TrackMania parte forte ma sbanda presto

È auspicabile quanto prima un rientro ai box.

Stefano Lucchi
Frequenza Critica
5 min readJul 24, 2020

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In previsione dell’arrivo del nuovo TrackMania, il sottoscritto aveva fatto il punto sulla situazione della serie e mostrato un certo pessimismo per il nuovo capitolo in arrivo. Ora che finalmente suddetto titolo è uscito e ho avuto modo di metterci le mani sopra, è giunto il momento di vedere come sono andate le cose. Come si può capire dal titolo, la risposta è “non bene”.

Appena si avvia il gioco si può decidere se buttarsi sui tracciati in singolo, dedicarsi al multiplayer o iniziare a pasticciare con l’editor come sempre. Iniziando a correre, ci si ritrova fin da subito immersi nelle solite meccaniche solide come roccia che accompagnano la serie, caratterizzate dal giusto connubio di accessibilità e profondità.

È importante puntualizzare da subito che questo ennesimo episodio della serie in realtà non è altro che un remake del vecchio Nations, motivo per cui i membri del team Nadeo hanno dovuto fare delle scelte non tra le più semplici. La prima e più ovvia di tutte: come approcciarsi a questo remake dal punto di vista dell’ambientazione? La Stadium è da sempre la più apprezzata ma è già stata utilizzata più volte in passato e riproporla pari-pari avrebbe potuto generare una certa stanca presso i giocatori. La soluzione scelta è stata, quindi, quella di mantenere sì l’ambientazione classica ma di infarcirla di un numero maggiore di tipologie di terreno per aumentarne la varietà, ed ecco così che oltre all’asfalto da gara “classico” sono comparsi fondi stradali come la terra battuta in stile da tennis (che va a sostituire il vecchio fondo sterrato), le sezioni a dosso e il ghiaccio. Quest’ultima si conferma praticamente da subito come una scelta piuttosto infelice, perché nulla è più detestabile di avere sotto le ruote un fondo scivoloso quando si sta cercando di limare i centesimi di secondo sul proprio giro per stabilire un nuovo record. I tracciati presenti nella campagna in singolo sono abbastanza pochini — appena 25 — e sono senza dubbio utili al novizio per adattarsi ai nuovi tipi di terreno. Il problema è che un giocatore navigato rischia di esaurirli decisamente in fretta, generando la sensazione di aver giocato a poco più di un tutorial.

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Uno screenshot di una sessione multiplayer. L’interfaccia è stata snellita.

Un’altra scelta difficile da prendere per il team francese era il come monetizzare un titolo che originariamente venne rilasciato gratuitamente, ed è qui che le cose si sono complicate drasticamente: questo remake mantiene l’accesso iniziale gratuito — si può scaricare senza costi da Uplay ed Epic Games Store — ma sono stati aggiunti dei piani di abbonamento dietro ai quali sono stati bloccati alcuni contenuti. Il pacchetto base contiene i livelli in singolo e la possibilità di giocare in multiplayer ma bisogna pagare per avere alcune modalità extra e funzioni basilari come la chat, la possibilità di creare e gestire club o di cambiare la skin della propria macchina. La situazione è ulteriormente resa difficoltosa dalla presenza di ben tre tipologie di abbonamento, e non è particolarmente semplice capire quale faccia al caso nostro, tanto più che l’interfaccia principale di gioco non è chiara nel mostrare cosa è accessibile normalmente e cosa è nascosto dietro a quale abbonamento.

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Vedrete spesso queste schermate, anche perché il menù principale del gioco non fa distinzione tra cosa è gratis e cosa no.

Come se già questo non bastasse, la situazione peggiore la si raggiunge quando si prova a usare l’editor di tracciati: il gioco pone un editor base utilizzabile regolarmente con il pacchetto gratuito e uno avanzato che è invece quello che permette di creare piste con tutti i crismi, praticamente l’equivalente dell’editor così come compare in tutti gli altri capitoli della serie. Con il solo pacchetto base non solo non si può personalizzare a dovere i tracciati con cartelloni, alberi, distese acquatiche e quant’altro (fastidioso, ma sarebbe il meno), ma non è neanche possibile terraformare l’ambiente per sfruttarne lo spazio e la verticalità e piazzare variazioni della pista come ostacoli o giri della morte, rendendo la creazione di tracciati vari o quantomeno interessanti praticamente impossibile. Questo è particolarmente grave non solo perché il gioco da sempre gode di un online infinito grazie alla possibilità di correre sui tracciati costruiti dagli utenti, ma anche e soprattutto perché in questo capitolo i tracciati riutilizzabili dal single player sono per l’appunto pochi, così come sono pochi quelli creati successivamente da Nadeo (pubblicati per di più a rotazione per un periodo di tempo limitato). Una soluzione così invasiva è estremamente probabile che porterà sulla — neanche troppo — lunga distanza i giocatori ad abbandonare il nuovo capitolo e a tornare magari a giocare a Nations Forever e United Forever come già avevano fatto dopo l’insuccesso delle iterazioni più recenti della serie.

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I quattro tipi di terreno mostrati attraverso l’editor base, utilizzabile sia con mouse e tastiera che con il pad.

Il quadro generale è desolante: i contenuti scarseggiano, il modello di business è fin troppo invasivo e al lancio ci sono problemi tecnici non di poco conto. C’è però un altro aspetto che personalmente mi infastidisce ancora di più, ed è il constatare come in sede di recensione le testate di settore nostrane non abbiano sottolineato carenze così gravi e abbiano mediamente recensito questo reboot in maniera sommaria, affibbiando buoni voti assolutamente immeritati. Tanto per darvi un’idea, questa è la pagina Metacritic del gioco, guardate dove sono collocate le recensioni delle testate italiane. Quello che ha fatto Nadeo in questa sede è grave e se Frequenza Critica desse i voti potreste star certi che questa recensione non sarebbe passata inosservata.

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