Praticare la pace, salvaguardare la Terra, garantire a tutte le persone un’esistenza libera e dignitosa

Dare continuità al progetto politico per provare a vincere la sfiducia diffusa e generalizzata di chi pensa che nessun voto sia utile, nel tempo in cui le condizioni di vita e di lavoro non fanno altro che peggiorare anno dopo anno

Giuseppe D'Elia
Lavoro, lavori e coscienza di classe
10 min readJun 12, 2024

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Oltre mezzo milione di cittadine e cittadini italiani hanno dato fiducia al progetto elettorale incentrato su queste tre parole chiave: Pace, Terra e Dignità.

Rispetto alle politiche del 25 settembre 2022, nelle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024, le due principali comunità della sinistra extraparlamentare, Potere al Popolo e Rifondazione Comunista, si sono presentate divise e il leader di Unione Popolare — l’ex magistrato, già sindaco di Napoli, Luigi de Magistris — si è defilato, ma il risultato elettorale, pur senza riuscire a superare la soglia di sbarramento del 4%, ha fatto registrare un significativo incremento del numero complessivo dei voti effettivi che non può essere ignorato e che non va mortificato, facendo naufragare anche questo progetto, indulgendo nella coazione a ripetere all’infinito il rituale incomprensibile delle liste usa e getta, prive di continuità e visione di medio-lungo periodo.

La crescita di consenso effettiva di PTD — oltre 516mila preferenze, ovvero 113mila voti in più, rispetto ai 403mila voti di UP nelle politiche del 2022 — è pari al 28% ed è un dato che è superiore anche a quello delle europee di 5 anni fa, dove la lista di area GUE/NGL, mettendo assieme Rifondazione e Sinistra Italiana, otteneva un risultato largamente deludente, soprattutto per questi ultimi, dato che SI, dal 2018 in poi, ha sempre superato il milione di voti, salvo appunto il caso della lista unitaria del 2019 che, non riuscendo a superare i 470mila voti, ha segnalato una evidente incompatibilità tra i due elettorati sulla quale occorre fare una riflessione seria, aperta e onesta.

SI stavolta ha scelto di dare continuità al progetto Alleanza Verdi e Sinistra, che aveva già ottenuto un buon risultato alle politiche del 2022: questa continuità, unita a una buona campagna elettorale e a scelte tattiche di candidature e battaglie politiche specifiche molto azzeccate — su tutte, la campagna per la liberazione di Ilaria Salis, vittima di una dura e irragionevole carcerazione preventiva nell’Ungheria di Orban, sempre più compromessa col neonazismo di ritorno — ha prodotto uno straordinario successo elettorale con una crescita di consensi effettivi che supera il mezzo milione di voti e fa registrare un impressionante incremento, in percentuale, pari al 47,3%, con 509mila preferenze in più, rispetto al già valido risultato del 2022 (1,075 milioni di voti).

Che fare del piccolo successo di PTD, a fronte di questo grande successo dei vecchi compagni di strada, ora in AVS?

Recriminare con le persone con le quali, fino al 2008, si militava nello stesso identico partito (quello della Rifondazione Comunista, appunto) e verso le quali il segretario Acerbo (PdRC) e diverse altre personalità d’area rivolgevano, appena pochi mesi fa, appelli pubblici per la formazione di una nuova lista unitaria “di scopo”?

Le stesse persone con le quali si era già realizzata questa peculiare modalità di presentarsi all’elettorato — non solo alle sventurate elezioni europee del 2019, ma anche in quelle del 2014 (in cui vennero elette tre persone, ma nessun esponente del partito di Fratoianni) — hanno preferito dare continuità politica al percorso unitario coi Verdi, avviato nel 2022, rispetto alla prospettiva di una “nuova” lista da far nascere, per l’ennesima volta, sotto elezioni.

