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L’illusoria proroga di PagoPA

Il Decreto Milleproroghe 2020 ha posticipato di sei mesi il termine per l’utilizzo esclusivo del sistema ma, ad oggi, sono solo 4.542 le amministrazioni effettivamente attive

Francesca Ricciulli
Published in
7 min readFeb 26, 2020

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Il diritto di effettuare pagamenti elettronici

Quello di poter effettuare pagamenti informatici è, anzitutto, un diritto che vantano cittadini e imprese nei confronti della pubblica amministrazione.

La Carta della cittadinanza digitale, infatti, sancisce il diritto degli utenti di effettuare tutti i pagamenti verso la pubblica amministrazione e gli esercenti di servizi di pubblica utilità attraverso pagoPA. In particolare, si tratta di:

“pagamenti spettanti a qualsiasi titolo, ivi inclusi, per i micro-pagamenti, quelli basati sull’uso del credito telefonico”

Dunque, si fa riferimento alla possibilità di pagare qualsiasi somma dovuta o spontanea, inclusi tributi, tasse, utenze, rette, quote associative, bolli.

In ordine al profilo soggettivo, la disposizione non si riferisce solo alle pubbliche amministrazioni in senso stretto ma anche a tutti gli altri soggetti ai quali si applica il Codice dell’amministrazione digitale come le aziende a partecipazione pubblica, le scuole, le università, le ASL, i gestori privati di servizi pubblici.

In relazione a questo diritto (previsto dall’art. 5 del CAD) si è progressivamente assistito ad una assoluta centralizzazione della piattaforma PagoPA a scapito di qualsiasi altro sistema di pagamento elettronico.

Il sistema pagoPA

PagoPA è appunto una delle Piattaforme abilitanti di cui si occupa il Piano triennale per l’informatica.

Al fine di garantire il diritto degli utenti, infatti, è stata messa a disposizione una piattaforma tecnologica per l’interconnessione e l’interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e i prestatori di servizi di pagamento abilitati, al fine di assicurare l’autenticazione dei soggetti interessati all’operazione in tutta la gestione del processo di pagamento. Il tutto deve avvenire nel rispetto delle Linee Guida sui pagamenti elettronici definite dall’AgID.

pagoPA, il sistema di pagamenti elettronici della PA

L’idea alla base, dunque, è quella di una piattaforma che crei un collegamento tra pubbliche amministrazioni, prestatori di servizi e cittadini per fornire all’utente una forma di pagamento semplice e trasparente, gestibile sulle proprie preferenze e che fornisca in tempo reale la relativa attestazione.

Lo stato di avanzamento di PagoPA

Se quella descritta è la strategia, ad oggi, i numeri dello stato di avanzamento della trasformazione digitale ci dicono che l’obiettivo è ancora lontano.

Sarebbero, infatti, 18.147 le amministrazioni aderenti, 15.660 quelle attive e solo 4.542 le attive effettive.

Lo stato di avanzamento di pagoPA — Fonte: Avanzamento trasformazione digitale

In questo post Medium del febbraio 2019, il Team per la trasformazione digitale aveva raccontato i progressi nello stato di avanzamento di PagoPA, evidenziando in percentuale l’aumento delle transazioni sulla piattaforma.

Il grafico mostra l’andamento delle transazioni su pagoPA dal 2016 al 2020. Per tutti i dati aggiornati quotidianamente, è disponibile la dashboard di pagoPA sul sito del Ministero dell’innovazione.

Nonostante il numero delle transazioni risulti in netto aumento rispetto al passato, le amministrazioni effettivamente attive sono ancora troppo poche se si considera la prossima scadenza di giugno 2020.

Le mille proroghe della scadenza di PagoPA

Lo scoraggiante quadro appena descritto, oltre ad un improvviso cambio di governance, ha reso necessaria una revisione dei tempi.

