Il boom degli influencer virtuali: da icone di stile a modelli d’ispirazione

L’industria della moda è quella ad aver abbracciato maggiormente il fenomeno degli influencer virtuali, avatar ingaggiati da brand di lusso per collaborazioni da capogiro

Francesca Migotto
Innovation Eye
3 min readMar 20, 2020

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Balenciaga Virtual Influencers

Prada e Moncler per l’alta moda, Vans e Diesel per lo street style, sono alcuni dei brand che si sono lanciati nel business virtuale a suon di collaborazioni miliardarie, passerelle internazionali e scatti “instagrammabili”. Grande opportunità per l’industria della moda ma plausibile sospetto per coloro che vedono in questo nuovo trend una disumanizzazione del rapporto brand-utenza e una riaffermazione della logica dell’apparire su quella dell’essere. Che sia un semplice escamotage per risparmiare su influencer reali, il nobile desiderio di offrire modelli ispirazioni o una chance per riflettere sugli avanzamenti tecnologici, il discorso è più complesso di quanto possa sembrare.

Marc Jacobs, stilista statunitense, è il primo nel 2013 ad abbracciarne le potenzialità, vestendo l’ologramma di Hatsune Miku, “vocaloid” animato in 3D, nei suoi tour musicali in giro per il mondo. Segue a ruota l’azienda francese d’alta moda Louis Vuitton, che sceglie il personaggio fittizio di Final Fantasy come testimonial per la sua campagna primavera-estate Lightning del 2016. Lo stesso anno la computer grafica, tra la Silicon Valley americana e i quartieri I-Tech dell’Estremo Oriente, si sbizzarrisce e partorisce avatar dalle sembianze umane ma con pixel al posto del corpo. Erica, Shudu, Noonoori, Miqela sono la risposta di anni di studi, ricerche e lavori ma ancora di più la proiezione di come vorremmo essere: belle, irraggiungibili, perfette, ma non per questo “inconsistenti”. Ognuna di esse, infatti, ha una storia personale e racconta gli ideali e i valori che caratterizzano coloro che le hanno plasmate.

Erica, donna androide creata dalla società giapponese di robotica e IA Hiroshi Ishiguro Laboratories. Nasce per rispondere a due quesiti fondamentali: come gli avanzamenti tecnologici abbiano portato ad interazioni tra uomini e robot; perchè sensibilizzare l’opinione pubblica verso tale fenomeno. Interessante la collaborazione con Gucci per la campagna “Why are you scared of me?”.

Shudu, top model virtuale del fotografo inglese Cameron-James Wilson, che si ispira alla modella nera, Duckie Thot. L’ondata di ammirazione nei suoi confronti non è, tuttavia, esente da critiche, essendo la prima modella di colore virtuale. Cameron viene accusato di razzismo per aver accentuato peculiarità della donna, che a sua detta servivano solo per celebrarne la bellezza. Perfetta ed intoccabile non ha rivali, se solo non fosse un esperimento di laboratorio.

Quindi Noonoori, creatura di Joerg Zuber e dell’agenzia di branding e design, Opium, che fin dalla sua prima apparizione si è vista proporre contratti da capogiro dai più importanti brand d’alta moda e ad oggi conta almeno 300.000 follower IG. La partecipazione a eventi esclusivi con vere influencer quali Chiara Ferragni e Bella Hadid è l’occasione perfetta per riflettere su quanto la reciproca collaborazione possa portare a risultati inimmaginabili.

Il caso Lilmiquela: socialmente impegnata e con problemi di cuore

Lilmiquela, la modella che non esiste, ma ha 2 milioni di follower

Lilmiquela, scommessa dell’azienda statunitense di business multimediale Brud Company, non è la solita animazione 3D che ci aspetteremmo. A renderla speciale il suo essere la tipica ragazza della porta accanto, bella, educata, gentile, che ci fa invidia perché vorremmo essere come lei. Eppure, l’essere una macchina da soldi stupisce meno che pensare che possa provare emozioni, avere idee, sposare cause civili come il movimento Black Lives Matter o la protesta contro la vendita delle armi negli USA. E’ paradossale eppure Miquela non si limita a vivere e a comunicare sui social ma compare in interviste di Business of Fashion in cui racconta se stessa. Ha un fidanzato e una migliora amica, entrambi virtuali, le cui foto intasano il suo feed Instagram. Potremmo dire essere una di noi, se solo la sua vita non si svolgesse ogni giorno in diretta sui social. Per seguirla? Basta aprire un profilo Instagram.

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