Gli elettori hanno premiato nettamente questa scelta di continuità: i numeri sono inequivocabili e pesano tantissimo, a fronte di un dato complessivo di astensionismo record.

https://elezioni.interno.gov.it/europee/scrutini/20240609/scrutiniEI

Chi invece, negli ultimi anni, ha fatto la scelta opposta, non presentandosi mai difronte all’elettorato con lo stesso nome e con lo stesso simbolo, anche solo per due tornate elettorali nazionali consecutive, forse farebbe bene adesso ad ascoltare le voci di chi invoca invano la fine della stagione perpetua delle liste usa e getta.

A pochi giorni dal voto, Michele Santoro che ci ha messo la faccia e si è speso molto per la riuscita del progetto, alla domanda fatidica, sul futuro di PTD dopo il voto, rispondeva testualmente così:

«È quello che ci chiedono tutti, quando ci fermano per strada. Io credo che dobbiamo assolutamente continuare. Certo, se il risultato fosse estremamente deludente, allora dovremmo prenderne atto e continuerò le mie battaglie in altro modo. Ma se fosse un risultato apprezzabile, ci sarebbe un testimone da portare avanti».

Ebbene, per quanto il miracolo di raddoppiare i voti in pochi mesi, non sia riuscito, questa lista ha fatto registrare una sostanziosa crescita di consenso e sarebbe quindi il caso di accettare finalmente l’idea che non esistono scorciatoie miracolose ma serve, al contrario, un impegno costante incentrato su un progetto chiaro, definito, stabile e riconoscibile.

In tal senso, la questione della pace, per quanto nobile e urgente, purtroppo, da sola non basta ed è stata infatti una buona intuizione quella di individuare le tre aree tematiche racchiuse nel nome, ferma restando la prevalenza — anche simbolica — della questione pacifista.

Per dare continuità e sostanza a questo progetto occorre quindi lanciare subito una campagna di finanziamento, rivolta a tutte le persone che hanno creduto in Pace, Terra e Dignità, tenendo presente che anche solo un contributo minimo di 2 euro, versato da tutte e tutti, fornirebbe una buona base di partenza per coprire le spese di gestione e per ingaggiare magari anche dei validi professionisti, che sappiano lavorare al meglio sulla comunicazione via internet e tramite social network.

Sviluppando i tre temi centrali, già noti, si potrebbe anche fare un vero passo rivoluzionario, dimostrando cioè che chi chiede di mettere al tavolo negoziale di pace le parti in conflitto nelle due aree più calde del pianeta, mutatis mutandis, ha la coerenza di praticare lo stesso modus operandi per provare a porre fine a quella lunghissima stagione di contese politiche, spesso molto accese, ma senz’altro più facili da superare, gestire e risolvere rispetto alle questioni di confine tra Russia e Ucraina, esplose nel 2014 e portate a una sempre più preoccupante fase di escalation dopo il fallimento degli accordi di Minsk e con la conseguente occupazione militare russa del Donbass del 2022, tutt’ora in corso, per non parlare della sanguinaria e infinita contesa tra Israele e Palestina, sulla cui sproporzione di forze in campo e sulla serietà delle recenti accuse di genocidio non si riuscirà mai a dire abbastanza.

Praticare la pace significa quindi, in primo luogo, dare l’esempio con le proprie azioni, cercando di fare tutto il possibile per mettersi alle spalle, una volta per tutte, le esperienze traumatiche dei due governi Prodi e dei connessi ricatti mediatici che li hanno caratterizzati. E questo va fatto — sia ben chiaro — senza alcun colpo di spugna o rimozione: «Il saggio perdona ma non dimentica», recita un celeberrimo aforisma di Thomas Szasz.

Memori, pertanto, di cosa significhi fare politica nel bipolarismo della falsa alternanza, talmente pervasivo nel sistema mediatico da pesare pure in una tornata elettorale dove eccezionalmente si vota col sistema proporzionale (per eleggere, tra l’altro, una assemblea alquanto sui generis come il parlamento europeo), oggi è più che mai urgente e necessario esplorare un nuovo modo di fare comunicazione politica.