La scadenza per l’adesione al sistema PagoPA e il relativo piano di implementazione era fissata per il 31 dicembre 2017 ma, con il Decreto legge n. 135 del 2018 (art. 8, comma 4), l’obbligo per i prestatori di servizi di pagamento abilitati di utilizzare esclusivamente la piattaforma pagoPA per i pagamenti verso le pubbliche amministrazioni è stato differito in un primo momento al 31 dicembre 2019 e, successivamente, al 30 giugno 2020.

Peraltro, l’articolo 8 del Decreto legge n. 135 del 2018, riconoscendo l’importanza strategica di pagoPA come asset fondamentale per la digitalizzazione del Paese:

  • nella prima parte (comma 1) pone pagoPA sotto il controllo diretto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che si avvale del Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale (se nominato);
  • nella seconda parte (comma 2), per rendere capillare la diffusione di pagoPA, crea una società dello Stato, incaricata di gestire l’ulteriore sviluppo della piattaforma e la sua industrializzazione.

Di conseguenza, se i tempi, ancorché rimodulati, verranno davvero rispettati, dal prossimo 1° luglio tutte le amministrazioni italiane potranno incassare solamente tramite PagoPA poiché, dopo il 30 giugno, i PSP autorizzati ad operare in Italia dalla Banca d’Italia non potranno in alcun modo eseguire servizi di pagamento che non transitino per il sistema PagoPA, ove abbiano come beneficiario una pubblica amministrazione.

Ciò significa altresì che la neonata società, nei prossimi restanti quattro mesi, ha l’arduo compito di accelerare l’implementazione in tutti i soggetti pubblici, pena l’impossibilità degli stessi di ricevere pagamenti.

Le alternative a questo ambizioso scenario emergono dalle FAQ diffuse pochi giorni fa — il 13 febbraio - nelle quali, più realisticamente, si legge che:

Le pubbliche amministrazioni, entro la data del 30 giugno 2020, non potendo più incassare attraverso l’attività di un PSP fuori dal Sistema pagoPA, al fine della loro integrale gestione degli incassi tramite pagoPA, dovranno avere optato per una o più delle soluzioni che seguono:

- integrazione dei loro sistemi di incasso con la Piattaforma pagoPA;

- utilizzo di servizi di incasso forniti da altri soggetti beneficiari già attivi sulla Piattaforma pagoPA;

- affidamento delle loro entrate ad un riscuotitore speciale che sia già aderente a pagoPA.

Le criticità che pone il sistema

Il tempo è poco se si considera anche che, come è normale, nel primo periodo di applicazione di PagoPA sono emerse moltissime criticità.

Problemi di accesso con identificazione tramite SPID, rapporti del sistema con l’imposta di bollo, malfunzionamenti riscontrati nel pagamento del bollo auto, mancata integrazione tra PagoPA e il modello F24 sono solo alcune delle criticità riscontrate.

Il tempo stringe e c’è molto lavoro da fare

Quando si parla di pagoPA, non si fa riferimento ad un sito sul quale effettuare pagamenti, ma ad una nuova modalità per eseguire presso i prestatori di servizi di pagamento (PSP) aderenti i pagamenti verso la pubblica amministrazione. Con pagoPA si possono effettuare i pagamenti direttamente sul sito o sull’app dell’Ente o attraverso i canali (online e fisici) di banche e altri PSP come le agenzie della banca, i sistemi di home banking, app di pagamenti elettronici o gli uffici postali.

Per favorire effettivamente una tale rivoluzione e dare una reale opportunità all’utenza, tuttavia, le amministrazioni devono svolgere preliminari attività senza le quali non sarà davvero possibile effettuare pagamenti in modalità elettronica.

Ci si riferisce, prima di tutto, al censimento ed eventuale aggiornamento dei conti correnti e alla conseguente riconciliazione che l’amministrazione deve svolgere al fine di consentire all’utilizzatore finale di avere a disposizione tutti gli strumenti di pagamento. L’attività ha natura preliminare, considerato che, in sede di adesione, poi, l’Ente deve indicare gli IBAN dei conti correnti bancari e/o postali che intende accreditare attraverso le funzionalità di pagoPA.

