La vita di Kanye e quella di Kendrick

Quando non fa il fenomeno Kanye West è bravo. Peccato che ci sia pure Kendrick Lamar

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5 min readApr 26, 2016

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di Martino Pietropoli

Temevo che questo nuovo album di Kanye West sarebbe stato la sua idea nemmeno di cosa è l’hip hop oggi, ma di cosa sarà fra 20 anni. Ma che dico 20: 200 anni. Del resto West deve quotidianamente fare i conti con un ego di proporzioni planetarie, quindi anche ordinare un caffè per lui deve essere qualcosa di epico. Invece The Life of Pablo è piacevole e ascoltabile. Voglio dire, ci sono cose dentro perfettamente comprensibili: tutte le ossessioni musicali di Kanye e la sua schizofrenia compositiva impacchettate in un numero di tracce di lunghezza normale, a volte persino quasi radiofonica. C’è il gospel, c’è il funk, c’è il minimalismo elettronico di tono industrial (dio mio come parlo). Insomma c’è anche roba da discoteca o da pista di autoscontri. Perché Kanye è urbano e d’asfalto come si conviene a un rapper: ha quel tipo di educazione, anche musicale. Ottima educazione, in molti casi.

Si sente dall’impostazione della voce che ha: spesso grida, forse deve e vuole farsi ascoltare. Altre volte è ombroso e scorbutico (quasi sempre). Ride solo in una traccia, quando legge tutto quello che si dice di lui, di buono e di cattivo, e conclude con una risata, che più che ridere di se stesso è un ridere degli altri. Perché lui è Kanye.

Però se The Life of Pablo ha un pregio — e ne ha più di uno — è quello di essere un’opera finita e compatta, con una buona qualità media. Che non è poco per un album che ha cambiato titolo fino a 5 minuti prima della sua uscita ufficiale.

Kanye del resto ha un processo produttivo kanye-centrico, che riferisce ogni sua produzione (musica, moda, design) a se stesso, come efficacemente illustrato dal Chaz Hutton ⚔:

Se sei una persona interessante — come Kanye certamente è — la cosa funziona e quindi quello che fai interessa molte persone che sono kanye-attratte. O che sono soggette alla tua kanye-forza gravitazionale.

Però The Life of Pablo ha un problema. Non proprio l’album in sé ma il contesto in cui nasce.

Perché in un mondo kanye-centrico sarebbe l’album perfetto, ma l’hip hop è qualcosa di più grande di Kanye, anche se è impossibile crederlo. Sì, c’è qualcosa anche oltre Kanye e si chiama Kendrick Lamar.

Non c’è bisogno nemmeno di riferirsi a To Pimp a Butterfly, uscito l’anno scorso e quindi già noto al mondo. In contemporanea con The Life of Pablo Kendrick Lamar ha infatti pubblicato untitled unmastered., 8 tracce che sono degli outtakes di To Pimp a Butterfly, cioè del materiale che non ha voluto includervi. Materiale che si capisce che deriva da quello ma che è pure più bello e interessante del già interessantissimo To Pimp a Butterfly.

Ora semplificherò all’inverosimile, ma credo che ci siano almeno 2 motivi per i quali Kendrick Lamar è molto molto molto (ho già detto “molto”?) interessante per l’hip hop:

1. Perché Kendrick è passato per la Sacra Porta del Jazz

2. Perché Kendrick ha una narrativa molto particolare

1. Jazz

Questa è una mia personale teoria e consiste semplicemente in questo: ogni musicista degno può partire da dove gli pare ma prima o poi deve passare per la classica e il jazz. Non dico necessariamente per le sonorità jazz e nemmeno per gli strumenti ma piuttosto per l’attitudine: l’esecuzione dal vivo, la costruzione del pezzo, la variazione, la composizione ossessiva e assemblata per sovrapposizione e negazione, shit like that, come direbbe un rapper. Non dico di arrivare alla classica (anche se ho sostenuto che il progmetal si basi sulla composizione classica), ma l’ascoltare e il comprendere il jazz crea una forma mentis che permette di strutturare una traccia e un intero album non come una somma di tracce con un ordine indifferente, ma anzi: prima ci va questo, poi ci va quell’altro. Non si tratta di qualcosa che si percepisce nettamente, ma lo si capisce, lo si intuisce.

The Life of Pablo è un album ben fatto. To Pimp a Butterfly è un congegno molto più strutturato, più solido e profondo. Lo riascolti 300 volte e ci trovi sempre cose nuove, mentre il primo lo capisci subito.

Credo che ciò accada per il motivo illustrato al punto 2.

2. La narrativa

Kendrick Lamar ha una narrativa non necessariamente musicale, nel senso che non gli interessa mettere in un album un tot di tracce musicali. “Mortal man”, l’ultima traccia di To Pimp a Butterfly, dura più di 12 minuti: 5 minuti di musica e 7 di un’immaginaria conversazione con 2Pac. Immaginaria perché 2Pac è morto molti anni fa. Alla fine Kendrick gli legge un componimento di un suo amico che narra la metafora della farfalla: qualcosa che è in origine un bruco che capisce di avere potenzialità (diventare una stupenda farfalla) ma che conosce anche la fragilità di questa metamorfosi: diventare qualcosa di bellissimo e debole. Ma compie il suo destino perché beh, è il suo destino. Ma il suo destino è anche portare significato e poesia nel mondo.

In definitiva credo che fare paragoni sia stupido ma ne faccio comunque uno (per il quale sicuramente Kanye mi righerà la bicicletta): Lamar parla degli uomini e della loro condizione, West parla di se stesso. In un universo kanye-centrico ecc. ecc. la cosa funziona. Nella realtà funziona meno. The Life of Pablo è l’album di Kanye West, To Pimp a Butterfly e untitled unmastered. sono gli album di più persone. Molte più persone. Sono più vasti, più universali, abbracciano più cose e persone. Come me, che non sono Kanye West e nemmeno Kendrick Lamar, ma che riconosco più uomo contemporaneo in lui che in West. E, come Kanye, alla fine mi piace stare ad ascoltare chi parla di me piuttosto che chi parla di se stesso, anche se in maniera piacevole.

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Martino Pietropoli
L’Indice Totale

Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com