Cronache dal Backlog — Bioshock Remastered

Un uomo sceglie, uno schiavo obbedisce.

Luca "Jonsy Duke" Polletta
Frequenza Critica
6 min readJan 31, 2020

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Bioshock-Remastered-Big-Daddy

Dopo la lunga parentesi di Monster Hunter 4 Ultimate (che, sia ben chiaro, non è stata chiusa), qualche settimana fa mi sono ritrovato a spulciare nella mia lunga lista di giochi su Steam, deciso a recuperare il prossimo gioco su cui consumare il mio tempo libero. Alla fine, la mia scelta è ricaduta su Bioshock Remastered, sparatutto in prima persona sviluppato da Irrational Games poco più di una decade fa e capostipite di una trilogia molto conosciuta e apprezzata dai videogiocatori. Un successo dovuto anche alla sua natura di seguito spirituale di una pietra miliare della storia videoludica: System Shock. Con una tale eredità in mente, avvio il gioco per recuperare una così grave lacuna della mia carriera di videogiocatore.

L’inizio del gioco — ambientato negli anni ’60 — ci cala nei panni di Jack, un uomo a bordo di un volo per l’Inghilterra allo scopo di visitare i suoi parenti. Purtroppo durante il viaggio qualcosa va storto e l’aereo precipita schiantandosi nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico. Fuoriusciti dai rottami senza alcuna ferita, non possiamo fare altro che dirigerci a nuoto verso un faro poco distante e trovare un modo per essere soccorsi. Ma in quel faro troviamo qualcosa di totalmente inaspettato: una batisfera che conduce a Rapture, utopia subacquea nascosta agli occhi del mondo in superficie. Con una sequenza simile a quella del primo Half-Life, si viene trasportati attraverso la città sommersa fino all’entrata principale, mettendo in mostra uno stile Art Déco perfettamente mescolato con la fauna e la flora delle profondità marine.

Ma una volta usciti dalla batisfera, Rapture mostra il suo vero aspetto: quello di una città in rovina, uscita devastata da un conflitto tra i suoi abitanti per ragioni a noi sconosciute. Questi ultimi non impiegano molto tempo ad accorgersi della nostra presenza e ci accolgono con tutta la loro ostilità: ormai mostri privi di ragione, mostrano capacità e poteri mai visti prima. Ma dalla nostra parte abbiamo Atlas, un sopravvissuto al conflitto che ci guiderà nel nostro tentativo di sopravvivenza e nella scoperta delle circostanze che hanno portato alla rovina di Rapture e al conflitto tra Andrew Ryan, il fondatore della città, e Frank Fontaine, un uomo losco e privo di scrupoli. Raccontarvi altro della trama significherebbe rovinarvi il gusto di vivere una storia raccontata egregiamente sia attraverso i personaggi incontrati durante la nostra ricerca di una via di fuga — tra cui lo stesso Andrew Ryan, completamente ostile alla nostra intrusione nella sua città — sia attraverso le registrazioni lasciate dalle persone più vicine ai protagonisti del conflitto, che esprimono le loro perplessità e le loro opinioni sui vari eventi accaduti prima del nostro arrivo. Un mosaico in cui ogni singolo pezzo ci porterà sempre più vicini a svelare il complesso intreccio di eventi e a mostrarci ogni aspetto delle varie personalità dei suoi personaggi.

Bioshock-Remastered-Introduction
Le personalità dei personaggi che incontrerete saranno approfondite anche attraverso l’ambientazione stessa.

L’esplorazione di Rapture non ha il solo scopo di raccontarci una storia, ma anche di fornirci gli strumenti necessari a sopravvivere ai pericoli e alle insidie a cui andremo incontro. Quelli più interessanti sono certamente i Plasmidi, vere e proprie mutazioni genetiche che una volta iniettate nel corpo ci doneranno poteri quali la telecinesi, la capacità di lanciare palle di fuoco e scariche elettriche oppure di evocare sciami di insetti che divoreranno i nostri nemici. Tali poteri consumano una sostanza chiamata Eve, simile al mana dei giochi di ruolo e ricaricabile attraverso apposite siringhe. In aggiunta ai plasmidi sono presenti anche i Tonici: plasmidi passivi che non consumano Eve e che donano bonus a vari aspetti del personaggio come una maggiore resistenza all’elettricità o al fuoco, oppure la possibilità di mimetizzarsi con l’ambiente restando immobili.

