Essere uno sviluppatore in Italia fa schifo — Parte 0

Roberto Mossetto
Blue Partners
Published in
12 min readDec 22, 2017

Indicazioni operative:

  • Gaudeamus igitur! Inizia finalmente la pubblicazione dei risultati della survey Essere uno sviluppatore in Italia fa schifo
  • La raccolta dati è durata 112 giorni, dall’11 luglio al 31 ottobre 2017
  • I questionari compilati sono stati 2472
  • Questo post introduce le prime statistiche a livello “macro”, le altre arriveranno nei prossimi giorni
  • Utilizzeremo questo post come “indice”, integrandolo di volta in volta con i link ai nuovi post
  • Chiedo scusa per la poca tempestività: la “pulizia” dei dati raccolti ha richiesto più tempo del previsto

Se dovessi raccontare i motivi alla base di questa iniziativa, molto probabilmente userei questa storiella:

« Ogni mattina, in Italia, uno sviluppatore si sveglia e sa che sarà coinvolto in qualche flame online sulla situazione dell’IT in Italia. Quando il sole sorge, non importa se si tratta di salari, tecnologie o condizioni di lavoro: l’importante è che si cominci a discutere. »

Come molti potranno confermare, infatti, non è per nulla raro assistere a discussioni su Facebook, Reddit, Slack, LinkedIn capaci di degenerare in tempi rapidissimi in una serie infinita di insulti e di “tu non capisci un cazzo”.

Il punto chiave qual è?

L’Italia non sta vivendo una “disruption” tecnologica come la maggior parte dell’Occidente e questa situazione ha portato alla nascita di due schieramenti nettamente distinti:

  • da un lato, quelli che pensano che l’Italia ed il suo ecosistema IT faranno schifo a prescindere anche nei prossimi anni
  • dall’altro lato, quelli che invece pensano che l’aggancio a questa “locomotiva” sia ormai imminente

La verità, come sempre, sta nel mezzo: abbiamo indubbiamente — e fortunatamente — un numero crescente di startup ed aziende che guardano agli USA, al Regno Unito e alla Germania come modelli di riferimento (magari sulla parte salariale c’è ancora qualcosa da recuperare 😉 ) ma non possiamo dimenticare l’enorme galassia di società ferme a logiche di 30 anni fa.

L’iniziativa “Essere uno sviluppatore in Italia fa schifo” (titolo volutamente provocatorio) si pone quindi un obiettivo molto concreto: raccontare con una fotografia, il più possibile credibile, lo stato d’animo dei professionisti IT in Italia e dare il via ad un confronto costruttivo sull’argomento fra professionisti, aziende e — sarebbe bello — istituzioni.

Se poi non dovesse funzionare in questo(scenario assolutamente plausibile), almeno potremo consolarci sapendo di aver creato gli analytics per i prossimi flame 😂

Terminata questa introduzione molto filosofica — rivolta soprattutto all’evitare flame prematuri — possiamo passare ai numeri.

LE STATISTICHE GENERALI DELLA SURVEY:

Il numero di questionari ritenuti validi è 2461 su 2472. E’ un numero sorprendente (il 99.55%!) che non mi sarei mai aspettato di ottenere. Le possibili ragioni di questo dato possono essere:

  • topic percepito come molto importante, quindi alta propensione al completamento in maniera realistica. Rispetto a quello che vedo molto spesso su Facebook, mi immagino un forte interesse sulla parte degli stipendi: quanto guadagnano gli altri nella mia regione? Quanto guadagnano quelli con la mia seniority? Sono sottopagato?
  • necessità di completare 26 domande (di cui 19 obbligatorie) per poter inviare il questionario: anche i troll più motivati si sentirebbero in difficoltà 😅 Quelli che però ce l’hanno fatta, hanno ricevuto un articolo dedicato (in fondo se lo meritano ❤️)

Al netto dei troll e di chi ha risposto ad cazzum (“Qual è il tuo titolo professionale?” >>> “aofnfklsk”), abbiamo eliminato i questionari inviati in buona fede da gente che però non ha compreso lo scopo ed il perimetro della ricerca (in genere “Social Media Manager” con le idee un po’ confuse).

