L’intensità emotiva di Clannad

All aboard the feels train.

Stefano Lucchi
Frequenza Critica
5 min readJan 25, 2021

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Come ho accennato nell’articolo sui nostri Game of the Year pubblicata subito prima della pausa natalizia, Clannad è ufficiosamente il mio GOTY (molto fuori tempo massimo). Ora è arrivato il momento di provare a spiegarvi il perché.

Key, la software house responsabile per questa visual novel, nasce come team di sviluppo di giochi eroge e si afferma presso il grande pubblico fin dalla sua prima opera datata 1999 e intitolata Kanon, il cui successo porterà gli sviluppatori a realizzarne una versione senza contenuti per adulti che verrà convertita su console e che darà vita ad adattamenti manga e anime; lo stesso trattamento verrà riservato anche alla loro produzione successiva — intitolata Air— e convincerà i ragazzi di Key a realizzare la loro terza produzione –Clannad, per l’appunto — direttamente in versione “all-ages”; ciò non cambierà però l’impostazione del gioco e infatti rimangono molti degli stereotipi del genere, dall’ambientazione (liceo giapponese) al protagonista (uno studente perdigiorno) fino alla struttura di gioco stessa (la presenza di filoni narrativi in cui si deve conquistare diverse compagne di scuola). Allora cosa rende così speciale questo gioco? La risposta è: la scrittura.

Clannad-Tomoyo
Tomoyo best waifu, a mani bassissime.

Il giocatore interpreta un ragazzo di nome Tomoya Okazaki, studente svogliato, ritardatario, incline a saltare le lezioni e occasionalmente a rimanere invischiato in qualche rissa, quello che comunemente viene etichettato dal resto della scuola come un teppista, e per questo per lo più evitato. Siamo all’inizio del suo terzo e ultimo anno scolastico delle superiori e, ai piedi del viale alberato che porta all’ingresso della scuola, incontra una ragazza praticamente bloccata sul posto; iniziando a conversarci scopre che si chiama Nagisa Furukawa, è al terzo anno anche lei ma è una ripetente a causa di una malattia l’ha tenuta a casa per molto tempo, facendole perdere il precedente anno scolastico.

Tomoya in qualche modo le fa coraggio e i due finiscono per stringere amicizia; Nagisa decide di volersi dedicare al club del teatro (una delle attività extrascolastiche tipiche delle scuole giapponesi) ma il club era stato chiuso proprio lo scorso anno perché non non c’erano una partecipazione sufficiente, perciò diventa necessario riformarlo da capo e per farlo la ragazza cerca aiuto proprio in Tomoya. Da questo incipit, partono una serie di eventi attraverso i quali le scelte del giocatore indirizzeranno il protagonista verso differenti percorsi narrativi che coinvolgono svariati personaggi e, oltre a non mancare all’appello diverse compagne di scuola “conquistabili”, sono presenti pure diversi percorsi dedicati a personaggi secondari che arricchiscono l’esperienza di gioco.

Come detto precedentemente la caratteristica migliore del gioco è la scrittura e Clannad non ha paura di prendersi i suoi tempi nello sviscerare un percorso narrativo quando lo si imbocca in maniera “irreversibile”, portando ogni singolo “cammino” a durare anche diverse ore; questo è dovuto al fatto che il gioco mostra non solo le storie dei personaggi di volta in volta coinvolti, ma anche e soprattutto l’evoluzione del loro rapporto con lo stesso Tomoya, sia nello svolgimento degli eventi chiave della narrazione che nel semplice susseguirsi della normale quotidianità. Il rovescio della medaglia è che, siccome i percorsi narrativi sono tanti e pure lunghi, la durata del gioco non è affatto breve, tanto che per completare l’opera e vedere tutto quello che c’era da vedere ci sono volute una settantina di ore, che già non sarebbero poche per qualunque altro videogioco e figuriamoci per una visual novel. Per questo motivo una certa predisposizione per il genere credo sia da considerarsi un prerequisito necessario.

Clannad-Fuko
In questo screenshot si può intravedere l’interfaccia svecchiata del gioco per la versione Switch e osservare il primo contatto con la trasognata Fuko, oggetto di alcune delle gag più esilaranti del gioco.

Una cosa interessante riguardo ai summenzionati percorsi narrativi è che sono in parte “incrociati” tra loro, cioè all’interno del percorso di un personaggio a volte è possibile venire a scoprire aspetti o situazioni legati ad un altro comprimario, motivo per cui il giocatore è naturalmente portato a visionarli tutti per avere un quadro generale più chiaro delle varie storie, senza contare che il loro completamento consente di ottenere alcuni “orb” di luce e raccoglierli permette l’accesso a un secondo arco narrativo: se tutta la prima parte è ambientata a scuola durante l’ultimo anno, il secondo blocco narrativo intitolato After Story parte dal finale “canonico” del gioco e illustra invece gli eventi degli anni successivi, quelli in cui Tomoya dovrà trovar lavoro e affrontare le responsabilità della vita da adulto, ed è lì che per molti — me compreso — “inizia il vero Clannad”. Tutto l’impianto narrativo è caratterizzato da situazioni che mischiano romanticismo e commedia ma che sanno toccare temi pure più maturi, dando spazio a un lato drammatico sorprendentemente marcato mantenendo tutto sommato anche una certa aderenza alla realtà che rende le situazioni decisamente più “impattanti”.

Sul gioco non c’è molto altro da dire visto che si tratta di una visual novel decisamente classica e se si valuta la storia di per sé, come detto, non siamo di fronte a nulla di particolarmente originale e anzi in diversi casi gli sviluppi della trama sono prevedibili, ma tutto è realizzato con i giusti ritmi e con il giusto “tocco”, tanto che quando i momenti più emozionali arrivano, anche quando appaiono telefonati, riescono comunque a travolgere con l’intensità di un treno in corsa e ammetto candidamente che alcune sequenze di gioco le ho dovuto affrontare letteralmente con un pacchetto di fazzoletti sottomano.

Con il suo miscuglio di commedia e drama, Clannad è semplicemente uno dei titoli più caratterizzanti del suo stesso genere, uno di quei videogame che dovete assolutamente giocati se vi piacciono le visual novel e non ringrazierò mai abbastanza Sekai Project per aver tradotto e portato in occidente questa perla di gioco.

Se vi piace il genere dovete assolutamente recuperarlo, non ve ne pentirete.

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