Elke Glante

La condizione femminile nella DDR.

Giada Farrah Fowler
I BAMBINI DI GOLZOW

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Non è stato facile per Junge avvicinarsi a Elke, non le è mai piaciuto parlare di sé. É la terza di cinque figli, il padre è un ex allevatore di maiali rimasto senza lavoro e riciclatosi come trattorista, la madre viene dalla Slesia, dà una mano al forno del paese. La sua famiglia aveva trovato asilo a Golzow dopo la guerra ed aveva iniziato da capo in una vecchia fattoria semidistrutta.

A sei anni la vediamo piangere per essere stata schernita dopo aver perso la gara di addizioni alla lavagna, ma dopo i singhiozzi apparirà il suo consueto sorriso. É una bambina obbediente, diligente, ha quaderni ordinatissimi. Ogni mattina va a scuola in bicicletta, anche quando la neve ricopre i campi ed i laghi sono ghiacciati.
É cattolica e prenderà parte alla Jugendweihe solo come spettatrice.

Finita la scuola, nel 1971 inizia un corso professionale per diventare disegnatrice tecnica e lo completa nel 1973. Quando poi inizia un corso di ricostruzione parziale, qualcosa sconvolge i suoi piani: ad appena 18 anni dà alla luce una bambina, Doreen.

Il matrimonio civile con Dietmar Glante, tipografo, si celebra il 25 gennaio
1974, quello cattolico il 15 giugno. L’amore però non durerà nemmeno un anno.

Già all’età di 11 anni Elke si era preparata all’incontro con i russi, i suoi coetanei della guarnigione sovietica a Kustrin-Kietz. Dieci anni dopo è progettista industriale e lavora spesso con i russi, poiché il suo studio si occupa di “edilizia speciale” ed ottiene la maggioranza delle commissioni sovietiche in Germania, costruendo gli edifici del Partito e dello Stato nella DDR. A lavoro spesso è l’unica donna, si sente moderna ed emancipata, è felice di essere autonoma e indipendente.

Qualche anno dopo, in azienda, conosce Wolfgang, ingegnere elettronico. I due convivono, ma lei non intende risposarsi. Con Dietmar non ha più rapporti, a lui non è mai interessato occuparsi di sua figlia. Nel 1983, dall’unione con Wolfgang — che non è ben visto dalla famiglia di Elke — nasce Ulrike.
Non hanno ancora cambiato casa, nonostante la necessità: la ditta offrirebbe loro quattro stanze in una zona un po’ decentrata. Ci sarebbe un’altra possibilità: lo stesso numero di stanze nelle vicinanze del luogo di lavoro, ma solo a condizione che si sposino. Anche se hanno già preso per la fine di maggio un appuntamento per formalizzare la loro unione, sono restii a farlo. Se non si sposano, per legge, l’appartamento dovrà essere diviso: due camere e il salotto a lei, una camera a lui. Sembra quasi la richiesta di concessione di una grazia.

Dal gennaio 1986 Wolfgang si trasferisce a Meissen, lavora lì: la loro relazione è già terminata. Elke ora sta con Klaus, si sono conosciuti in estate grazie ad un amico comune. Le bambine lo chiamano già papà ed il parere della famiglia di Elke nei suoi confronti è molto migliore rispetto a quello che avevano su Wolfgang. Lui è un soldato dell’Esercito Nazional Popolare.

Nel 1991 la incontriamo di nuovo: non si era fatta intervistare negli anni precedenti, era stata cauta, visti gli accadimenti storici. Ora è cittadina federale ed il suo lavoro è a rischio, poiché il principale cliente, l’esercito sovietico, è stato perso dopo la Svolta.
É molto scettica riguardo al futuro, soprattutto in ambito lavorativo: dal primo febbraio l’azienda sta considerando la possibilità di diminuire l’orario di lavoro dei dipendenti. Dicevano che l’unità tedesca avrebbe portato vantaggi ma per il momento non se ne intravedono.
Se c’è da essere obiettivi però — fa notare Elke — è stato commesso un errore fatale: rimanere indietro con la produttività; la sicurezza sociale che tutti avevano andava sostenuta economicamente, l’economia pianificata
non portava a una crescita economica paragonabile a quella dell’ovest, la mancanza di beni era diffusa nella società, le condizioni di vita erano molto inferiori rispetto a quelle dei compagni occidentali, la stampa e gli stessi individui erano sottoposti a uno stretto controllo da parte dello Stato.
Nessuno ha agito in tempo.
Anche la situazione dell’apprendistato non è rosea, dopo la scuola saranno in pochi ad accedere ai corsi professionali, e anche per ciò che concerne gli asili nido non si sa quali saranno gli sviluppi successivi: prima era tutto sicuro, adesso le preoccupazioni sono emerse, tutte insieme, improvvisamente.

