I giganti del mare tra passato e presente

A bordo dei transatlantici per raccontare le storie e le speranze di chi viaggiava verso le “Meriche” in cerca di una nuova vita.

L'Italia delle Navi
italiadellenavi
6 min readJan 14, 2020

--

Il secondo episodio de L’Italia delle Navi parte da Genova, precisamente dalla Stazione Marittima, uno dei luoghi da cui sono partiti tantissimi italiani in cerca di fortuna nelle Americhe.

La stazione marittima di Genova

In posti come questo resta l’eco dei viaggi delle famiglie che tra la fine del 1800 e i primi decenni del XX secolo si ammassavano sulle banchine dei porti per salpare oltreoceano. Nelle loro valigie la voglia di cercare fortuna altrove, i passaporti, vecchie foto di famiglia e la guida dell’emigrante.

Una guida dell’emigrante per San Paolo, Brasile. Credits: Wikipedia.

A volte questi libricini erano venduti dallo Stato e vi si trovavano consigli per il viaggio, informazioni sul paese di destinazione e un mini vocabolario di primo soccorso. Molto spesso erano prodotte dai paesi che volevano attrarre manodopera dall’Europa e mostravano immagini da paradiso terrestre: sconfinate pianure dall’esuberante vegetazione, case linde, ordinati quartieri cittadini. Quasi mai le descrizioni corrispondevano a verità.

Fondazione Ansaldo — La guida dell’emigrante
Una guida dell’emigrante del 1902. Credits: Fondazione Ansaldo.

Diverso il discorso per chi emigrava con un biglietto di prima classe in tasca. “Fai del viaggio la tua vacanza” era l’invito che i passeggeri di prima trovavano sul retro dei loro biglietti. Ed infatti il loro viaggio era un alternarsi di spettacoli esclusivi, musica e buon cibo. Un po’ quello che succede oggi sulle favolose navi da crociera che solcano i mari di tutto il mondo, come Costa Diadema, definita la regina del Mediterraneo, punta di diamante della flotta Costa Crociere.

La Costa Diadema in navigazione

Varata nel nel 2014, la Costa Diadema è stata l’elegante Ammiraglia della flotta fino al 3 marzo 2019, quando è stata sostituita dalla Costa Venezia. Lunga 306 metri e larga 37, la nave può ospitare fino a 4.947 passeggeri, per un totale di 1.862 cabine. Gli interni sono sono stati inoltre disegnati dall’architetto statunitense Joseph Farcus, con il contributo di 41 artisti, di cui 38 italiani, tra pittori, scultori, fotografi, grafici, intagliatori e mosaicisti. Oggi è anche possibile verificare l’attuale posizione grazie alla webcam di bordo.

Il Rex in un’illustrazione dell’epoca. Credits: Wikipedia.

Si potrebbe affermare che le moderne navi da crociera nascono nel 1932, anno del varo del Rex, il più celebre e veloce transatlantico dell’epoca ed il più grande mai costruito fino al varo nel 1991 della Costa Classica. Su questa nave lunga 270 metri, i viaggiatori potevano godere di ogni comfort, agio ed esclusivi manicaretti. Costruito nei Cantieri Ansaldo di Genova, fu proprio qui che il Rex salpò nel 1933 verso New York. La traversata di soli quattro giorni, 13 ore e 58 minuti assicurò la vittoria del premio internazionale Nastro Azzurro, consacrando il Rex come nave più veloce del mondo.

L’affondamento del Rex. Credits: Visitizola.com

L’8 settembre 1944 il Rex si trovava nelle vicinanze di Trieste, tra Isola d’Istria e Capodistria, oggi in Slovenia, dove fu avvistato dai ricognitori della Royal Air Force e quindi bombardato con 123 razzi. La nave bruciò per quattro giorni prima di affondare. Stessa sorte era toccata al transatlantico Conte di Savoia della stessa compagnia bombardato dalla RAF nel 1943.

Il Rex, il transatlantico più grande mai costruito fino al varo nel 1991 della Costa Classica [Credits: https://www.velaemotore.it]

Per la maggior parte degli emigranti, però, il viaggio era tutt’altro che confortevole, in particolare per quelli che di terza classe. Il biglietto per la terza classe costava 150 lire, pari allo stipendio di tre mesi di lavoro di un bracciante. Affrontare la lunga traversata voleva dire vivere, anche per settimane, in situazioni gravose, con scarse condizioni igieniche e sanitarie.

