NieR Replicant ver.1.2247, il remake indispensabile

Il ritorno in forma smagliante di NieR: RepliCant.

Luigi "abyssent" Peccerillo
Frequenza Critica
6 min readMay 12, 2021

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Sono passati già quattro anni dal capolavoro NieR:Automata firmato da Yoko Taro in sodalizio con PlatinumGames. Un lasso di tempo durante il quale il gioco ha racimolato sempre più successo di pubblico, tanto da portare Square Enix ad affidare nelle mani di ToyLogic il remake di NieR RepliCant uscito nel lontano 2010. La nuova versione intitolata NieR Replicant ver.1.22474487139… consegna a un vasto pubblico quella parte dell’universo narrativo creato da Yoko Taro che rischiava di rimanere nella memoria di un gruppo esiguo di persone e che invece aveva tanto diritto di essere conosciuta da chi si è avvicinato alla creazione di Yoko Taro con NieR: Automata, o da chi è intenzionato a farlo per la prima volta.

NieR Replicant ver.1.22474487139 canonizza la versione nipponica di NieR, quella RepliCant che aveva come protagonista il fratello di Yonah, in contrapposizione alla versione occidentale Gestalt che si differenziava esclusivamente nell’avere come protagonista il padre della ragazza al posto del fratello. Eccoci quindi gettati in un mondo in rovina, dove al freddo narrato da una neve incessante si affiancano brividi di freddo indotti dalle litanie liturgiche composte da Keiichi Okabe.

Nella carcassa fatiscente di un negozio hanno trovato riparo un fratello e una sorella. Entrambi patiscono il freddo e la fame, ma lei, Yonah, sembra essere gravemente malata. Il fratello è intenzionato a proteggerla a ogni costo e quando vengono attaccati da un gruppo di nemici dall’aspetto indefinibile, per salvare sua sorella stringe un patto con un oscuro libro che gli conferisce poteri magici. Ma subito dopo aver scacciato quelle figure oscure, al fratello non resta altro che assistere alla malattia che prende il sopravvento sulla sorella, il cui corpo inizia a ricoprirsi di una strana oscurità.

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1400 anni dopo ci ritroviamo nei panni dello stesso fratello intento a salvare la stessa Yonah, sempre affetta da una grave malattia. A cambiare è il mondo circostante, che ha visto una una rinascita del genere umano che si è riorganizzato in villaggi, dove i paesaggi sono costituti da mulini, campi da coltivare, immense praterie, spiagge e deserti. Al dominio della natura resistono però i resti del vecchio mondo: carcasse di ferro arrugginito e cemento armato, resti di ferrovie; luoghi mitizzati, come il complesso di edifici rinominato come Santuario Perduto o una vecchia fabbrica con ancora rimasugli di vita robotica conosciuta come Cumulo di Ciarpame. Così come il fratello di Yonah sembra assorto in una costante ricerca per salvare sua sorella, anche il mondo soccombe al concetto di ciclicità tanto caro a Yoko Taro: ogni nuovo inizio porta sempre con sé tracce più o meno apparenti di ciò che l’ha preceduto.

In questo nuovo inizio l’avventura intrapresa dal protagonista per salvare sua sorella viene alleggerita dal tono oscuro e drammatico del prologo e assume connotati epici. La ricerca per trovare la cura alla malattia di Yonah parte da una leggenda tramandata attraverso una canzone ed è il classico viaggio dell’eroe che diventa sempre più forte (ottenendo i Versi Sigillati), si circonda di fidati compagni di viaggio pronti a rischiare la loro vita e grazie ai quali supera le avversità che si pongono sul cammino per raggiungere il suo obiettivo. Alle litanie gelide che risuonavano all’inizio della storia si sostituiscono composizioni variopinte degne delle grandi avventure: la malinconica ballata cantata da Devola nel villaggio, sonorità industriali e meccaniche nella fabbrica abbandonata o le musiche spensierate mentre si attraversano praterie e deserti. La colonna sonora composta da Keiichi Okabe si eleva a vero e proprio capolavoro, così come quella di Automata scritta dal medesimo compositore.

