Probabilmente — la rivincita fantastica degli avverbi

Kara Lafayette
M E L A N G E
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5 min readApr 11, 2023
Copertina di Bianca De Magistris

La prendo un attimo alla larga, perdonatemi, ma è necessario.

Lo scorso 26 marzo l’antologia horror Viva Forever (ve ne parlai qui) — scritta da me medesima insieme a Francesca Fichera, Francesca VF, Lucia Patrizi, Marina Belli e Vera Bonaccini — ha partecipato alla fieri Libri da Yuggoth (per sempre grate a Maddalena Marcarini per averci invitate). Alla suddetta fiera ha partecipato varia gente, autori e autrici che pubblicano sia con case editrici che self, come noi, appunto. Una fiera dedicata al fantastico e al weird, quindi una grande possibilità di incontrare, conoscere e scoprire letture (e, perché no, persone) interessanti. Il premio Ulthar è rivolto agli autori self publishing e se l’è accaparrato uno strano figuro di nome Simone Cicali. Un premio meritatissimo. Ed ecco che veniamo al dunque. Cicali pubblica Probabilmente, seconda raccolta di racconti di fantascienza, con qualche capatina nel fantastico e, naturalmente, nel weird e pure nell’horror. La prima si intitola Inaspettatamente (non l’ho ancora letta, ma se la smetto di ammalarmi in continuazione intendo recuperarla a breve). Voi capite l’attrattiva, per me, già dalla scelta dei titoli. Ho sempre trovato noiose e oltremodo pretestuose le critiche a priori nei confronti degli avverbi. Gli avverbi sono bellissimi, sono come dei piccoli gattini. Possono rompere le palle anche moltissimo se sono troppi ad occupare spazi ristretti e non curati, ma se ben gestiti sono adorabili e basta (Shirley Jackson docet — sì, anche per i gatti, ma soprattutto per gli avverbi). Ebbene, Probabilmente nasce dalla furbissima ironia dell’autore che, dopo l’uscita di Inaspettatamente, alla domanda “Quando scrivi qualcos’altro?”, lui risponde “Probabilmente, entro l’estate”. Se ci pensate, quale titolo migliore per 13 racconti di fantascienza?

Premio Ulthar alla fiera Libri da Yuggoth

Sinossi:

Arriveremo mai a comprendere la struttura dell’universo? Probabilmente.
C’è qualcuno che influenza i grandi della Terra? Probabilmente.
C’è una spiegazione razionale a una delle più diffuse leggende europee? Probabilmente.
Impareremo come funziona il cervello umano? Probabilmente.

In questa raccolta di storie tra la fantascienza e il fantastico troverete le risposte a queste domande e a diverse altre… probabilmente.

La qualità più incredibile di Probabilmente è che ogni racconto ha un incipit fulminante. Non dico che l’incipit decida sempre se una storia funzioni o meno, ma se l’inizio è buono, probabilmente lo sarà l’intera storia. E se l’incipit, ogni incipit in questo caso, è valido, significa che l’autore sa scrivere davvero (per farvi un’idea sull’importanza degli incipit, vi consiglio di recuperare il podcast di Germano Di incipit si muore — a tal proposito: qua si pretende la nuova stagione, ma allora!).

Altro fattore positivo: lo stile è personale, sono certa che potrei riconoscere una storia di Cicali senza sapere che sia sua. Chi mi conosce abbastanza sa che, oltre a difendere la legittimità dell’uso degli avverbi, sono fissata coi dialoghi. Detesto con tutto il mio cuore i dialoghi forzati, legnosi, inutilmente teatrali che generalmente definisco dialoghi alla centovetrine. Mi è capitato assai spesso di incappare in questa tragedia stilistica, anche in ottime trame, purtroppo. È una faccenda che mi fa uscire di senno. I dialoghi sono fondamentali e, anche se pochi, devono essere credibili. Cicali ama i dialoghi, li usa tanto e in modo egregio. Per me è un valore aggiunto.

C’è parecchio Ted Chiang qui, non tanto per lo stile (anche se un pochino sì), più che altro per le tematiche affrontate. Nuove droghe per percepire giornate più lunghe (2x, racconto che mi ha divertito tantissimo), inquietanti conseguenze dell’insonnia, vacanze creepy, vampiri emotivi, la magia come scienza, la bellezza dei corpi sotto altre prospettive e tante altre situazioni assurde, spaventose, allucinanti, ma con quel sottotesto ironico che, alla fine, potrebbe farti esclamare: “Beh, sì, probabilmente!”.

L’incipit di Bookcrossing

Poi c’è un racconto, l’ultimo, che arriva inaspettatamente (mi consentirete la battuta telefonatissima) come una mazzata in faccia: Bookcrossing (eletto, dopotutto, apice dell’opera proprio alla fiera). Se prima l’ironia era il leitmotiv di tutti i racconti, qui si rischia di annegare in un oceano di lacrime. È una storia di lasciti e di condivisione, di speranze e di realtà che si incontrano. È una storia d’amore, di morte e di altre sciocchezze (per citare Guccini). La meraviglia di una storia così profonda e dolce che chiude l’opera è, per me, un vero tocco di classe.

“I ragazzi non dormono qui dentro, se non c’è un altro ingresso. Guarda il calendario.”

Appeso alla parete della reception davanti a loro, un calendario omaggio di una ditta di articoli marini era fermo a SETTEMBRE 1993. (da: Siamo tutti uguali)

Se poi dovessi scegliere il mio racconto preferito, forse direi Siamo tutti uguali. Ha quel sapore folk horror che mi fa impazzire e, sinceramente, è una storia che avrei voluto scrivere io.

Una cosa importante da aggiungere. Simone Cicali collabora con Lorenzo Leoni (se apprezzate i generi storico, sportivo e fantasy sui generis, vi potrebbe piacere). Insieme hanno fondato il Sodalizio Wordsmith. Scrivono e editano i loro lavori direi ottimamente. Per saperne di più, qui c’è il link.

Da Newbody

Non so se ho reso abbastanza l’entusiasmo che ho provato leggendo quest’antologia. Non capita così spesso, e non è questione di autopubblicazione. Molte cose mi piacciono, ma di rado mi esaltano. E quando capita, non ho pudore nel trattenermi. Se un po’ vi fidate dei miei gusti, recuperate Probabilmente.

Anche perché, a breve uscirà il terzo volume: Stranamente (eh, già). Se vi va lo potete preordinare a prezzo scontato fino al 13 aprile. Stranamente ne ho approfittato. Io vi consiglio di seguirlo. Spendete bene i vostri danari.

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