsa ai migliori punteggi di fine missione (come non manca di spiegarci il nostro esperto Master Hayabusa).

Sì, parlo di stylish action, nonostante nel gioco in questione si passi il tempo controllando contemporaneamente fino a cento piccoli ometti super deformed in lotta contro alieni ipertecnologici e altrettanto caricaturali. Infatti il nostro sciame è in fin dei conti una singola entità, i cui componenti sono pronti a fondersi in armi giganti per malmenare i malcapitati invasori. Un concept assolutamente intrigante e dal gran potenziale, che dà vita a tante chicche uniche, a partire proprio dall'input scelto per queste unioni: non si “impugna” un’arma premendo un tasto o passando dal menu, ma disegnando a schermo la sua forma stilizzata, riprendendo quanto Kamiya aveva già sperimentato in quel capolavoro di Okami. E per i possessori della versione Switch è possibile fare ciò in modo ancora più originale, ovvero attraverso il touchscreen. Ora, io ammirerò sempre i Platinum per essere stati tra i pochissimi a tentare di dare dignità alla firma e condanna della WiiU, quel paddone così superfluo e fuori luogo se non per giocare in qualità infima mentre siete in bagno (se il vostro water non è troppo lontano e lasciate la porta aperta). Ma è sempre stata una causa persa. Disegnare a mano libera è bellissimo, tuttavia la periferica resta suscettibile di imprecisioni varie, per non parlare del fastidio e della perdita di concentrazione che provoca spostare spesso gli occhi dal televisore al piccolo schermo portatile, soprattutto in un gioco non certo tranquillo.

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La spada è comoda da disegnare, basta una linea. In altri casi il sistema non è così affidabile.

Ma non c’è problema, si possono tracciare queste forme con la levetta analogica, giusto? Nì. L’input alternativo (e unico per le versioni non Nintendo) è sicuramente più funzionale e da sempre preferito da chi ha una certa confidenza col gioco, ma non è esente da problemi. Se in Okami quando si impugna il pennello il mondo di gioco viene momentaneamente messo in pausa, per essere liberi di disegnare su una tela bianca, in The Wonderful 101 la linea di omini che compongono la figura si concretizza effettivamente nell'ambiente del livello. Il che è un’altra gran bella trovata, dato che tutto è più coeso e i Centinels si possono sfruttare per interagire con l’ambiente senza soluzione di continuità, ad esempio creando ponti umani tra due palazzi o raccogliendo risorse lontane. Ma l’unica cosa che vi resterà impressa sul lungo periodo saranno le volte in cui la fila di eroi si schianta su un nemico che occupa mezzo schermo, finendo tutti KO, o quando preparate un’ultra-giga-spada per il colpo finale e il gioco deduce invece che volevate costruire una scala sulla parete del grattacielo a fianco. Senza farvi mancare i numerosi piccoli errori di tratto, o inconsistenze nel riconoscimento dei segni, che vi faranno ottenere uno strumento diverso dal desiderato.

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Il vostro più grande nemico? Una scala indesiderata nel momento sbagliato.

Tante fastidiose imprecisioni e macchinosità che mal si sposano con la natura tecnica e profonda del combat system. Infatti, come accennavo prima, nonostante la sua aria comica The Wonderful 101 vuole essere un gioco accessibile ma anche hardcore, come da tradizione Platinum. La gestione di cento personaggi viene sfruttata in più modi, ad esempio finché ne avremo parecchi a circondare l’attuale leader i colpi ricevuti non diminuiranno i nostri punti vita, ma verranno assorbiti da questa “armatura umana”, al prezzo di farne svenire una parte (che si riprenderà da sola dopo alcuni secondi o andrà “raccolta” passandoci sopra per accelerarne la guarigione). Oppure una porzione dei membri può essere impiegata per infastidire i nemici, aggrappandosi a loro. La grandezza e quindi la potenza delle unioni dipende da quanti eroi fondiamo assieme per costruirla, consumando però più stamina, senza la quale non si possono effettuare altre trasformazioni, nemmeno quelle di parata e schivata. Ogni arma ha spiccate caratteristiche e specifici casi d’uso, rendendole tutte uniche e necessarie a seconda del contesto. Gli scontri sono un valzer di mosse e contromosse per respingere adeguatamente gli attacchi nemici e rompere le loro difese, in una sorta di frenetica morra cinese glorificata.

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I nemici ricoperti di spine vanno prima spogliati con la frusta.

Unendo tutti questi e altri aspetti ne risulta un sistema per nulla banale, dove fare continuamente valutazioni sull'impiego delle limitate risorse per gestire i nemici nel modo più efficiente possibile, sempre pronti a individuare le loro debolezze. L’equilibrio tra stamina consumata, personaggi spesi nell'indebolimento avversario, eroi di riserva come scudo o per trasformazioni d’emergenza, e quelli occupati nel costituire i nostri attacchi, è ciò che detta il gameplay di The Wonderful 101. Ed è la descrizione di un sistema bellissimo. Purtroppo, tutta questa complessità mal si sposa con una gestione degli input così erratica, e non è questo un gioco che può permettersi certe carenze. Mi sento anche un po’ frignone a lamentarmi dell’interfaccia quando la sostanza alla base è così ricca, e infatti ai titoli di coda ci sono comunque arrivato con piacere… ma farmi altre tre o quattro partite, come con Devil May Cry 3 o Bayonetta 2? No grazie.