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Ma è solo all’apparenza che il giocatore è portato a vivere le tappe del cliché dell’eroe che salva il mondo. Yoko Taro manda il giocatore in giro per il mondo alla ricerca di un qualcosa che ha ben poche certezze; priva la storia di qualsiasi enfasi, la rende atona, una tappa si sussegue dopo l’altra senza che si abbia un senso di appagamento per le gesta compiute. Gli stessi personaggi sono completamente fuori dai canoni classici del genere e intrisi di tragicità, tutti mutilati nel corpo e nell’anima, incompleti e in conflitto con sé stessi, alla ricerca di un senso che sfugge costantemente. Agli eterni combattimenti tipici degli action rpg si susseguono sezioni puzzle, bullet hell o che trasformano il gioco in un’avventura testuale. Ad affascinare è anche la complessità della narrazione che si muove tra passato e presente, tra il fantasy e la fantascienza, senza mai svelare completamente le sue carte. Il giocatore viene fatto camminare su un tappeto sotto il quale è stato nascosto un quantitativo importante di polvere, percepibile sensibilmente ma invisibile.

In Replicant ritroviamo un altro concetto caro a Yoko Taro: il relativismo. Seppure non siamo di fronte alla raffinatezza e alla completezza con le quali questo concetto viene espresso in Automata, la potenza comunicativa che acquisisce Replicant attraverso i suoi rovesci di medaglia e i suoi cambi di prospettiva non può non impattare il giocatore: è ciò che rende l’opera di Taro un unicum nel panorama videoludico. Il gioco diventa un testo che si legge più e più volte per acquisire nuove chiavi di lettura che alla fine ci restituiscono il senso dell’intero racconto. La narrazione si fa eclettica, stratificata, si muove all’interno del virtuale (la cancellazione del salvataggio come cancellazione dell’esistenza all’interno del gioco) e dal virtuale al reale (Kainé che si oppone alle decisioni del giocatore e prende in mano il suo destino attribuendosi una commovente e umana autodeterminazione). Come già detto, tali concetti troveranno la loro massima espressione in Automata, nei cui confronti Replicant appar(iva)e come una sorta di prototipo.

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ToyLogic, lo studio incaricato del remake, ha voluto ricalcare il feeling di gioco degli action targati PlatinumGames. I movimenti sono fluidi, gli scontri galvanizzanti ed epici. Tuttavia la base del gameplay non è stata cambiata e questo remake ha il paradosso di evidenziare maggiormente i limiti ludici che nell’originale si bilanciavano con la claudicante realizzazione tecnica. Arriverà abbastanza presto il momento in cui la facilità e la ripetitività dei combattimenti prende il sopravvento e ci si rende conto della basilarità del concept che anima il cuore action del gioco.

Altro elemento in cui Replicant mostra(va) il fianco è nelle decine e decine di quest secondarie che intrappolano il giocatore in un eterno viavai alla ricerca di materiali e cose del genere. In alcune di queste missioni il gioco non si fa tanti scrupoli a mascherare l’intento parodistico dietro la struttura tanto lineare e monotona delle quest, il che rientra perfettamente tra gli intenti narrativi già discussi in precedenza.

Non si può non segnalare però una certa ingenuità nelle intenzioni di Yoko Taro, dato che spesso il confine tra esigenze di copione e perdita di tempo viene ampiamente superato. Inoltre se è vero che molte di queste missioni sono opzionali, è anche vero che è un peccato lasciarsi sfuggire i frammenti di storie che messi assieme ci aiutano a dipingere quel quadro fantastico che è il mondo di Nier Replicant.

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Luigi "abyssent" Peccerillo
Frequenza Critica

Nato nell’agglomerato urbano di Neo-Caserta, passa il suo tempo in un tumulo digitale tra videogiochi, film vecchi e dischi tristi.