Un ottimo numero due
La differenza tra Leader e Blind Sider, spiegata bene
Ricordo che il mio mentore di qualche anno fa una volta mi ha detto: “In questa fase della tua carriera sei un ottimo numero due.”
E credo avesse ragione, anche se non ne ho la controprova.
Devo dire che non l’ho presa male, anzi. La cosa mi ha reso orgoglioso. Stava riconoscendo un valore nel mio contributo alla causa, mi stava posizionando in una relazione di reciprocità rispetto alla meta da raggiungere.
In effetti, tutti noi siamo stati (o saremo) sul blind side per un pezzo di strada, a lavoro come nella vita. È un ruolo che richiede attitudini diverse dalla leadership, è il ruolo del braccio destro, del collaboratore di fiducia, del facilitatore, di chi lavora dietro le quinte e spegne gli incendi.
Con Alessandro Giovanazzi abbiamo deciso di raccontarne alcuni, di farne un identikit, di disegnarne la giusta profondità per metterli in prospettiva.
Questo nuovo viaggio lo abbiamo messo nero su bianco e lo trovate qui: è il Manifesto dei Blind Siders.
Occhio: non è la solita retorica lamentosa del collaboratore frustrato de “i capi parlano e parlano, ma se non ci fossi io…”.
È un ruolo complementare, che funziona in sinergia con il leader:
- il LEADER quando serve deve rovesciare il tavolo, il BLIND SIDER ricompone
- il LEADER lavora di strategia, il BLIND SIDER si muove di tattica
- il LEADER deve rimuovere gli ostacoli non aggirabili, il BLIND SIDER gli fa evitare quelli non necessari
- il LEADER guarda avanti, il BLIND SIDER anticipa
- il LEADER agisce o delega, il BLIND SIDER prepara il terreno
È vero, non ci sarebbero leader efficaci, senza buoni blind sider. Ma senza leader, un blind sider semplicemente non è, perde di senso, almeno in questa accezione.
E i grandi leader, forse, sono stati ottimi gregari. Li riconosci subito: sono quelli che i blind sider li valorizzano al meglio.
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Scritto, con cura, da Marco della Monica su Euristika!
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