Questo anche perché, pure quando tutto funziona, non è che il gioco brilli tanto quanto ci si potrebbe aspettare. Sì, i nemici sono molto caratterizzati e unici tra loro, impedendo banali raffiche di attacchi rapidi per vincere, però una volta individuate in fretta le loro vulnerabilità non è che offrano molto altro: moveset semplici e ripetizione delle solite contromosse. Possiedono pure un quantitativo di punti vita non irrisorio, portando a dover riusare più volte le stesse procedure all'interno dello scontro. Non parliamo poi delle maledette tartarughe…

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Divertitevi a martellare ancora, ancora e ancora quel maledetto guscio.

Il parco mosse dei nostri stessi personaggi non è che sia granché elaborato. Scordatevi la varietà di stili, combo e mobilità dei migliori action Platinum, qui ogni arma ha una sua precisa utilità (potenza, raggio, rottura parate, eliminazione armatura, rallentamento, ecc) ma una volta creata l’apertura che ci serve tutte picchiano in maniera non troppo diversa dalle altre e riciclando la maggior parte dei colpi. Non ci sono nemmeno catene di attacchi particolarmente varie ed elaborate da poter creare, la maniera principale per infliggere danni consistenti è eseguire il montante per sollevare i nemici, colpirli semplicemente, fare un attacco a 360° per sostare momentaneamente in aria, giusto il tempo necessario a cambiare arma e ripetere lo stesso ciclo. E via così ancora e ancora.

Anche la leggibilità dell’azione è scarsa: la visuale è fissa dall'alto, ad una buona distanza, così da offrire una panoramica dell’arena e riuscire a inquadrare i nemici e le nostre trasformazioni. Se risulta ben calibrata finché tutto resta relativamente tranquillo, appena gli avversari a schermo aumentano di numero o grandezza la situazione si fa ben presto confusa, tra giganti che rubano metà dello spazio, combattenti in ogni dove e i numerosi effetti a schermo di fendenti, razzi, esplosioni, ecc. Diventa fastidioso non solo seguire ogni mossa, ma anche disegnare nuove armi, dato che gran parte dell’area è occupata e i nostri Centinels hanno poche possibilità di manovra.

Ultima goccia a cadere in un vaso già abbastanza pieno, sono le fasi shoot ‘em up. Altro vizio di Platinum, stavolta negativo, è inserire sezioni di questo genere nei suoi giochi per staccare dalla routine del gameplay principale e variare un po’ le carte in tavola. Il problema è che, tolta la felice fusione avvenuta in NieR:Automata, gli spaccati in cui mitragliare nemici su binari proprio non gli riescono come si deve. Lenti, monotoni e troppo lunghi. Noiosi, insomma. E The Wonderful 101 ne è infarcito non poco, molto più dei casi isolati di un Bayonetta.

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Hey, però le fatality ai boss sono belle!

Ora, ho smontato questo gioco a sufficienza direi, quindi parliamo anche brevemente del perché non è che sia da bocciare, anzi: voglio ridurvi l’entusiasmo, non farvelo cancellare dalla wishlist. Intanto, come avrete letto tra le righe, per quanto confusionari e poco fruibili i sistemi di gameplay alla base sono tutti molto originali e interessanti, e quindi meritano certamente di essere toccati con mano. Un esperimento ancora acerbo e migliorabile sotto tanti aspetti, ma così unico e fuori dagli schemi che non può non affascinare e risultare memorabile.

A questo si aggiunge il gran divertimento offerto dai personaggi e dalle situazioni, tutti riusciti e sopra le righe, sfoggiando con grande stile il mondo giapponese degli eroi in costume, degli immensi robot, delle storie di sofferenza e genuina amicizia. In modo caricaturale e auto-ironico per gran parte del tempo, ma anche offrendo un’epicità fuori scala quando vuole fare sul serio, divenendo al tempo stesso dissacratore e perfetto esponente della corrente cui si ispira. Tantissime le chicche presenti, tra cui alcuni dei QTE più gasanti della storia videoludica, che paiono usciti da una puntata di Tengen Toppa Gurren Lagann.

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Come da tradizione Platinum, il principale rivale possiede le nostre stesse capacità: in questo caso una schiera di servitori pronti a fondersi a lui in pugni giganti e tanto altro. Queste boss fight simmetriche sono sempre intriganti, sia per il divertimento che per l’esercizio di stile proposto.

Insomma, The Wonderful 101 ha davvero tante sbavature e motivi per indispettire, ma una volta consapevoli di questo l’unica ragione per ignorarlo del tutto è una vostra personale avversione a quanto di buono ha da offrire. E chissà che con l’edizione Remastered non siano riusciti a sistemare alcuni di questi problemi.

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Mattia “Harlequin” Mangano
Frequenza Critica

Appassionato di sistemi, trova ristoro in esplorazione, funghi e polenta.