Trasformazione digitale della PA: il 2020 segnerà la svolta?

La PA Digitale
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Il 2019 è stato un anno intenso per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, caratterizzato da importanti novità nella governance nazionale con l’istituzione del Dipartimento per l’innovazione tecnologica della Presidenza del Consiglio dei ministri, la nomina di un Ministro dedicato al digitale e la nascita di pagoPA S.p.A.

Tutto questo in un contesto caratterizzato da una sempre crescente maturità del quadro normativo e strategico: dopo anni di incertezza, l’impianto del Codice dell’Amministrazione Digitale è ormai stabile e il Piano triennale ICT è stato aggiornato nel 2019, sempre in continuità con il precedente.

Anche molti dei progetti strategici (come ANPR e pagoPA) si sono ormai consolidati e abbiamo assistito ad una ritrovata centralità non solo dei temi di cittadinanza e alfabetizzazione digitale, ma anche delle questioni organizzative (come dimostra la sempre maggiore attenzione per la figura dei Responsabili per la transizione al digitale).

Dopo un 2019 molto intenso, cosa dobbiamo aspettarci dall’anno appena iniziato?

1Governance unitaria
Sembra un tema “romano”, spesso poco comprensibile fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori, ma la presenza di un Ministro dedicato al digitale rappresenta un punto di partenza importante in grado di accelerare molto i processi già in atto.

Basti pensare, ad esempio, che nel periodo tra il 2001 e il 2006 — l’ultimo con un Ministro dedicato al digitale — hanno visto la luce norme fondamentali come la legge sull’accessibilità (Legge n. 4/2004) e il Codice dell’amministrazione digitale (D. Lgs. n. 82/2005).

Nel senso di una sempre maggiore ambizione del processo di trasformazione digitale deve quindi leggersi il Piano Nazionale Innovazione 2025 presentato a dicembre dal Ministro Pisano.

Presentazione del Piano Nazione Innovazione 2025

Nel 2020 il Piano avrà una declinazione operativa con uno specifico crono-programma per ciascuno dei progetti previsti. Tuttavia, affinché possa risultare efficace, il Piano dovrà necessariamente essere coordinato con l’altro documento strategico che guida la digitalizzazione delle amministrazioni, il Piano triennale per l’informatica nella PA.

La proliferazione di documenti strategici — tra loro non coordinati — rischierebbe infatti di mettere le amministrazioni in una condizione di incertezza non solo per quanto riguarda gli adempimenti e le scadenze, ma anche le scelte strategiche e di programmazione da compiere.

Più in generale, sarà cruciale, assicurare la continuità di una governance unitaria al percorso di trasformazione digitale, strada intrapresa attraverso l’istituzione di cabina di regia istituzionale e che dovrà essere proseguita anche attraverso la definizione e l’attribuzione di un ruolo chiaro all’Agenzia per l’Italia Digitale (la cui guida è stata appena affidata a Francesco Paorici).

2 Piena operatività dei progetti strategici
Il 2020 sarà un anno molto interessante anche per il livello di maturità (finalmente) raggiunto dalle piattaforme abilitanti e da alcuni progetti strategici necessari a garantire la diffusione dei servizi pubblici digitali.

Proprio negli ultimi giorni del 2019 ANPR ha superato la soglia di 5.000 Comuni (con 40 milioni di cittadini subentrati) ed è auspicabile che nel corso del 2020 venga completato il subentro di tutti gli altri Comuni.

ANPR raggiunge 5 mila comuni subentrati e 40 milioni di cittadini

Il 2019 è stato anche l’anno della svolta del cloud nella pubblica amministrazione, sia perché il Piano Triennale ha affermato il principio “cloud first” sia perché, a partire dal 1° aprile dello scorso anno, le pubbliche amministrazioni possono fare ricorso esclusivamente a fornitori presenti nell’elenco pubblicato su https://cloud.italia.it/. Nel 2020 sarà necessario che la transizione al modello cloud venga accompagnata in modo da semplificare l’approvvigionamento di tali tipi di servizi (Consip ha appena bandito una gara multifornitore che però difficilmente si concluderà nei prossimi dodici mesi).

Inoltre, nell’anno appena terminato la gestione di pagoPA è stata affidata a pagoPA S.p.A. Proprio con riferimento ai pagamenti digitali, nonostante il numero di operazioni effettuate sia in costante aumento, le amministrazioni che effettivamente utilizzano pienamente il sistema di pagamenti sono poco più di 4.000. Per questo motivo il “decreto mille-proroghe” (D.L. n. 162/2019) ha previsto un’ulteriore proroga per l’implementazione del sistema dei pagamenti con scadenza fissata a giugno 2020.

Il decreto ha altresì sancito che le amministrazioni sono tenute, entro la medesima data, a integrare i loro sistemi di incasso con la piattaforma pagoPA, ovvero ad avvalersi, a tal fine, di servizi forniti da altri soggetti già abilitati. Il mancato adempimento di tale obbligo rileverà ai fini della misurazione e della valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili e comporterà responsabilità dirigenziale e disciplinare.

