Episodio 2 | Phygital

L’Età Ibrida

Marisandra Lizzi
l’età ibrida
4 min readOct 21, 2020

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In collaborazione con Elisa Lenci Botticella
Qui l’episodio 1 | Il funambolo

“Ogni tanto, un prodotto rivoluzionario arriva sul mercato e allora tutto cambia”: con queste parole Steve Jobs decise di introdurre l’iPhone al mondo intero, l’8 gennaio del 2007. E rivoluzionario, quel piccolo mattoncino metallico, lo era davvero. Non tanto perché poteva fare già un sacco di cose (ce lo siamo dimenticati ormai, ma a quei tempi anche solo avere la musica sul cellulare era un fatto davvero straordinario), ma perché l’iPhone, per la prima volta nel mondo degli smartphone, aveva finalmente mandato al macero tastiere, pulsanti e antenne di ogni tipo per rimpiazzarli con un unico schermo, uno “schermo gigante”.

Il suo funzionamento era drammaticamente intuitivo: bastavano un paio di dita e il nuovo software fisicalista della Apple, che applicava a tutti gli oggetti bidimensionali dello schermo le stesse regole del nostro mondo, il mondo fisico. Con questa piccola rivoluzione, il suo schermo è diventato fin da subito, per noi, un po’ come uno stargate: un portale per andare dall’altra parte, in un mondo che ancora stavamo imparando a conoscere, il mondo digitale.

Non sono passati molti anni da quella presentazione, ma il nostro mondo è cambiato tanto radicalmente che ancora non siamo riusciti a metabolizzare tutto. Tanto per iniziare, questo salto tra il mondo fisico e quello digitale lo facciamo continuamente. Per esempio, ogni volta che guardiamo il nostro smartphone o il computer per navigare su internet, un po’ come gli esploratori di un tempo.

Ma anche ogni volta che facciamo un acquisto online o prenotiamo un viaggio, un delivery, un regalo, un taxi. È una vita da frontaliere, quella dell’età ibrida, verso un mondo, quello digitale, che non è soltanto un territorio da colonizzare, ma anche e soprattutto un porto sicuro per iniziare esperienze fisiche in tutta semplicità. Phygital indica proprio questo: l’interazione tra i due mondi, quello physical e quello digital, e la mutazione che sta nascendo alla frontiera.

E proprio alla frontiera lavorano anche i primi due ospiti del secondo incontro de L’età ibrida — Dialoghi per le imprese alla vigilia di una nuova era: Donato Dileo, co-fondatore di Dilium, e Istvan Szentkereszty de Zagon, co-fondatore GoVolt. Entrambe le aziende nascono nel 2017, la prima implementando tecnologie di frontiera, come la realtà aumentata, l’intelligenza artificiale e la blockchain, la seconda occupandosi di mobilità condivisa. Physical sono i loro approcci perché vivono in una realtà in divenire, a cavallo tra l’esperienza fisica e quella puramente digitale.

Il terzo ospite, invece, è un esperto del phygital marketing: nel suo testo #Phygital — Il nuovo marketing tra fisico e digitale, Nicolò Andreula descrive il marketing dell’età ibrida come immediato, immersivo e interattivo. Un approccio radicalmente diverso da quello novecentesco, che si può adottare soltanto trasformando i nostri negozi da luoghi in cui si deve andare a luoghi in cui si vuole andare. Le strategie da adottare sono molte: coinvolgere i consumatori in maniera diversa può essere una strada, per esempio facendo pubblicità multisensoriali e perseguendo un successo che va al di là del prodotto stesso. Occorre valorizzare il tempo e l’interazione tra azienda e clienti, in modo da costruire una sorta di comunità, con valori e una filosofia coerente alla storia del brand.

Qualche esempio? I camerini interattivi di Ralph Lauren: a seguire il cliente, anche qui, uno “schermo gigante” (ovviamente touch) a cui chiedere tutto quel che vi passa per la testa. Taglie e colori diversi, ma anche modelli compatibili con i vostri gusti, in base ai capi che avete già scelto. Oppure l’ipertecnologico Nike Store di New York, che sembra tutto fuorché un negozio: i prodotti si provano giocando e i manichini sono scansionabili: voi dovete soltanto scegliere i capi che preferite e richiederli, tramite app, direttamente in camerino.

Insomma, secondo Andreula, per sopravvivere al physical marketing occorre mettere in campo un nuovo umanesimo, una sorta di umanesimo digitale. Come? Seguendo queste cinque “semplici” mosse:

  1. raccontando con passione la vostra storia e i vostri valori, perché per il cliente sentirsi parte di una comunità è più importante di qualsiasi sconto possiate permettervi;
  2. coinvolgendo il cliente nella creazione di un prodotto customizzato (per quanto possibile) in modo da proporre sempre un prodotto “unico”;
  3. descrivendo i vostri prodotti tramite tutti e cinque i sensi, in modo che il vostro prodotto possa risultare tridimensionale anche per il vostro cliente;
  4. coltivando la relazione con i vostri clienti, perché non tutti cercano soltanto velocità e convenienza nei loro acquisti;
  5. andando oltre il prodotto e offrendo esperienze alla vostra comunità di clienti, in modo da cementare la relazione e farvi conoscere davvero.

Se vi interessa approfondire, potete ascoltare integralmente il secondo incontro qui:

Se, invece, volete seguire il prossimo incontro insieme a noi, potete registrarvi qui gratuitamente e seguire tutte le notizie nella pagina evento di iPressLIVE.

Saremo in compagnia di Giulio Xhaet, autore di #Contaminati — Connessioni tra discipline, saperi e culture.

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Marisandra Lizzi
l’età ibrida

Scrivere per migliorare il mondo, partendo dal mio e poi allargando il raggio parola dopo parola