Frequenza Critica racconta: Dead Space — Parte 2

Come far morire qualcosa di già morto?

Luca "Jonsy Duke" Polletta
Frequenza Critica
6 min readAug 2, 2021

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Cover di Dead Space 2

Come promesso nella prima parte di questo articolo, eccomi di nuovo qui a parlarvi della serie Dead Space. Riassunto veloce: uscito nel 2007, Dead Space si rivela un successo assoluto, tanto da spingere EA a espanderne lore e personaggi con fumetti, film animati e soprattutto altri videogiochi sulle principali console casalinghe. EA Redwood Shores, lo studio di EA che ha dato i natali a questa nuova IP, diventa quindi Visceral Games e viene designato come studio principale dedicato a tutto ciò che riguarda la serie.

Si riprende quindi dal 2011, anno in cui finalmente viene pubblicato l’attesissimo nuovo capitolo della serie survival horror di EA: Dead Space 2.

Uno spazio più che vivo

Fin dal trailer di lancio, la direzione intrapresa con questo sequel è decisamente chiara: abbandonato del tutto il già lieve aspetto survival del primo capitolo, Dead Space 2 si presenta come un action/horror in terza persona con un Isaac Clarke decisamente meno rigido nei movimenti e negli attacchi sia corpo a corpo che con il vasto armamentario a sua disposizione, dove risalta soprattutto la variegata scelta di tute spaziali dal look decisamente aggressivo e futuristico. Tali caratteristiche fanno decisamente comodo durante i numerosi combattimenti e durante le rocambolesche sequenze dove si sfreccia nello spazio aperto cercando di evitare i detriti della stazione spaziale. Anche il ruolo di Isaac nella trama e nei dialoghi con i pochi sopravvissuti è stato reso molto più attivo: il protagonista della saga non è più muto e può rispondere a tono o esprimere i suoi pensieri riguardo quello che sta succedendo.

Una scena di Dead Space 2
Potete immaginare quali possono essere le conseguenze di uno sbaglio in un momento così delicato…

Un altro aspetto del gioco che ha ricevuto maggiore attenzione è il livello di gore presente nel gioco, a partire dala sequenza iniziale in cui possiamo assistere alla disgustosa trasformazione di un essere umano in necromorfo a pochi centimentri dalla faccia del povero Isaac. E da qui in poi la quantità di violenza e di appendici recise non farà altro che aumentare: ciò si riflette direttamente anche nel gamelay, con una pletora di nuovi nemici in grado di generare nuovi arti da smembrare e in grado di adattarsi alla mancanza di quelli già recisi con movimenti e attacchi del tutto nuovi. Memorabile la sequenza in cui bisogna guidare un laser nell’iride di Isaac per infilarci un poco rassicurante ago: l’immagine qui sopra restituisce solo in parte l’ansia provata dal giocatore in quella situazione. Particolarmente disturbante il momento in cui si deve attraversare il settore che ospita i neonati presenti all’interno della stazione, trasformati anch’essi in orribili sgorbi che esplodono nel caso ci si avvicini troppo a loro.

Un nemico di Dead Space 2

Nonostante l’indubbia qualità del gioco, che arriva a 2 milioni di copie vendute in tutto il mondo, Dead Space 2 è considerato da EA un fallimento dal punto di vista commerciale. Secondo il publisher le vendite non permettono di rientrare nei costi di produzione, pari a 60 milioni di dollari. Oltre a ciò, questo sequel è ricordato anche per le critche verso la politica dei DLC adottata da EA (e da numerosi altri publisher): nonstante il millantare contenuti aggiuntivi scaricabili sviluppati rigorosamente dopo l’uscita del gioco, i più esperti in fatto di programmazione sono risuciti a trovare i suddetti DLC bloccati all’interno del gioco stesso e attivabili tramite modifica di determinati file nella cartella di installazione; tale fatto dimostra senza alcuna ombra di dubbio che EA abbia deciso di tagliare del contenuto del gioco base per venderlo separatamente e a un prezzo decisamente inadeguato ai contenuti proposti (ovvero reskin di oggetti ottenibili tranquillamente durante il gioco). Poco di aiuto anche il fatto di pubblicare un DLC esclusivo per Playstation 3/XBox 360, Dead Space: Severed, che vede come protagonisti gli unici due sopravvissuti di Dead Space: Extraction in una storia ambientata parallelamente a quella di Isaac. Una storia che termina con un finale decisamente aperto e che non ha visto una netta conclusione.

Un finale senza fine

Nonostante abbia dichiarato il sequel un insuccesso commerciale, EA decide comunque di sviluppare il terzo capitolo della serie principale mentre espande di pari passo l’universo narrativo con altre collane di fumetti e un nuovo film d’animazione, Dead Space: Aftermath. Ed ecco che, nel Febbraio 2013, arriva il terzo (e ultimo) capitolo della serie: Dead Space 3.

La schermata di creazione armi di Dead Space 3
La creazione di armi e la ricerca delle risorse per farlo verranno a noia ben presto…

Il nuovo episodio delle avventure di Isaac Clarke è caratterizzato dalla mancanza di nuove idee affiancata alla ripetitività della formula di base che ha fatto il successo dei primi due Dead Space: si continua a smembrare orde su orde di necromorfi riciclati dai precedenti capitoli in ambienti dal design poco vario (se non addirttura lo stesso livello riciclato più volte) al solo scopo di allungare un brodo che stanca già nelle prime ore. A nulla serve la modalità co-op introdotta per attirare quanti più giocatori possibili: la necessità di avere un secondo giocatore in carne ed ossa chiude diverse parti del gioco a chi non ha possibilità di sfruttare tale funzione e rovina in parte l’esperienza in singolo, evidentemente tarata in previsione della costante presenza del secondo giocatore.

L’introduzione di un sistema di creazione delle armi, con tanto di risorse da cercare in giro per il gioco, si rivela ben presto noioso e del tutto sbilanciato, in grado di annullare quella poca sfida che trascina i fan più sfegatati fino finale del gioco. Finale che peraltro non chiude le vicende di Isaac e della piaga dei necromorfi, ma anzi lascia a bocca asciutta i giocatori con un cliffhanger che neanche prova a creare attesa per l’eventuale DLC che dovrebbe chiudere la vicende. Dico dovrebbe perché non chiude un bel niente, infatti Dead Space: Awakened risulta un contenuto per veri masochisti, quelli che apparentemente non hanno sofferto abbastanza con il gioco base e vogliono farsi ancora male ripetendo le stesse identiche cose fatte nel gioco base, finale cliffangher senza capo né coda compreso.

Un personaggio di Dead Space 3
Lo stesso sconforto che ha provato il sottoscritto alla fine di Dead Space 3.

Anche questo terzo capitolo non ha raggiunto i risultati in termine di vendite in cui sperava EA, nonostante l’essere stato il videogoco più venduto nel Febbraio 2013 con ben 605.000 copie. Tale fallimento fa sì che la serie non veda né un sequel (cancellato per i motivi appena descritti) né una degna conclusione delle vicende narrate in ambiti diversi da quello videoludico. E così la serie finisce nel dimenticatoio, almeno fino a giugno di quest’anno, quando EA ha annunciato durante il suo EA Play l’esistenza di un remake in lavorazione del primo capitolo della serie.

La mia storia della serie Dead Space si conclude qui. E se per caso questi due articoli vi hanno suscitato interesse verso la saga, vi consiglio di recuperare i primi due capitoli, decisamente i più meritevoli dell’intero franchise. Il terzo lasciatelo stare: superfluo e dannoso alla vostra salute… proprio come gli arti dei necromorfi.

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