[Criature] Pecche e peccati #8

Andrea Partiti
Le storie di Criature
3 min readApr 1, 2017

— Mi sembrava una persona per bene…

— Chi? — domandò don Emilio.

— Quell’uomo, quello che mi ha cercato. Non mi ha mai detto il suo nome né gliel’ho chiesto. Mi pagava, e io ne avevo bisogno.

— Manlio non ti dà abbastanza? — chiese l’arciprete evitando la vera domanda che aveva in mente, per rassicurare il giovane.

— Avete capito chi sono, quindi? Lo temevo quando sono dovuto fuggire, ieri. Sì, lavoro per Manlio, mi ha preso come apprendista e mi paga il giusto. Ma in città ho una famiglia. Ho una famiglia e dei problemi, per questo sono venuto a nascondermi qui a San Cupo ai Monti, — spiegò il giovane, che si era rimesso il cappello in testa per un istante, per levarlo subito dopo ricordandosi di essere in chiesa.

— Cosa voleva da te?

Poi proseguì: — Mi ha subito offerto del denaro, — tirò fuori un rotolo di banconote con l’aria di essere state osservate e stropicciate molte volte e con grande ansia, — voleva che in cambio lo lasciassi solo col Ducato, per un’ora da solo col Ducato.

Don Emilio aggrottò le sopracciglia: — E tu?

— Gli ho detto sì, padre, che altro potevo fare? Chiudo io l’officina alla sera, quindi ho aspettato fuori dalla porta e un’ora dopo, precisa, se n’è andato. È successo prima che Manlio controllasse il pulmino pezzo per pezzo. Lo sapete quanto è maniacale, figuriamoci se è il pulmino dei bambini! Non poteva fare nulla di male, nulla a cui Manlio non avrebbe rimediato, e io ci avrei guadagnato questi, — strinse ancora il rotolo nella mano destra.

Il giovane continuò, abbassando lo sguardo: — Prendeteli voi, padre. Non li voglio, mi fanno sentire sporco.

Don Emilio prese le banconote e le poggiò sulla panca di fianco a sé. Magari il maresciallo ci avrebbe cavato qualche informazione utile.

— E sai qualcosa su dove possono essere i bambini?

— No, no. Non so nulla. Non ho idea di come sia successo, è da ieri che ci penso. Se lo sapessi, se avessi anche solo il sospetto di poter aiutare, mi sarei già consegnato. Ma sono solo stato uno sciocco arrogante che pensava di poter guadagnare due lire senza lavorare e senza brutte conseguenze. Che stupido sono stato…

— Sei stato debole. Siamo tutti deboli, — lo rassicurò don Emilio, che credeva alla sua onestà, perché sotto quel tremore poteva solo esserci un’anima innocente. — Ci sono pecche e ci sono peccatori. Le pecche si lavano facilmente, dalla coscienza qui con me che ti assolvo, e dai pensieri raccontando tutto al maresciallo Parodi, che ha più bisogno di me e te di qualche pista su cui lavorare, in questa brutta ora.

Il giovane annuì, prendendo la mano che don Emilio gli offriva per alzarsi.

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