I plasmidi e i tonici possono essere acquisiti tramite l’esplorazione meticolosa delle aree di gioco oppure tramite acquisto presso le stazioni Gatherer’s Garden. Tali stazioni accettano soltanto una valuta, ovvero l’Adam: una sostanza genetica che permette di riscrivere il proprio DNA per consentire l’uso dei plasmidi. L’unico modo per ottenerlo è di prenderlo dalle creature chiamate Sorelline: degli esseri simili ad una bambina che estraggono l’Adam dai cadaveri dei ricombinanti, i simpatici abitanti di Rapture orribilmente mutati da tale sostanza. Il problema è che le Sorelline girano accompagnate da un Big Daddy: un grosso essere fuso ad una tuta da palombaro ed armato di trivella impiantata nel braccio o di una sparachiodi a seconda della variante incontrata. I Big Daddy sono tenaci, resistenti ai danni e altamente pericolosi: bisogna essere preparati a dovere se si vuole uscire vivi da un incontro ravvicinato con tali mostri. Una volta sconfitti, il destino delle Sorelline sarà nelle nostre mani, potendo scegliere se liberarle dal loro compito oppure consumarle ottenendo una quantità maggiore di Adam.

Ovviamente, essendo uno sparatutto in prima persona, non potevano mancare le più convenzionali armi da fuoco: abbiamo il classico trio formato da pistola, mitra e fucile a pompa con in più una chiave inglese, un lanciagranate, una balestra e il lanciafiamme. Ogni arma ha tre tipi di munizioni in grado di adattarle ad ogni situazione e vari potenziamenti disponibili presso determinate stazioni di modifica delle nostre bocche di fuoco. Purtroppo, la loro utilità si esaurirà nei primi livelli dove non potremo utilizzare troppo i nostri poteri a causa delle scarse riserve di Eve. Sparare è poco esaltante, il numero di munizioni che possiamo trasportare con noi è davvero limitato e la quantità di proiettili sprecati non vale quasi mai il danno inflitto ai nemici.

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I plasmidi si rivelano l’arma più efficace che avrete a disposizione, soprattutto quando l’ambiente vi permette di sfruttarli al meglio.

L’eccezionale level design non aiuta, favorendo sempre e comunque l’uso dei plasmidi: potremo lanciare fulmini su di una pozza d’acqua e uccidere istantaneamente tre o quattro ricombinanti in una volta, sollevare una bombola di gas con la telecinesi lanciandola su di una pozza di carburante per creare un incendio o ancora controllare mentalmente un Big Daddy affinché ci protegga dal sistema di sicurezza e dai suoi simili. Le uniche armi degne di attenzione sono il fucile a pompa e la chiave inglese. Laddove il primo permette l’uso di proiettili elettrici — i più utili del gioco per l’effetto di stordimento che causano — la seconda può ricevere diversi effetti a seconda dei tonici che equipaggeremo. Potremo avere la possibilità di ghiacciare, stordire o incendiare i nemici ad ogni colpo, aumentare la velocità di attacco o addirittura rubare la salute nemica per ripristinare la nostra. Un vero peccato, anche perché a questo punto sarebbe stato meglio ampliare il sistema di plasmidi e tonici anziché perdere tempo su un aspetto del gameplay di cui possiamo fare benissimo a meno per l’intera durata del gioco.

Queste poche critiche non impediscono di riconoscere al gioco il suo status di capolavoro. Anche definirlo soltanto uno sparatutto è parecchio riduttivo verso ciò che offre: un’esperienza narrativa racchiusa in un’ambientazione unica, con diverse storie da raccontare attraverso gli eventi e i personaggi coinvolti, siano essi ancora vivi o meno. Un’esperienza che mi ha tenuto incollato allo schermo per venti e passa ore con la sola trama, lasciandomi plasmare il personaggio di Jack come volevo, sia fisicamente che moralmente: uccidere le Sorelline per avere più potere o risparmiarle per conservare la propria umanità?

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Fatevi un favore e recuperate questo capolavoro, per cortesia.

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