Arrivati a destinazione, chiunque viaggiava dall’Europa agli Stati Uniti sbarcava a Ellis Island, punto di ingresso per tutti gli aspiranti nuovi cittadini americani. Gi emigranti, oltre a vari esami clinici, subivano test cognitivi e di intelligenza: Ellis Island diventà un vero e proprio laboratorio di eugenetica, dove le persone venivano schedate, a volte marchiate (K per ernia, X per malattia mentale, ecc.) e, se ritenute non idonee, rimandate indietro. L’isola, chiusa nel 1954, ha accolto più di 12 milioni di emigrati e oggi ospita l’Ellis Island Immigration Museum.

In realtà, la prima isola di contumacia venne istituita ai tempi delle Repubbliche Marinare, a Venezia. Attraversando il Lazzaretto di Venezia sembra di rivivere la quarantena dei viaggiatori contagiati dalle malattie dell’epoca, prima tra tutte la peste.

Il Lazzaretto Vecchio era l’isola di approdo dei malati. Già nel 1300 la legge stabiliva che una nave che approdava sventolando bandiera gialla, simbolo della presenza di un’epidemia a bordo, doveva fermarsi sull’isola ad accesso limitato e rimanere ferma per 40 giorni. Da qui il termine quarantena.

La peste era considerata la più pericolosa malattia portata dalle navi e i malati potevano essere assistiti esclusivamente dai volontari religiosi e dal medico specializzato. Quest’ultimo, onde evitare il contagio, era munito di un bastone, indossava un lungo paramento nero e una maschera bianca con un becco, simile a quelle caratteristiche del carnevale della laguna veneta. In realtà, all’interno del becco erano contenute essenze aromatiche, paglia e spugne imbevute di aceto, in modo che agissero da filtro. All’epoca i cattivi odori erano infatti ritenuti una delle cause scatenanti del contagio.

Poco distante dal Lazzaretto Vecchio si trova il Lazzaretto Nuovo: l’isola dove venivano controllate le merci che arrivavano a Venezia da tutto il continente. Le merci contagiate dalle pandemie venivano trattate con l’espurgo, una sorta di purificazione attraverso l’uso di vapori, aromi e incensi.

Nelle acque interne del Paese, fiumi e laghi utilizzati per il trasporto di persone e merci erano invece molto più sicuri e protetti per chi viaggiava, anche se spesso le traversate richiedevano molto tempo. Le imbarcazioni, piccole e a fondo piatto, erano caratterizzate da nomi buffi e particolari: rascona o battana, sedola o gabarra, burchio o burchiello. Proprio su una di queste continua il viaggio de L’Italia delle Navi: attraverso fiumi e canali raggiungiamo il Lago Maggiore, sulla sponda dove si affaccia lo splendido Hotel Des Iles Borromees.

L’Hotel Des Iles Borromees.

Forse non tutti lo sanno, ma è proprio su queste rive che è ambientato il celebre romanzo Addio alle Armi di Ernest Hemingway. Lo scrittore statunitense alloggiò in questo hotel la prima volta nel 1918: nel romanzo, Stresa viene descritta accuratamente (dai suoi biografi veniamo a conoscenza che lo scrittore aveva una memoria prodigiosa: ricordava nomi, luoghi e persone con precisione, senza bisogno di prendere appunti). La seconda volta che Hemingway tornò sul Lago Maggiore fu 30 anni più tardi, quando era già uno scrittore affermato e acclamato. Alloggiò nella stanza 106, la più bella dell’albergo, con un terrazzo privato che affaccia direttamente sul lago.

Come il protagonista di Addio alle Armi, saliamo sul treno dalla Stazione di Stresa per dirigerci a Monfalcone, sede dei cantieri navali di Fincantieri, per scoprire come viene costruita una moderna nave da crociera.

L’Italia delle Navi è una produzione originale History che va in onda dal 27 gennaio, ogni lunedì alle 21.50 sul canale 407 di Sky ed è disponibile su Sky On Demand e NOW TV.

Vai al prossimo viaggio

Torna al viaggio precedente.

--

--

L'Italia delle Navi
italiadellenavi

Cinque incredibili viaggi che uniranno 140 anni d’Italia, a partire dal 27 gennaio: L’Italia delle Navi, ogni lunedì alle 21.50 su History, canale 407 di Sky.