Sul Completion Rate (survey inviate su survey iniziate) i numeri sono un po’ meno belli, ma ci difendiamo con un onestissimo 28%.

Il dato è calcolato sulla base delle survey inviate (le 2472 di prima) e sul numero di click ottenuto dallo shorten link (8783). Non è correttissimo (persone che hanno aperto il link != persone che hanno iniziato la survey) ma Google non ci offre molto di più.

Il 92.1% degli intervistati con risposte valide vive e lavora in Italia. Gli expat sono in nettissima minoranza (meno di 200 persone): si conserva quel minimo di significatività statistica ma avrei preferito ragionare su un campione un po’ più corposo 😒

Al di fuori degli italici confini, la meta più apprezzata dai partecipanti alla ricerca è il Regno Unito. A seguire: Germania, Svizzera e Paesi Bassi.

Sulla Svizzera si potrebbe aprire un piccolo caso studio sulla situazione dei frontalieri, ma non ci sono troppi elementi a supporto per capire se uno è frontaliere o semplicemente vive e lavora in provincia di Como. Per completezza di informazione, gli spicchi più piccoli senza label corrispondono a Thailandia, Sud Africa, San Marino, Gibilterra e Australia.

Su questo dato (nazione di residenza), i bias fioccano copiosi: la survey è stata diffusa principalmente su canali social personali (LinkedIn, Facebook) quindi potrebbe essere stata influenzata dalla composizione della nostra rete. Casualmente su LinkedIn ho come contatti 1 sviluppatore a San Marino, 1 a Gibilterra (o in Gibilterra, non ho idea di come si dica) e 1 in Australia 😐

Su UK, Germania e Svizzera il dato mi sembra credibile rispetto a quello che leggo e sento in giro. Mi aspettavo invece un po’ di più da USA, Irlanda e Spagna ma evidentemente non sono stato in grado di intercettare in maniera adeguata i professionisti in quei paesi.

Passiamo adesso alle classifiche regionali (aka flame assicurato). Il dato che emerge è abbastanza netto:

  • In Italia, 1 sviluppatore su 4 vive in Lombardia
  • 1 su 2 vive fra Piemonte, Lombardia e Veneto

Il possibile bias sulla diffusione non è completamente annullato (noi siamo di Torino e lavoriamo in prevalenza con Milano) ma si può ipotizzare che sia stato “mitigato” dalla diffusione organica che la survey ha ottenuto nelle community locali (Slack, Facebook, etc…).

Il dato rispecchia abbastanza fedelmente la classifica del PIL delle regioni italiane e segue anche la percezione comune:

  • Milano come capitale economica e tecnologica del Paese con le sedi delle multinazionali più importanti, le “internet companies” di successo e varie startup emergenti
  • Il Veneto ricco di PMI ma trainato anche dalla presenza di H-Farm
  • Il Piemonte con i colossi industriali e l’indotto generato in ambito di consulenza
  • Il Lazio come capitale politica del Paese e hub emergente nell’ecosistema startup

Il Trentino Alto Adige, a sorpresa, si classifica agli ultimi posti con <20 risposte. Qui sento puzza di rilevazione non corretta: fra tutti gli hub e aziende innovative che stanno nascendo sul territorio, questo numero non rispecchia la realtà.

Il Molise chiude la classifica a quota 1, lasciando ulteriori dubbi sull’esistenza della regione.

Adesso è tempo di parlare di uno degli argomenti più dibattuti su base quotidiana (nonché il dato che molti di voi aspettavano con più attenzione): il danaro.

Rispetto al campione della nostra ricerca, il salario medio degli sviluppatori italiani è intorno ai 35.000 euro.

E’ la media aritmetica nuda e cruda, senza pesi di ponderazione o analisi in profondità: fra qualche riga cercheremo di dare qualche informazione in più.

