La leggenda metropolitana fa derivare il nome dal russo bystro, che significa “rapidamente”. Al tempo dell’occupazione di Parigi i soldati russi non avevano diritto di bere alcolici e temevano di essere sorpresi e puniti dai propri ufficiali, ragion per cui i camerieri parigini servivano loro da bere molto lentamente. Così, irritati, gli occupanti gridavano: “Bistrò!”. L’eco dei soldati è giunta fino alle orecchie di noi Millennials; tanto silenziosa quanto straziante, essa è ormai l’imperativo di una generazione soffocata dalla fretta del tempo. Nella fretta si sono persi i valori dell’umanesimo, lasciando spazio a convenienze e contingenze, lasciandoci illusi di onnipotenza e carenti di umanità. Abbiamo voluto sfuggire questo male e ci siamo rifugiati in un Bistrò; lì, abbiamo iniziato ad riavvolgere il nastro del tempo, per poterlo analizzare e commentare senza fretta, seduti intorno a un tavolo, guardandoci negli occhi. Il confronto e lo scontro tra le diverse letture della realtà ci ha accesi e illuminati. Inaspettatamente i clienti si sono alzati e sono venuti intorno al nostro tavolo per ascoltare… per condividere. Da quel giorno non siamo più usciti dal Bistrò e il tempo…