FINECO. The new logo (!?)

Analisi di un brand restyling tipograficamente cannato.

Mirko Visentin
Graphic Design Italia
4 min readApr 21, 2016

--

In un periodo storico in cui tutti i grandi brand si stanno rifacendo il look — con risultati il più delle volte discutibili, tipo Google, TIM, Enel — la “mia” banca non poteva restare a guardare.

E così capita che un paio di giorni fa ricevo un’email con questo messaggio:

Abbiamo semplificato la banca. E anche il logo.

Dal 1999 continuiamo ad innovare con un chiaro obiettivo: rendere la banca più veloce, più accessibile, più completa. In una parola: più semplice.

Dal 21 aprile semplifichiamo anche il nostro logo. Un design essenziale e pulito, più vicino all’immagine contemporanea di Fineco. Una banca che, unendo semplicità e innovazione, ha reso soddisfatti 1 milione di clienti.

Grazie per continuare a far parte della nostra storia.

La banca in questione è Fineco, di cui sono cliente affezionato e orgoglioso da ormai 15 anni. Una delle prime banche online, con un home banking che fa ancora impallidire gli altri istituti di credito (almeno quelli che negli anni ho avuto modo di provare: da InBank a WeBank a PosteItaliane), tanto da essersi meritata numerosi premi tra cui — per cinque anni consecutivi, dal 2011 al 2015 — quello di Sito web dell’anno, categoria Finanza.

Devo confessare che era da un pezzo che mi chiedevo cosa aspettassero a dare una rinfrescata a quella “cosa” a metà tra un pulsantone e un lingotto che è il logo con cui Fineco ha esordito sul mercato nel 1999. Un logo figlio del suo tempo e del suo contesto, ovvero il web delle origini, ancora pervaso dello skeuomorfismo che tanto piaceva anche a Steve Jobs.

Logo 1999

Leggere quella frase — Abbiamo semplificato la banca. E anche il logo — mi ha quindi riempito di aspettative. Aspettative prontamente deluse dal risultato…

Logo 2016

Il problema, tanto per cambiare, è tipografico; sta cioè nella scelta e nell’uso della font. Font che — come nel caso di Google e Enel — “è” il logo, essendo stato bandito qualsiasi altro segno distintivo che non fosse tipografico.

Il problema dei caratteri senza grazie — o bastoni, o lineari — maiuscoli è che si assomigliano un po’ tutti, se non per alcune lettere distintive, che solitamente sono la R, la S, la Q, la G, la M e la C.

Appunto, la C… L’unica lettera su cui doveva restare alta l’attenzione era la C, in quanto sola portatrice di “carattere” a quel logo.

Tolti infatti gli orpelli del vecchio marchio (bordo grigio, effetto 3D, sfumatura del blu) è emersa in modo drammatico la disarmonia di quella lettera nel contesto generale, e specialmente nel confronto con la O, tanto da sembrare presa da un altro set di caratteri.

Se confrontiamo la larghezza dell’ellisse della O con quella della C la differenza è di un buon 15%, col risultato che la C sembra prendersi molto più spazio del necessario.

Insomma, da una banca del genere, che nel lontano 1999 ha saputo osare lanciandosi in un mercato completamente emergente (una banca senza… banche, che affidava le transazioni ad internet in un periodo in cui si navigava ancora a 56K: ma chi ci credeva?), mi aspettavo non dico una rivoluzione tipo quella operata — nel bene o nel male — da Enel, ma quanto meno degli interventi che andassero ad aggiustare definitivamente gli errori del passato.

Inutile parlare di semplificazione, strizzando l’occhio — seppure in ritardo di un paio d’anni — al flat design, se poi non trovi il coraggio di cambiare nemmeno la font. Che poi, ripeto: era un bastone maiuscolo! Chi mai se ne sarebbe accorto, a parte noi quattro typo-maniaci?

Per non parlare dall’infelice accoppiata cromatica giallo-oro/blu-elettrico

Allora mi son chiesto: e se avessero proposto a me di rivedere, senza stravolgerlo, il logo di Fineco?

La risposta è stata questa:

La scelta della font è caduta sull’Avenir di Adrian Frutiger, disegnato alla fine degli anni ’80 con l’intento chiaro di migliorare l’ormai consunto Futura, progettato sessant’anni prima da Paul Renner. Ma poteva andar bene anche il Gotham, che nel maiuscolo gli assomiglia moltissimo.

La cosa importante era introdurre una C che fosse armonica e “di carattere”. E la C dell’Avenir lo è, sicuramente più di quella dell’Helvetica o di altri bastoni più famosi.

Il resto è venuto da sé: separazione dell’insostenibile coppia giallo-oro/blu-elettrico; omologazione della tonalità del blu con quella utilizzata nel sito; logo-tipo in negativo (bianco su azzurro); diminuzione del raggio di curvatura degli angoli del rettangolo.

Concludendo, se la “mia” banca, quella di cui sono sempre stato così orgoglioso, avesse prestato almeno questa volta un po’ più di attenzione nel curare il proprio brand, oggi — giorno del lancio del nuovo logo — l’home page del suo impareggiabile sito sarebbe così…

--

--

Mirko Visentin
Graphic Design Italia

Book/Web/App designer fissato con la storia dell’editoria, della tipografia e della letteratura italiana. Mi occupo di UX e UI design per sputnikweb.it