Passioni, network effect e Clubhouse

Simone Barilaro
Il peso delle parole -
5 min readMay 5, 2021
Classica grafica last minute creata con Canva

Era davvero tanto che non scrivevo. L’ultimo articolo scritto qui è datato ottobre 2020. Se dovessi fare una media sarebbero due articoli all’anno, che vergogna.

Eppure detesto gli alibi, ma amo scrivere. Per me soprattutto. Poi anche per gli altri.

“Detesto gli alibi”, mi spiego meglio: detesto le persone che cercano sempre alibi per non caricarsi sulle spalle le proprie responsabilità.

Non ho scritto punto. Evidentemente aspettavo di avere qualcosa di molto interessante da dire. Forse l’ho trovato.

Vado veloce e procedo con l’update.

Una cosa che mi sta piacendo davvero tanto in questo periodo tanto da definirla passione sono i network effect.

Questa cosa mi piace tanto per due motivi: ha molto a che fare con il mio lavoro (che adoro) e con le persone.

Se non sai cos’è un network effect te lo spiego subito.

Screenshot preso dall’articolo di Investopedia

L’effetto rete è un fenomeno in cui all’aumentare del numero di persone/partecipanti, il valore — e la percezione — di un prodotto o servizio aumenta.

Gli esempi più classici di questa roba?

Il telefono, Internet, la blockchain (soprattutto lato speculazione), i social media e Clubhouse nello specifico.

Con Internet la storia è molto semplice. Man mano che la base utenti è cresciuta si è assistito ad un boom nella produzione di contenuti, informazioni, business ecc..

Da quello che ho capito è che comunque esistono tre tipologie di effetto rete.

Diretto, a due lati e locale.

Il direct network effect è quello in cui l’aumentare di utenti porta un aumento di valore al prodotto/servizio anche per gli altri utenti.

Il two-sided network effect è quando sia l’utente sia il venditore del prodotto/servizio aumentano il valore del prodotto o servizio. Questo succede spesso con i marketplace. E questo succede spesso perché l’ingresso di nuovi venditori e acquirenti (o utenti) attira per il marketplace ancora più venditori e acquirenti. Più venditori = pool prodotti più ampio e diversificato. Più acquirenti = pool acquirenti più ampio e diversificato.

Qualsiasi grande network è in realtà composto da network locali più piccoli. Il local network effect è proprio questo. La forza di ogni rete locale è ciò che va ad aumentare la dimensione dell’intera base utenti di un network. Un pò come Facebook. Facebook non è importante per te perché ti permette di connetterti con oltre due miliardi di persone (o giù di lì). Facebook è importante per te perché i tuoi amici, la tua famiglia e le persone che ti interessano stanno li. È con loro che vuoi parlare.

Ora veniamo a Clubhouse però.

Clubhouse è l’ultimo social media che ha spopolato — o stava per spopolare fino a quando Facebook per l’ennesima volta non ha deciso di copiarne la core feature.

Pitch rapidissimo: Clubhouse è una social media app — al momento disponibile solo per iOS — basato sulla voce (audio) e che permette alle persone di unirsi spontaneamente a gruppi di chat (conversazioni).

Fun fact di questa storia è che l’app non ha ancora un modello di monetizzazione consolidato ma ha già all’attivo sette investitori, 110 milioni di $ raccolti e una valutazione superiore ai 4 miliardi di $.

Questa storia c’entra davvero tanto con i network effect.

Si perché il vero valore di quest’app che è arrivata a fare questi numeri non sono i due founder che hanno avuto l’idea del secolo. Ma bensì gli utenti.

Ma allora questi, come hanno costruito il loro network effect che li ha portati a tale fama?

Io ho provato a de-costruire quello che è stato fatto e ho trovato 10 punti chiave:

  1. Timing → Il tempismo di Clubhouse non poteva esser migliore, vuoi per fortuna o per astuzia dei founder, ma uscire con questo prodotto durante una pandemia mondiale è stato un grande vantaggio.
  2. Team e community → Il team di Clubhouse ha fatto, a mio dire, un ottimo lavoro per creare sin da subito una community e dar modo loro di esser owner di una room. Oltre ciò si sono impegnati davvero tanto in tutta la parte di onboarding e planning di eventi.
  3. Silicon Valley → Tutti i posti nel mondo possono creare network effect, ma diciamo che nel mondo tech, la Silicon Valley è ancora molto avanti in questo. Quello che diventa virale in SV molto facilmente verrà accettato nel resto del mondo.
  4. Content creation facile facile → Questo perché essendo l’app content-first, gli utenti creano semplicemente parlando e conversando con il proprio pubblico. A livello di semplicità nella creazione del contenuto è un pò come Tik Tok. Solo che qua è solo click e talk.
  5. Privato → I network effect sono sempre pubblici, di solito. Clubhouse invece istituendo “l’accesso solo su invito” ha creato intorno a se la famigerata FOMO (fear of missing out) che ha fatto letteralmente esplodere la crescita degli utenti.
  6. Valuta sociale → Gli utenti che riescono ad ottenere l’accesso si sentono “esclusivi” e questo fa si che condividano pubblicamente la loro esperienza. La formula potrebbe essere: + referral = + utenti ottenuti gratuitamente.
  7. iOS → Che su iOS molte app performino meglio che su Android non ci piove. Scelta più che strategica uscire con un app disponibile solo per iOS, almeno per la prima fase.
  8. Approvazione iniziale → L’endorsement, come si usa dire nel gergo tech è arrivato da personaggi famosi founder di big tech company, star di Hollywood, venture capitalist, cantanti, sportivi. Insomma l’influencer marketing a servizio della crescita fa ancora il suo dovere anche nel 2021.
  9. PR → Si è cominciato a discutere molto di Clubhouse al momento della sua valutazione di 100 milioni di $. Testate giornalistiche e blog in tutto il mondo ne hanno iniziato a parlare pubblicamente con costanza. L’esito? Boom degli iscritti alla piattaforma e migliaia di post social in cui si cercano disperatamente inviti per entrare in app.
  10. Altre influenze → Ciò che è stato citato finora, non è tutto. Si perché il momento d’oro di Clubhouse è arrivato anche e soprattutto grazie ad altri sei altri fattori quali: l’ascesa dei creator (creator economy), crescita esplosiva dei podcast (voice-first), riconoscimento globale dell’approccio audio-first. Il bisogno di connessioni personali in tempo reale. La ricerca di una valida alternativa a Facebook e Instagram con cui confrontarsi. Trend tech e startup a favore dell’audio-first.

Al momento della stesura di questo articolo Clubhouse non è in un momento ottimo. Anzi diciamo che non se la passa proprio tanto bene.

Facebook gli ha praticamente copiato la core feature e i download sono a picco da un pò.

Era importante però riflettere sul perché le cose avvengono e approfondire come avvengono.

Io nel mio piccolo — facciamo piccolissimo — ho voluto dire la mia su qualcosa che mi interessa personalmente: passioni, network effect e social media.

Il peso delle parole è una rubrica scritta senza bozze, revisioni o feedback di alcun tipo. Non vi è una frequenza di pubblicazione dettata da nessuno . Raccoglie pensieri, sensazioni e riflessioni derivanti dalla quotidianità di un ventitreenne romano, con un leggero stile umoristico e tanti errori di battitura.

Ci sentiamo alla prossima, non so quando, ma ci sentiamo. Se invece vuoi entrare in contatto con me puoi farlo da QUI.

--

--