La seniority media si attesta intorno agli 8–9 anni a fronte di un’età anagrafica media di 32–33 anni (32,77 per la precisione). Questi tre dati (seniority, salario, età) sembrano avere una buona solidità e reciprocità: si può identificare un profilo “medio” di sviluppatore italiano che si è laureato a 23–24 anni quando il mondo entrava nella crisi dei sub-prime (2008–2011) e la disoccupazione raggiungeva picchi considerevoli:

Unemployment Rate in USA 1960–2017 (fonte)

Questo ci può far immaginare una situazione in cui i neolaureati di quel periodo sia siano trovati ad accettare salari di partenza molto bassi e che abbiano impiegato circa 10 anni per arrivare in zona 35k. Queste sono ipotesi che faccio anche sulla base della mia esperienza day-by-day: in proporzione, il gap salariale che oggi esiste fra un junior e un senior è davvero questione di poche migliaia di euro.

Su le mani chi vuole vedere, oltre alle medie aritmetiche, anche le distribuzioni 🙌

Da quanti anni lavori nel mondo ICT?
Qual è la tua retribuzione ANNUA lorda in €?
Quanti anni hai?

Salario ed età seguono una distribuzione simil-gaussiana: i valori limite dalla parte destra rappresentano meno del 10% per i salari e del 5% per l’età quindi non sono così significativi.

La seniority invece segue una distribuzione meno precisa. Il motivo principale può essere causato da chi entra nel mondo del lavoro al termine delle scuole superiori (19 anni) e chi entra al termine dell’università (24–25 anni): a parità di età, chi ha saltato l’università ha una seniority in termini di anni superiore ad un laureato (uso il grassetto perché altrimenti parte il flame “l’università è inutile” VS “l’università è fondamentale”).

Media, mediana e moda dei salari si muovono in un range abbastanza ampio perché da un lato abbiamo disoccupati (0 k), stagisti (<10 k) e ridotti in semi-schiavitù (10–20 k) ma dall’altro abbiamo un gruppo di una decina di professionisti che dichiarano più di 300 k (CTO e Technical Lead in Italia e, soprattutto, all’estero).

Pronti per farvi una risata? Passiamo al confronto fra Italia e estero!

Come detto in precedenza, il peso degli italiani all’estero è abbastanza basso (7.9%) quindi l’attendibilità statistica non è il massimo…

Tuttavia emerge un dato che rispecchia uno dei luoghi comuni più diffusi: chi si trasferisce all’estero prende il doppio di chi rimane in Italia.

Ora, prima che vi organizziate in gruppi paramilitari per giustiziare in pubblica piazza i vostri datori di lavoro, facciamo qualche piccolo approfondimento:

  • come detto prima, parliamo dei dati di meno di 200 persone contro le 2000 in Italia
  • come detto prima (anche questo), quelli che dichiarano il salario più in alto in assoluto (oltre i 300 k) sono in maggioranza all’estero
  • ridendo e scherzando, alcuni si trovano in città straniere clamorosamente costose e dichiarano di percepire 30–35k

Nel caso specifico di Regno Unito, Germania, Svizzera, Paesi Bassi e USA (le 5 top destinazioni per chi ha risposto da terrà straniera) la situazione si evolve più o meno così:

Ho evidenziato il conteggio del sottocampionamento in modo da poter riportare il dato a titolo informativo e, allo stesso tempo, non trasformare queste informazioni in qualche titolone di giornale (o flame su Facebook).

Sempre a titolo informativo, sarebbe opportuno confrontare questi valori con l’indice del costo della vita nei paesi analizzati. Non lo faccio direttamente in questo report perché avrebbe bisogno di pagine e pagine di analisi ed approfondimenti dedicati, tutto per un centinaio di persone. Prossima volta magari sì 😂

Se volete farlo voi, vi consiglio di utilizzare i report di Numbeo di cui qui trovate una rapidissima intro. Sono benchmark statistici molto teorici e filosofici (come tutti i benchmark statistici) ma funzionano più o meno bene come riferimento generale. Per capire se una città è economicamente vantaggiosa, occhi puntati su Local Purchasing Power (LPP) e Cost of Living Plus Rent Index (CLPRI): se LPP > CLPRI solitamente siamo in una città che a fine mese ti lascia qualcosa in tasca.

Siete pigri? Vi risparmio la fatica: Berlino è la città più vantaggiosa in questo momento.