Si tratta quindi di una indiscutibile priorità di azione per tutte le amministrazioni.

Il nostro podcast dedicato alle novità contenute nella Legge di Bilancio 2020 e nel decreto mille-proroghe

Più incerto — invece — pare essere il futuro di SPID.

Se infatti negli ultimi mesi del 2019 l’Agenzia per l’Italia Digitale ha annunciato che rimarrà gratuito per sempre e ha pubblicato una serie di linee guida utili al miglioramento del sistema di identità digitale, il Piano Nazionale Innovazione prevede un importante cambio del modello di SPID.

Prevediamo una modifica della disciplina vigente allo scopo di affidare il rilascio delle identità digitali direttamente allo Stato — come avviene per ogni altro documento di identità — coordinare il sistema pubblico dell’identità digitale con quello delle carte di identità elettronica in modo che si tratti di due facce della stessa medaglia, identità unica digitale e analogica, utilizzabile per finalità diverse.

In un post su Linkedin, il Ministro Pisano — dopo le polemiche seguite ad alcune sue dichiarazioni — ha spiegato meglio il suo progetto, denominato “ID reloaded”, che potrebbe trovare copertura normativa in sede di conversione in legge del decreto mille-proroghe.

L’identità digitale è altresì centrale per il progetto IO, l’app dei servizi pubblici che consentirà ai cittadini la gestione di tutte le interazioni con le amministrazioni sia locali che centrali. Nella seconda metà del 2019 è stata avviata la sperimentazione con 5 città pilota e — entro la primavera del 2020 — l’app dovrebbe essere disponibile negli store per iniziare ad essere utilizzata dagli utenti.

Questo presuppone, ovviamente, che le amministrazioni siano preparate ad erogare i propri servizi attraverso il punto di accesso gestito dalla Presidenza del Consiglio. Il rischio è di avere amministrazioni (e quindi cittadini) di serieA, che saranno subito pronte, e amministrazioni (e quindi cittadini) di serieB, che non saranno in grado di stare al passo. Il digitale avrebbe dovuto garantire l’universalità dei diritti di cittadinanza digitale e, invece, potrebbe paradossalmente accrescere le sperequazioni (tra nord e sud del Paese, tra amministrazioni grandi e piccoli enti, tra enti virtuosi e uffici ancorati a logiche veteroburocratiche).

Si tratta di un tema fin qui sottovalutato che nel 2020 sarà sotto gli occhi di tutti.

3Centralità delle risorse (umane e finanziarie)
Il 2020 sarà un anno decisivo solo se sarà accompagnato da investimenti in risorse umane e finanziarie.

Proprio negli ultimi mesi del 2019 il Referto in materia di informatica pubblica della Corte dei Conti (Qui trovate un nostro approfondimento) ha smentito uno dei più frequenti luoghi comuni legati all’innovazione del settore pubblico, quello cioè legato all’assenza di risorse finanziarie destinate alla digitalizzazione.

I soldi (spesso) ci sono ma non vengono spesi correttamente o non arrivano dove c’è realmente bisogno (come sulla sicurezza informatica). Anche per questo motivo una delle azioni (la numero 7) del Piano Nazionale Innovazione 2025 prevede l’introduzione di un sistema di procurement semplificato per l’innovazione che — in deroga al codice degli appalti per i servizi digitali — possa consentire alle amministrazioni di acquisire prodotti e servizi digitali in maniera semplificata.

Va però evidenziato che le lungaggini burocratiche non rappresentano l’unico problema.

Spesso all’interno delle amministrazioni mancano adeguate e necessarie competenze giuridiche, organizzative e tecnologiche. È per questo che sono fondamentali iniziative finalizzate a promuovere le competenze digitali di chi lavora nella pubblica amministrazione (come i progetti del Dipartimento della funzione pubblica e dell’Agenzia per l’Italia Digitale).

La formazione sarà indispensabile ma da sola non potrà bastare. In questo senso — per favorire confronto e collaborazione — giocheranno un ruolo importantissimo i Responsabili per la transizione al digitale, ruolo riconosciuto sia dal Piano triennale per l’informatica nella PA che dal Ministro Paola Pisano.

Intervento del Ministro Paola Pisano al secondo Raduno dei Responsabili per la transizione al digitale

Se — infatti — il 2019 è stato l’anno di una progressiva e capillare diffusione di questa figura (oggi sono 5201 i Responsabili nominati), il 2020 dovrà essere l’anno in cui il Responsabile per la transizione al digitale dovrà assumere piena centralità nella trasformazione digitale dell’ente sia attraverso il consolidamento di una community sempre più ampia sia attraverso la previsione di precisi obiettivi da raggiungere (ad esempio con riferimento all’implementazione delle piattaforme abilitanti in ogni singola amministrazione) e — finalmente — incentivi.

Insomma, i presupposti perché il 2020 sia un anno da ricordare ci sono tutti, ma bisogna imparare a non ripetere gli errori del passato. Altrimenti il nuovo anno potrebbe diventare l’ennesima “occasione perduta”.

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