Cronache dal Backlog — Remnant: From the Ashes

Molto più di un semplice “Dark Souls con le pistole”.

Luca "Jonsy Duke" Polletta
Frequenza Critica
5 min readSep 24, 2021

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Cover di Remnant: From the Ashes

Vista la latitanza di titoli next-gen per Playstation 5 e Xbox Series S fino ai primi mesi del 2022, nell’ultimo mese ho colto l’occasione per sfogliare la mia libreria su Playstation 4 in cerca di un nuovo titolo con cui passare il tempo libero. Spesso tendo a a tornare su giochi che ho completato più e più volte, preferendo esperienze familiari rispetto alle ultime uscite. Questa volta ho deciso invece di immegermi in un’esperienza sì nuova, ma allo stesso tempo simile a ciò che ho giocato in passsato. Sviluppato da Gunfire Games, il titolo in questione è Remnant: From the Ashes.

Considerato come un “Dark Souls con le pistole”, Remnant: From the Ashes presenta molti aspetti in comune con la famosa serie sviluppata da From Software. A cominciare dalla trama: il mondo è stato portato al collasso in seguito all’invasione del Root, una razza proveniente da un’altra dimensione. Il nostro compito, banalmente, consisterà nel mettere la parola fine all’esistenza del Root recandoci sull’isola dove è cominciata l’invasione. Proprio come in Dark Souls, ci ritroviamo gettati nella mischia senza sapere il motivo e senza avere la minima conoscenza di ciò che è accaduto. Ovviamente dovremo prestare la massima attenzione ai dialoghi con i vari personaggi sopravvissuti, umani e non, per carpire alcuni dettagli e trarre le nostre conclusioni.

Un personaggio di Remnant: From the Ashes
In pieno stile Dark Souls, preparatevi ad incontrare personaggi davvero inusuali.

Dal punto di vista del gameplay vero e proprio, Remnant si presenta come uno sparatutto in terza persona che fa delle armi da fuoco le principali protagoniste dei combattimenti. Sono comunque presenti quelle da mischia, anche se il combattimento all’arma bianca non offre la profondità di un souls. Ciò che è ben presente, invece, è la notevole difficoltà nel combattere contro i mostri generati dal Root: la vittoria sui nemici si basa infatti su un sistema di schivate e attacchi proprio come nei giochi di From Software. Bisognerà prestare attenzione anche ai nemici più insignificanti, in grado di farci barcollare per quei pochi secondi sufficienti a lasciarci scoperti agli attacchi di un altro nemico magari più letale. Non manca neanche la possibilità di recuperare tutta la salute usando un oggetto simile alla fiaschetta Estus, anch’esso dagli usi particolarmente limitati. Ovviamente abbiamo anche la possibilità di raccogliere (o comprare) svariati oggetti curativi per contrastare effetti malevoli come sanguinamento o radiazioni, o ancora oggetti per potenziare i nostri attacchi o ricaricare più velocemente.

Per quanto riguarda la crescita del personaggio, essa è legata principalmente a due fattori: equipaggiamento e tratti. L’equipaggiamento rappresenta l’aspetto più importante: le armi e i poteri che decideremo di usare definiscono infatti il nostro stile di gioco e, di conseguenza, la scelta dei tratti da potenziare. Potremo così decidere di equipaggiare fucili a pompa e magli per un combattimento il più ravvicinato possibile e potenziare tratti quali salute e resistenza ai danni, oppure scegliere il combattimento a distanza, imbracciando quindi fucili di precisione e investendo i punti abilità per aumentare la gittata delle armi e ridurre la capacità dei nemici di individuarci. Inoltre potremo collegare alle armi un mod, ovvero un potere in grado di donarci diversi bonus o abilità come teletrasportarci per brevi distanze o evocare copie dei nemici al nostro servizio.

La schermata di scelta del personaggio in Remnant: From the Ashes
Il livello di ogni personaggio è indicato tramite una valutazione dell’equipaggiamento che indossa.

Ciò che differenzia Remnant dai Souls è proprio il mondo di gioco. Anziché avere un mondo sempre uguale con gli stessi nemici e gli stessi oggetti posizionati negli stessi posti, ogni partita presenta un mondo totalmente nuovo rispetto al precedente. Se le mappe in cui si volge la missione principale presentano comunque alcuni incontri e ambientazioni mandatorie per il proseguo della trama, avremo la possibiltà di generare mappe completamente slegate da essa. Una volta scelte la difficoltà e il tipo di ambiente, potremo entrare nel mondo appena generato ed esplorarne le varie zone. Gli eventi generati sono completamente casuali, e capita che si colleghino tra loro: potremo trovare una chiave in un dungeon da usare per aprire una porta generata in un altro evento in un mondo completamente differente.

Anche i boss vengono generati casualmente al momento della creazione del mondo: proprio come nei Souls, si tratta di nemici particolarmente coriacei e in grado di consumare la nostra barra della salute con una manciata di colpi. Molti di essi, una volta sconfitti, ci doneranno un oggetto con cui generare una nuova arma o un nuovo potere da innestare su quelle che già abbiamo. L’oggetto ottenuto varia in base a determinate condizioni da soddisfare: si va dal distruggere una parte specifica del corpo del boss al possedere un oggetto specifico nell’inventario. Si passano così le ore a generare mondi per incontrare più volte gli stessi boss e interagire più volte con essi per scoprire tutti i possibili esiti, scoprendo così nuovi eventi e nuovi oggetti durante l’esplorazione dei nuovi mondi.

Un boss di Remnant: From the Ashes
I boss sono giganteschi, coriacei e particoalrmente aggressivi. Il solito, insomma.

Questo peculiare sistema di generazione procedurale mostra anche il principale difetto di Remnant, ovvero la ripetitività dei mondi generati. Bastano un paio di ore per conoscere a memoria tutti i possibili schemi delle varie ambientazioni, che non presentano elementi interessanti diversi dai già citati eventi. In generale la difficoltà del titolo poi non è proprio paragonabile a quella di un prodotto From Software: non si può sbagliare nello scegliere i tratti da migliorare, dato che non ci sono restrizioni su come sviluppare il proprio personaggio. In qualunque momento si può cambiare totalmente equipaggiamento in modo da affrontare una situazione o un boss particolarmente ostico con un approccio differente e più efficace. Anche la totale assenza di penalità in caso di morte impedisce di bloccarsi completamente, permettendo di accumulare esperienza e far scemare eventualmente il livello di sfida, tenuto alto soltanto da un paio di boss particolarmente ostici.

Remnant: From the Ashes non avrà le stesse dimensioni o lo stesso livello di realizzazione della serie a cui si ispira, ma ha certamente delle idee interessanti che lo rendono un’esperienza già vissuta ma al tempo stesso del tutto nuova, proprio come i mondi che genera di volta in volta.

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