Un’altra analisi potete farla con le statistiche dell’OCSE. Il salario medio nominale è la quantità di denaro in senso assoluto (come nella nostra rilevazione); il Purchasing Power Parity (PPP) è un’ennesima ponderazione teorica che include il costo della vita: se PPP > nominale siamo di nuovo in una situazione di apparente vantaggio. Anche in questo caso, la Germania è al primo posto.

La terza ed ultima analisi che potete approfondire (poi basta, sennò è inutile che scriva che servirebbe un report dedicato) la si può fare prendendo le statistiche dell’OCSE di prima, unitamente ai dati di Glassdoor e ai dati emersi da questa ricerca.

L’OCSE racconta infatti lo scenario economico complessivo, mentre su Glassdoor si può fare un filtro molto approssimativo su specifiche figure professionali. Qui trovate i link per il salario medio nazionale per la figura di “Software Developer” in UK (GBP 39,155/yr quindi circa EUR 44,000), Germania (EUR 49,845/yr), Svizzera (CHF 100,000/yr quindi circa EUR 85,000), Olanda (EUR 53,164/yr), USA (USD 81,994/yr quindi circa EUR 69,000) e Italia (EUR 25,000/yr).

Io personalmente non mi fido troppo di Glassdoor e delle rilevazioni che fa: prende tutte le job offer con titolo “Software Developer” e calcola la media su quello senza un minimo di interpretazione teorica. Ad esempio tutte le job offer che hanno come titolo “Java Developer” non vengono incluse nel calcolo anche se dal punto di vista teorico “Java Developer” è un sottoinsieme di “Software Developer”. Quindi il mio consiglio, anche qui, è di non prendere i numeri di Glassdoor come Sacre Scritture ma come un riferimento sommariamente attendibile.

Terminata la mai banale sfida Italia VS Estero, passiamo al dettaglio delle regioni. Abbiamo già visto la totale supremazia lombarda all’interno del campione statistico (il 25% dei residenti in Italia, il 20% circa di tutta la survey) ma credo sia interessante guardare la situazione anche nelle altre zone del paese.

Anche in questo caso ho voluto esplicitare il conteggio di ogni regione in modo da evitare conclusioni affrettate da parte dei lettori. Senza questo tipo di dettaglio, potrei infatti immaginarmi la città di Potenza invasa da sviluppatori alla ricerca di salari da 50k perché lo hanno letto su un post su internet 😱

Al netto dei casi limite in Basilicata, Molise e Valle D’Aosta (4 risposte in totale), lo scenario che emerge ha una chiave di lettura molto semplice (e prevedibile): la Lombardia è il place-to-be dell’IT in Italia, mentre il Sud conferma un gravissimo ritardo dal punto di vista delle retribuzioni.

Le altre regioni del Nord viaggiano leggermente indietro rispetto alla Lombardia ma con un rapporto abbastanza coerente fra seniority e salario. Nel Centro Italia solo il Lazio segue il ritmo del Nord mentre il Sud, come già detto, presenta una situazione non troppo esaltante.

NB: “Altro” non è la ventunesima regione nata dall’emersione di qualche terra mitica, bensì un collettore di tutti quelli che hanno fornito come risposta delle cose come “Italia”, “Polentonia”, “Ovunque”. Con tutta la buona volontà che posso metterci, non avrei comunque saputo come smistarli nelle loro reali regioni di appartenenza.

Per questa prima intro ci fermiamo qui 🤟 Abbiamo cercato di raccontare il perimetro in cui abbiamo condotto questa ricerca, approfondendo sin da subito l’aspetto geografico ed economico dei partecipanti.

Nelle prossime puntate approfondiremo il tema del remoto, delle tecnologie utilizzate/amate/odiate e della soddisfazione lavorativa. Come detto all’inizio, i dati raccolti hanno decisamente avuto bisogno di una revisione approfondita.

Vi lascio questa immagine, giusto per farvi capire il livello di randomicità raggiunto da alcune risposte:

Ringraziamo quindi questo SysAdmin molto preciso e meticoloso che ha voluto indicare tutti, ma proprio tutti, i linguaggi / framework / OS / strumenti / database / server / hardware / qualsiasi altra cosa utilizzata nella sua carriera. La prossima volta ce ne bastano 5 però 😄

Se avete critiche, domande, suggerimenti scriveteli nei commenti qui sotto.

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