Nella centrale radio della polizia di frontiera, a Francoforte sull’Oder incontriamo l’ex “compagno capitano” Klaus: adesso è un commissario della polizia di frontiera, l’uniforme è diversa, il suo passato non gli viene rimproverato, ma è difficile abituarsi al nuovo ordine di cose. Sembra che non ci sia pace nella vita sentimentale di Elke: anche la loro storia è terminata.

Ci spostiamo a Lebus nell’inverno ‘95-’96, confine della DDR e della Germania riunita. Da quando è caduto il Muro qui ci sono molti terreni incolti, vengono costruite decine di villette, pronte per la consegna delle chiavi. Si aspettano inquilini, compratori, investitori. Siamo a metà strada tra Golzow a nord e Francoforte a sud: Elke ha sempre voluto abitare vicino a una grande città.

Ha perso il lavoro ma, statisticamente, non è disoccupata: ha ottenuto un posto in un corso di riqualificazione con il quale impara ad usare i programmi informatici per il disegno tecnico.
La figlia maggiore ha frequentato un corso professionale all’ovest e adesso lavora al banco della gastronomia di un supermercato: è una commessa specializzata, ancora in prova, e nel 1996 diventerà madre a sua volta.

C’è un altro uomo adesso nella vita di Elke: è Friedel Buscher. Una signora di Francoforte sull’Oder e un signore di Francoforte sul Reno. Lui da un anno lavora all’est nel campo dell’edilizia e i due stanno costruendo insieme una casa nella Francoforte dell’est.

L’essersi soffermati così spesso sulle vicende sentimentali di questa donna non vuole rappresentare l’intenzione di inoltrarsi in indiscrezioni da rivista patinata. Possiamo trarne, anzi, importanti indicazioni per comprendere meglio la questione femminile dell’epoca.

L’immaginario sociale ereditato dal nazionalsocialismo, che relegava le donne nel triangolo Kinder, Küche und Kirche (figli, cucina e chiesa) viene profondamente sovvertito nella DDR.

Lo abbiamo già notato con Gudrun Klitzke la quale, seppur partendo da una posizione favorita (figlia di una delle personalità più influenti di Golzow), diventa sindaco: la partecipazione alla cosa pubblica, la politica ed il lavoro non sono solo cose da uomini.

Le donne vengono pienamente integrate nell’immaginario agricolo ed operaio, movimentano trattori, macchine trinciaforaggio, gru ed autocarri, un po’ in nome dell’emancipazione femminile, un po’ date le circostanze economiche. Mancano gli uomini, scomparsi in guerra o emigrati in occidente prima della costruzione del Muro, le ingenti riparazioni richieste dall’Unione Sovietica rendono la ripresa notevolmente più lenta che all’ovest.

Si accumuleranno così misure volte a favorire l’accesso delle donne alla produzione e a distribuire socialmente gli oneri della maternità. Alla parità salariale, introdotta già dal 1946 dall’Amministrazione militare sovietica, seguono l’assistenza sanitaria, agevolazioni negli orari di lavoro, assegni per ragazze madri, la progressiva estensione del congedo di maternità e la costruzione di un capillare sistema di asili.

Agevolazioni sociali per le donne
- Riduzione a 40 ore della settimana lavorativa a pieno salario per tutte le madri con due o più figli fino a 16 anni di età (normalmente sarebbero 43h 45’ e 40-42 per i turnisti).
- Un giorno pagato al mese per il disbrigo dei lavori domestici per tutte le donne sposate, con figli fino ai 16 anni di età e nubili a partire dal 40° anno d’età.
- Licenza pagata di gravidanza e puerperio per 26 settimane, in vigore sin dal 1976 (nel 1950 erano 11, nel 1963 erano 14, nel 1972 erano 18 settimane).
- Assegno statale di 1.000 marchi per ogni nato (corrispondente circa a un salario mensile).
- Congedo retribuito di nascita di un anno a partire dal secondo figlio; il sussidio ammonta al 70-90% del reddito medio; tutti i diritti al posto di lavoro e alle ferie rimangono invariati.
- Congedo non retribuito di un anno per madri sposate dopo la nascita del primo figlio, con salvaguardia dei loro diritti nell’azienda. Le madri nubili percepiscono un sussidio corrispondente a quello di malattia (70-90% dello stipendio) fino al compimento del terzo anno d’età del figlio, se non è disponibile un posto in un asilo nido.
- Congedo retribuito per l’assistenza a un figlio malato per donne nubili (1 bambino: 4 settimane, 2 bambini: 6, 3: 8, 4: 10, 5 e più: 13 settimane all’anno).

