Il variopinto mondo di Life is Strange: True Colors

Torniamo a confrontarci con le stranezze della vita.

Stefano Lucchi
Frequenza Critica
5 min readSep 22, 2021

--

Life-Is-Strange-True-Colors-header

Dopo aver ripassato il percorso della serie Life is Strange una decina di giorni fa è arrivato il momento di vedere se il nuovo capitolo intitolato True Colors sviluppato dai Deck Nine risulta all’altezza delle aspettative.

La protagonista è Alex Chen, una ragazza asioamericana che, dopo aver passato un’infanzia difficile caratterizzata da eventi burrascosi e divisa tra orfanotrofio e case-famiglia, è cresciuta al punto da potersi “reintegrare” nella società; decide così di andare ad abitate dal fratello Gabe nella ridente cittadina di Heaven Springs in Colorado. Dopo aver fatto le prime conoscenze le cose sembrano andare per il meglio, Gabe le lascia l’appartamento sopra il pub Black Lantern e il relativo proprietario Jed le offre un lavoro prendendola in prova come cameriera; purtroppo però questo è Life is Strange e inevitabilmente arriva L’evento™ che manda a meretrici tutto rovinando la vita a lei e a chi le sta attorno. Ovviamente le dinamiche de L’evento™ appaiono fin da subito piuttosto sospette, motivo per cui Alex decide di provare a indagare per scoprire cosa ci sia in realtà dietro.

Life-Is-Strange-True-Colors-Haven-Springs-view
Siamo appena arrivati e questo è ciò che vediamo dalla nostra terrazza. Benvenuti a Haven Springs.

Life is Strange: True Colors ci introduce con questa trama una nuova protagonista, dotata di un particolare potere come è avvenuto per i capitoli precedenti (almeno quelli principali): Alex, infatti, ha il potere dell’empatia e vede le auree intorno alla gente quando queste provano forti emozioni, cosa che le permette così di “connettersi” a loro e capire cosa ne influenza l’umore, sia in maniera negativa che positiva. Questa meccanica si rivelerà giocoforza centrale nel prosequio del gioco, dato che Alex dovrà cercare di interagire con le persone intorno a lei per arrivare a scoprire la verità; il suo potere si può estendere in una certa misura anche agli oggetti, permettendo così una raccolta dei collezionabili funzionale alla trama.

Durante la partita il giocatore avrà modo di muoversi per Haven Springs con una sorta di modalità free-roaming inedita per la serie, e sicuramente ci sentiremo invogliati a perlustrare già solo per il fatto che la cittadina è tratteggiata con una direzione artistica deliziosa. Ovviamente non mancheranno scelte nei dialoghi che allontaneranno o avvicineranno le persone (con tanto di romance), fino ad arrivare a uno dei sei finali disponibili.

Life-Is-Strange-True-Colors-Haven-Springs-By-Night
Haven Springs By Night. La possibilità di girare per il paese è una possibilità più che gradita.

Life is Strange: True Colors si presenta con un buon livello di dettaglio ed è caratterizzato da colori molto vivaci (mantenendo fede al titolo fino all’estremo, potremmo dire). Come da tradizione della serie, l’esperienza è accompagnata da un ottimo comparto audio che può contare non solo su un ottimo doppiaggio ma anche su una colonna sonora di assoluto pregio, la quale si appoggia sia su canzoni nuove che su brani su licenza; il contributo della musica nella costruzione dei momenti “emozionali” è come sempre di livello. Questa volta quelli di Deck Nine hanno “barato” mettendo al centro delle vicende una ragazza che suona la chitarra, per cui vi garantisco che alla prima occasione in cui questa caratteristica verrà sfruttata vorrete abbracciare lo schermo. I personaggi comprimari non sono molti ma sono tratteggiati abbastanza bene, dando tutti il giusto contributo alla storia; come nota di colore vi segnalo che tra di essi c’è il gradito ritorno del personaggio di Steph da Before the Storm, che là fu criminosamente sottosfruttata ma che qua ha un ruolo prepotentemente centrale nelle vicende e che sarà pure protagonista di un DLC interamente a lei dedicato la cui uscita è prevista per fine mese.

Life-Is-Strange-True-Colors-Concert
Life is Strange nel comparto musicale vince facile, questa volta pure più delle altre.

Come detto questo nuovo capitolo è sviluppato dai Deck Nine, gli sviluppatori della serie prequel del primo capitolo, e i nostri, dopo aver passato quella prova brillantemente, con questa avventura nuova di pacca si confermano come un team assolutamente in grado di sviluppare giochi convincenti rimanendo contemporaneamente rispettosi del solco tracciato dai Dontnod. A differenza di quanto capitato a loro, tra l’altro, i Deck Nine non hanno avuto l’imposizione di dover uscire episodicamente, motivo per cui, anche se il gioco rimane diviso in episodi, il giocatore non si ritrova a dover aspettare una vita per arrivare alla fine, criticità che aveva contribuito ad affossare la serie nel tempo come già sottolineai nel “Frequenza Critica Racconta” linkato a inizio recensione;

Il fatto di poter scrivere e realizzare il gioco tutto in un’unica soluzione ha permesso al team di realizzare una storia che potesse “scorrere” in maniera più coesa, senza dover diluire l’episodio per raggiungere la durata minima o il dover per forza ricorrere al colpo di scena a tutti i costi o al cliffhangerone di fine episodio per poter vendere l’episodio successivo (per quanto in effetti di questi ultimi anche qui non ne manchino). Di contro questo ha anche fatto sì che gli episodi fossero più brevi e di lunghezza più disomogenea: ho completato True Colors in 12–13 ore, quando gli altri Life is Strange si finiscono in una quindicina di ore abbondanti. Tutto ciò non ha comunque evitato che un paio di episodi fossero dominati da eventi che non sembravano mandare granché avanti la storia, salvo poi magari “recuperare” nel finale, ma rimangono comunque piacevoli diversivi.

Life-Is-Strange-True-Colors-Record-Store
Il negozio di dischi è il regno di Steph.

In chiusura potrei toccare le lamentele sul fatto che il gioco ha caricamenti a ogni cambio di ambientazione pure su console di nuova generazione, sul fatto che gli sviluppatori hanno cercato di giustificare il blocco a 30 FPS affermando che “sono più cinematografici” (no, davvero) o sul fatto che il gioco ha scatenato un’inutile polemica con la popolazione cinese con conseguente review bombing per la presenza della bandiera del Tibet; in realtà sono giusto note di colore (eh, concedetemela questa) che non intaccano un’esperienza che considero sicuramente positiva e che, per quanto ormai si sia perso l’effetto sorpresa intorno alla serie, sa ancora tenere alto l’interesse, è non è certo cosa da poco.

--

--