Per consolidare il consenso già raggiunto da PTD e farlo crescere, fino al raggiungimento di quella soglia che permetterà di rientrare stabilmente nelle assemblee elettive, va messa definitivamente da parte l’intransigenza pregiudiziale e la tendenza a concentrare la comunicazione quasi esclusivamente sulla critica preconcetta dei soggetti politici più vicini, provando invece a sfidarli con proposte concrete — tese a valorizzare e materializzare gli aspetti programmatici comuni — dal cui accoglimento (o meno) dipenderà la possibilità di un eventuale accordo politico di coalizione o anche solo di un appoggio esterno alla coalizione, qualora la rappresentanza di PTD fosse decisiva per la formazione del futuro governo.

Prendendo spunto dal programma depositato e facendo una sintesi integrativa, le tre proposte qualificanti che il nuovo governo si dovrebbe impegnare a realizzare nei leggendari primi 100 giorni potrebbero essere, ad esempio: 1) impegno per la cessazione immediata di ogni forma di sostegno militare ai belligeranti, con mantenimento degli aiuti umanitari, azione diplomatica per un definitivo cessate il fuoco e tavolo negoziale per il ripristino della legalità internazionale e la definizione di soluzioni eque e democratiche per la ripartizione dei territori contesi, con adeguate spese di riparazione per i danni di guerra; 2) stanziamento di fondi per un programma massiccio di piantumazione e cura del verde pubblico, agevolazioni concrete e sostanziose per rendere realmente sostenibili le spese per l’efficientamento energetico degli edifici e per l’adeguamento della mobilità privata ai nuovi standard con emissioni ridotte; 3) garantire a tutte e a tutti «un’esistenza libera e dignitosa», mediante una riforma attuativa dell’art. 36 Cost. che preveda, in un quadro di generale rilancio dell’economia pubblica su base solidaristica ed egalitaria (artt. 2, 3 e 53 Cost.), oltre alla riduzione della settimana lavorativa a parità di salario, la cancellazione di stage, tirocini e di tutte le forme di contratti precari. Perno della riforma sarà l’istituzione e il finanziamento di un sistema di collocamento pubblico che garantirà sempre la continuità del reddito a tutte le persone in cerca di lavoro, a fronte della frequentazione di corsi di formazione mirati, che porteranno al conseguimento di un contratto di lavoro stabile e con paga oraria minima garantita dalla legge, in tutti i settori non coperti da CCNL (o coperti da contratti che prevedono paghe inferiori al minimo legale). Nessun CCNL con condizioni complessivamente migliori del salario minimo legale potrà subire un adeguamento ribassista in peggio e, a tal fine, andranno predisposte adeguate sanzioni e strumenti di controllo per garantire l’efficacia delle soluzioni implementate.

Pace, transizione ecologica e dignità del lavoro sono tematiche su cui il PD di Schlein si spende molto e una convergenza su questi punti programmatici con AVS e M5S sarebbe facile da raggiungere, tuttavia — proprio perché non si possono dimenticare gli errori già fatti dai due governi Prodi — quando nel post-voto si dichiara che « la somma delle forze di opposizione supera quella della maggioranza» e si aggiunge che, tra le priorità della nuova segreteria PD, vi è anche quella di «essere testardamente unitari», va messo subito un chiaro paletto contenutistico.

Al PD di Schlein insomma va detto chiaramente che, se davvero vuole ridare priorità al pacifismo, alla questione ecologica e al ripristino di condizioni di vita e di lavoro dignitose per tutte e tutti, non può mettersi a fare con Renzi e soci (interni ed esterni al PD) lo stesso giochino che Prodi faceva con Dini, Mastella, etc.