Nel 1965 il Codice del diritto di famiglia ripartisce equamente tra marito e moglie l’onere del mantenimento e dell’educazione dei figli. Nel codice è espresso chiaramente come il rispetto e l’amore tra i coniugi sia un elemento necessario per una famiglia sana e protetta dalle influenze occidentali “per la felicità dei singoli e per creare giovani disposti a lavorare con piacere per la propria società”. Lo Stato si poneva come garante del nucleo familiare, permettendo ai genitori di svolgere il loro compito nei confronti dei figli.

Dal Codice di diritto di famiglia della RDT (20 dicembre 1995)
§ 2 — La parità dei diritti dell’uomo e della donna influenza in modo determinante il carattere della famiglia nella società socialista. Essa obbliga i coniugi ad organizzare i loro rapporti in modo che ambedue possano salvaguardare pienamente il diritto allo sviluppo delle proprie capacità a vantaggio personale e sociale. Essa esige nello stesso tempo che si rispetti la
personalità dell’altro e che lo si sostenga nello sviluppo delle sue capacità.
§ 10 — (1) Entrambi i coniugi danno il proprio contributo all’educazione e alla cura dei figli e nella gestione della casa. Ai rapporti dei coniugi tra loro si deve dare un assetto tale da consentire alla donna di conciliare la sua attività professionale e sociale con la maternità.
(2) Se il coniuge, senza una precedente attività lavorativa, trova un’occupazione o se decide di istruirsi ulteriormente o di svolgere un’attività sociale, l’altro sostiene con rispetto e aiuto solidali il suo proposito.
§ 13 — (1) Appartengono ad entrambi i coniugi tutti gli oggetti, l’intero patrimonio ed i risparmi acquisiti durante il matrimonio con redditi da lavoro o di altro genere.

Il divorzio viene agevolato a tal punto — anche nei tempi e nei costi — da mutare radicalmente la funzione stessa dell’istituto del matrimonio. Alla fine degli anni ‘60 la DDR registra uno dei tassi di divorzio più alti del mondo.

L’aborto viene consentito non solo in caso di minaccia alla salute fisica della madre, ma anche per il suo benessere psichico e sociale (e nel 1972 viene pienamente legalizzato entro il primo trimestre di gravidanza, provvedimento ben accetto da parte della popolazione ed al quale si opponevano principalmente la Chiesa e la CDU — Unione Cristiano Democratica).

Il rapporto delle istituzioni con il sesso non era definito rigidamente, ma si muoveva tra permissivismo e il conservatorismo facente capo alla rigidità dell’ufficio politico della SED, il Politburo: il sesso era visto come una distrazione dagli obiettivi socialisti, eppure — negli anni ‘50 — ad esempio, circolò un volume particolare, il “Nuovo Libro del Matrimonio”, che incoraggiava i maggiorenni a non aver paura di avere rapporti sessuali prematrimoniali, contrastando la morale della Chiesa.

Dalla nascita della DDR il numero dei divorzi e degli aborti crebbe in maniera esponenziale, come anche le nascite al di fuori del matrimonio.

Uno degli obiettivi della SED era quello di aumentare il numero delle nascite, portare le donne nel mondo del lavoro e ristabilizzare l’immagine della DDR a livello internazionale, creando donne lavoratrici, autonome, al pari degli uomini socialisti “per dimostrare che la RDT avrebbe avuto un tasso di natalità più alto della RFT e degli altri paesi occidentali poiché il socialismo aveva sviluppato una società in cui era più facile vivere felicemente e dove i cittadini credevano nel futuro, un modello nuovo, aperto ai cambiamenti, un paese in cui i giovani potessero esprimere se stessi liberamente.

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Giada Farrah Fowler
I BAMBINI DI GOLZOW

Opinion leader, socia Aci, trascrittrice braille, testimone oculare, insegnante di cockney. Un'infanzia tormentata e un'adolescenza anche più dolorosa.