Cronache dal Backlog — Return of The Obra Dinn

Obra Dinn è l’avventura investigativa perfetta.

Luigi "abyssent" Peccerillo
Frequenza Critica
4 min readNov 22, 2021

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Sembra davvero di vivere in un’altra epoca quando per la prima volta si inizia Return of the Obra Dinn. Lo stile grafico 1 Bit rimanda ai software di fine anni 80, con l’autore Lucas Pope intenzionato a rievocare il ricordo di quando giocava sul Machintosh Plus di famiglia. E bastano 1 Bit per pixel e due colori a far respirare aria di mare mentre ci avviciniamo in barca al fatiscente e misterioso vascello Obra Dinn, il teatro dove va in scena il capolavoro diretto da Pope. Subito la sensazione è di essere inchiostro tra le pagine di un grande romanzo d’avventura ottocentesca, come il Moby Dick di Melville, per restare in tema di mari e navi.

Ed è proprio nell’ottocento che viviamo la nostra storia nei panni di un assicuratore che per conto della East India Company si trova ad indagare sull’Obra Dinn, un vascello assicurato presso la sopracitata compagnia, disperso mentre era diretto verso il Capo di Buona Speranza, e poi rinvenuto come una nave fantasma. Il nostro compito sarà di determinare il destino di tutti i membri dell’equipaggio e identificarli.

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Gli strumenti che abbiamo a disposizione sono due: un libro dove i nostri progressi diventeranno paragrafi e capitoli di un libro d’avventura. E una specie di orologio, il Memento Mortem, che ci farà vivere in prima persona gli avvenimenti che hanno segnato il destino dell’Obra Dinn e dei suoi passeggeri. Partendo da una premessa tanto semplice quanto interessante, Lucas Pope imbastisce un’avventura investigativa con un processo di risoluzione senza compromessi.

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Nel romanzo giallo vigono alcune regole che aiutano a identificare il genere, almeno nella sua accezione classica. Quella che più ci interessa è la regola che stabilisce che sia lettore che il detective devono avere le stesse opportunità di risolvere il mistero. Nei videogiochi, per via della loro diversa natura, in genere accade l’opposto. Quando ci troviamo a investigare in un videogioco, ci vengono incontro una moltitudine di aiuti. Basti pensare alle tracce visibili sul terreno a seguito dell’attivazione di una modalità focus, segnali acustici che ci indicano la vicinanza di qualcosa di importante, o deduzioni ottenute in modo automatico raccogliendo semplicemente un oggetto o ascoltando un dialogo. Tutto ciò è giustificabile in quanto permette anche al giocatore che non è un investigatore di portare a termine l’indagine. Nel videogioco è quindi imprescindibile dare al giocatore una qualche sorta di super potere che lo porti a scavalcare la sua controparte virtuale e che rompe dunque quell’equilibrio tra lettore e detective stabilito nella letteratura.

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In Return of The Obra Dinn nel processo di risoluzione dell’indagine concorrono sia il giocatore che il libro. Mentre il giocatore è il detective, deve visionare i ricordi e cercare gli indizi per svelare le identità e il fato dei passeggeri, il libro è ciò che lo aiuta nel farlo. La differenza con gli altri giochi è che il libro non rivela mai la soluzione al giocatore, né gli fornisce indizi, bensì lo avverte quando ha il necessario per risolvere un mistero. Dunque nel gioco di Pope il rapporto tra giocatore e personaggio rispecchia quello tra lettore e detective nella letteratura. Il giocatore sa quanto il personaggio che controlla e il libro è semplicemente una regola volta a indirizzare il giocatore verso il completamento del gioco, senza però influenzare il suo percorso.

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Obra Dinn è alla base un grande puzzle che necessita di pura deduzione per essere risolto. Così come in The Witness di Jonathan Blow, oltre al ragionamento, i sensi del giocatore sono uno strumento fondamentale per arrivare alla soluzione. Una volta azionato il Memento Mortem dobbiamo ascoltare facendo attenzione agli accenti, alla lingua, al tono di voce. Poi ci ritroviamo nei diorami meticolosamente costruiti da Pope, fantastiche scenografie ognuna coi suoi protagonisti e i suoi figuranti. Tutti sospesi nel tempo, sorpresi nell’attimo in cui morivano o davano un ordine, un addio, scappavano o combattevano. Il tempo è fermo per noi detective, per permetterci di osservare ogni particolare che ci possa aiutare a determinare l’identità e il destino dei passeggeri.

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Luigi "abyssent" Peccerillo
Frequenza Critica

Nato nell’agglomerato urbano di Neo-Caserta, passa il suo tempo in un tumulo digitale tra videogiochi, film vecchi e dischi tristi.