Come previsto dalla normativa regolamentare, se i soggetti obbligati ad aderire al sistema hanno una specifica esigenza in materia di pagamenti, in via preliminare, dovranno valutare se tale esigenza possa o meno essere soddisfatta attraverso i servizi di pagamento erogabili in via integrata con il sistema pagoPA e, solo in caso negativo, potranno richiedere e ottenere dai PSP l’erogazione di uno strumento di pagamento in modalità non integrata con PagoPA.

Altra valutazione da effettuare con urgenza è quella relativa alla eventuale dismissione di altri sistemi, visto che, per il conseguimento degli obiettivi di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica, gli Enti creditori hanno l’obbligo di dismettere ogni altra modalità di pagamento elettronico non interconnessa al Sistema pagoPA.

In considerazione della centralità a livello nazionale del Sistema pagoPA quale piattaforma unica per la gestione degli incassi, poi, i soggetti obbligati all’adesione a pagoPA non possono richiedere agli utenti pagamenti tramite bonifico che non siano integrati con il Sistema pagoPA e dunque le amministrazioni e gli altri Enti aderenti a pagoPA devono rivedere la propria modulistica al fine di eliminare ogni riferimento in chiaro all’IBAN per il pagamento.

Non da ultimo andranno rivisti i contratti attivi anche se le summenzionate FAQ affermano che le convenzioni e/o gli accordi negoziali in essere tra una pubblica amministrazione e uno o più prestatori di servizi di pagamento, ancorché aventi ad oggetto l’attività di incasso in modalità elettronica non coerenti con le Linee Guida, saranno validi sino alla loro naturale scadenza, salva la possibilità per l’Ente di recedere dal contratto preliminarmente alla scadenza per usufruire delle funzionalità del Nodo dei pagamenti-SPC.

Insomma, come tutti i grandi cambiamenti, anche l’adesione a PagoPA richiede del tempo. Per questo le amministrazioni, piuttosto che tirare un sospiro di sollievo per l’ennesima proroga della scadenza, dovrebbero riflettere sul fatto che hanno ottenuto soltanto uno spiraglio per raccogliere le forze e organizzarsi. Il cambiamento tecnico, oltre che culturale che viene richiesto, infatti, è grande e anche giugno appare spaventosamente vicino.

Un ulteriore incentivo: il Difensore civico per il digitale

Peraltro, occorre tenere a mente che la proroga riguarda solo l’obbligo per i prestatori di servizi di pagamento abilitati di utilizzare esclusivamente la piattaforma PagoPA per i pagamenti verso le pubbliche amministrazioni.

La proroga, come detto, riguarda le amministrazioni in quanto quelle che non risulteranno effettivamente attive non potranno più incassare ma la posticipazione non intacca in alcun modo il diritto dell’utenza. Non è un caso che le amministrazioni che non hanno rapporti diretti con cittadini e imprese, possono essere esentate dall’adesione al sistema.

Già da ora, del resto, chiunque voglia adire il Difensore civico per il digitale lamentando la violazione del proprio diritto di effettuare pagamenti informatici, può farlo.

Il Difensore civico, come noto, interviene su segnalazione degli utenti attraverso un form presente sul sito dell’AgID. Se ritiene la segnalazione fondata, invita le amministrazioni e i concessionari di pubblici servizi responsabili delle presunte violazioni a rimuovere gli ostacoli che impediscono l’esercizio dei diritti digitali tempestivamente o, comunque, non oltre trenta giorni. Segnala altresì le inadempienze all’ufficio competente per i procedimenti disciplinari di ciascuna amministrazione.

Trenta giorni potrebbero rivelarsi un arco di tempo insufficiente per censire i conti correnti e reingegnerizzare i processi al fine di favorire l’interoperabilità e consentire all’utenza di effettuare effettivamente pagamenti elettronici.

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Francesca Ricciulli
La PA Digitale

Avvocato. Diritto amministrativo e diritto e delle tecnologie.