L’Epilettico Cucchi
Perdonate l’amarezza
Sto scrivendo questo pezzo Giovedì 6 Ottobre, per voi è Domenica invece, e ovunque si legge di Stefano Cucchi e dell’ultima perizia. Anzi, quest’ultima non viene proprio letta, un po’ perché sarebbe un mattone da duecentocinquanta pagine e un po’ perché è molto più facile soffermarsi all’aspetto superficiale della vicenda, badare alla storia da raccontare e non alla sostanza e alla verità.
Stefano Cucchi è morto per una crisi epilettica.
Fa comodo vederla così. Gli uni e gli altri si appoggiano su questa prima pagina. Per gli uni è una scusa per attaccare nuovamente la polizia e sbandierare le immagini di quel povero corpo martoriato, per gli altri un utile escamotage per negare ancora il nesso fra il pestaggio e la morte.
In mezzo ci sono gli Epilettici veri. Come me, come tanti.
L’Epilessia è messa su un tavolo di confronto con gli ematomi di un cadavere, viene minimizzata, usata per vignette e meme più o meno ironici o amari. Quando (e perdonate il termine) la gente comune non sa niente di Epilessia e non ne vuole sapere. Ho un feedback personale in questo, il fallimento totale della mia conversation pubblicata qui. Non ho ricevuto una, e nemmeno una domanda. Ma come sempre sull’argomento del giorno si diventa tutti esperti. L’Epilessia finisce sul giornale per il motivo sbagliato o non ci finisce affatto, non è degna di attenzione.
Tutto questo mi ha portato ad una considerazione e a una domanda. Ho capito che il mio ottimismo questa volta mi ha fregato, che le persone ignorano l’epilessia molto più di quanto pensassi. E che sì, ho fatto bene a creare Guerrieri Agitati (questa è una seconda considerazione, è vero). In merito alla domanda.
Lo sapete che l’Epilessia è una malattia vera?
Non è il mio compito fare sulla luce sul caso Cucchi o inerpicarmi su pareti di spiegoni. Altri lo fanno molto meglio di me. Posso però fornirvi gli strumenti per saperne di più sulla malattia e evitare di postare in rete materiale deleterio e offensivo, e chissà, a non fare paragoni senza senso.
E se non basta chiedi a me.
PS: Un forte abbraccio a Ilaria Cucchi, che da sempre combatte contro lo spettro di questa patologia dall’inizio delle indagini. Le auguro un giorno di potersene liberare come lo auguro a tutti noi malati sul campo.