In altri termini, le destre sono unite e raramente fanno una campagna elettorale velenosa tra le diverse componenti di area proprio perché, nello schema bipolare, esse hanno una coerenza di base che il cosiddetto centrosinistra non ha mai avuto e mai potrà avere. L’essenza stessa dell’egemonia della cultura aziendalista e del turbocapitalismo sta proprio in questo: il cosiddetto centrodestra può tranquillamente essere governato dalle estreme (ieri la Lega di Salvini, oggi i Fratelli d’Italia di Meloni), mentre il centrosinistra le estreme le deve sempre marginalizzare, disciplinare e/o intimidire. Sul punto, per essere ancora più espliciti, è appena il caso di ricordare che il famigerato Jobs Act renziano era talmente sbilanciato in chiave aziendalista da essere stato già più volte censurato dalla Consulta per l’emersione di diversi profili di incostituzionalità.

Le parole d’ordine che Schlein sta usando per caratterizzare il suo percorso sono parole di sinistra e per questo vanno incoraggiate, rilanciando sulle stesse tematiche con proposte ancora più incisive ed efficaci. Ma per lo stesso identico motivo va stigmatizzato il tentativo di inserire in coalizione due o più componenti a destra del PD, in modo tale da spostare in quella direzione gli equilibri dell’eventuale futuro governo, riproducendo quella persistente e interminabile situazione di paralisi sostanziale in cui la politica economica e sociale resta sempre la stessa da decenni, ovvero: mani libere per le imprese e tutti i sacrifici sulla pelle delle masse sempre più povere, precarie e disilluse, a fronte della massiccia estrazione di valore che questo sistema di sfruttamento intensivo del lavoro produce, creando nuove rendite di posizione e smodate concentrazioni di ricchezza nelle mani delle élite.

In definitiva, occorre dare continuità al progetto politico incentrato su queste tre parole d’ordine — Pace, Terra e Dignità — per arrivare progressivamente a raggiungere quel consenso sufficiente a far sì che la quarta gamba di un eventuale futuro tavolo di governo PD-M5S-AVS sia appunto PTD e non i partiti centristi di Bonino, Calenda e Renzi.

Sotto questo aspetto, è importante evidenziare come il crollo recente del M5S — oltre due milioni di voti persi sia rispetto alle ultime politiche che rispetto alle precedenti elezioni europee — in termini di voti effettivi che si sono andati a ricollocare non è assolutamente bilanciato dalla crescita consistente di AVS mentre quella del PD è più apparente che reale (se si guardano anche i voti della sezione estero): è chiaro insomma che il progetto di campo largo quanto più apre a destra, tanto più perde a sinistra.

Istituto Cattaneo - Europee 2024. Risultati e flussi, p. 5
I flussi di voto: il ruolo dell’astensione, e il ritorno del “muro di Arcore”

Costruire in tal senso un coordinamento col M5S di Conte — dal quale, stando alle analisi dei flussi, sono arrivati una parte dei consensi aggiuntivi registrati da PTD — potrebbe essere il modo più efficace per porre un freno al tentativo di rimettere in piedi un bipolarismo in cui anche la sinistra, quando vince, poi fa comunque politiche economiche di destra: le elezioni non si vincono portando dentro forze politiche che operano in controtendenza rispetto agli intenti programmatici di coalizione; le elezioni si vincono e si governa bene se e solo se c’è un programma politico comune, realmente condiviso da tutte le componenti che si candidano a rappresentare e realizzare una vera alternativa di sistema, e con un ampio e diffuso consenso tra le masse che ritornano convintamente a votare, magari rafforzando proprio quelle componenti di sinistra radicale che danno maggiori garanzie sui punti programmatici qualificanti.

È l’ABC della politica democratica, in fondo, ma questi sono i tempi in cui viviamo e ci tocca riadire anche quello che dovrebbe essere elementare e ovvio per tutte e tutti: la democrazia è tale quando è governo del popolo, negli interessi del popolo, e non quando ingrassa a dismisura una sparuta minoranza di oligarchi, impoverendo e degradando le masse.

Originally published at https://transform-italia.it on June 12, 2024.

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Giuseppe D'Elia
Lavoro, lavori e coscienza di classe

Giornalista e avvocato. Segue da oltre vent’anni le tematiche politiche legate ai diritti dei lavoratori. Musicista nel poco tempo che resta