[Quinto Elemento]: Servant — stagione 4

Germano Hell Greco
M E L A N G E
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3 min readMay 23, 2023

Servant chiude i battenti e, con mia somma soddisfazione, quelle che in questo articolo definivo suggestioni, si sono rivelati elementi fondanti.

Ero lì a godermi la storia di Leanne, Dorothy, Sean e Julian quand’ecco che sulla TV compare Il Mago di Oz. Quindi sì, posso finalmente dire che Dorothy è davvero quella Dorothy.
La casa è la sua, infatti, col passare delle stagioni, subisce non solo una tempesta, ma ogni possibile danno, sembra quasi somatizzare le vicissitudini dei quattro inquilini.

Ogni cosa finisce. E quindi via il dente: com’è l’ultima stagione di Servant?
Buona.
Poteva essere migliore? Sì.
L’avresti scritta diversamente? Decisamente sì.
E ciò nonostante, dici che è buona. Sì, perché non sono uno di quell* che inizia a frignare se la sua visione arbitraria di un’opera non viene soddisfatta.

Per cominciare, avevamo lasciato Dorothy precipitata nella tromba delle scale, probabilmente paralizzata. Qui la vediamo tornare in sedia a rotelle, ma Dorothy è come la casa, acciaccata ma ha sempre la forza di riprendersi.
Chi è davvero in ombra in questa stagione sono Julian e soprattutto Sean. Il primo è poco più di uno strumento, incapace di prendere decisioni autonome, positive o distruttive che siano, il secondo è assolutamente vago e inconsistente.

Leanne è la protagonista assoluta. Sì, lo è sempre stata, ma no, vi dico che non è così. I ruoli erano quattro, e ognuno di loro giocava a iniziare e concludere la stagione. Qui la preocupazione principale di Tony Basgallop è chiudere il discorso attorno a Leanne, e di conseguenza attorno a Jericho, il bambino già morto all’inizio della serie cui la nostra Leanne, per qualche strano potere, riesce a ridare vita.

La quarta stagione è come sempre piacevole, continua la scelta di narrare gli eventi solo internamente alla casa o nella sezione di strada immmediatamente di fronte a essa; come anticipato, la necessità principale è chiarire la natura di Leanne, risolvere i suoi rapporti con la sua famiglia acquisita, Dorothy in primis, e chiudere i giochi.
Basgallop ci riesce, non lesinando di infarcire il personaggio affidato a Nell Tiger Free persino di una certa umanità più che condivisibile, nonostante la sua natura celeste sia più che acclarata. Un angelo caduto che sceglie di amare a modo suo è incongruo, e va risolto.

È strano. Perché Servant aveva ancora innumerevoli linee narrative da completare e possibilità da raccontare. Probabilmente avrebbe potuto durare per altre cinque stagioni senza stufare, in quel miscuglio perfettamente dosato di surrealismo e quotidianità, contaminato di urban fantasy, ma è finita così.
Mi mancherà. Mi mancheranno tutti loro, soprattutto i loro dialoghi taglienti più tipici delle sit-com o delle pièce teatrali, che delle serie televisive e forse era questa la vera potenza di Servant.

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Germano Hell Greco
M E L A N G E

Kick-Ass Writer. Short Tempered Blogger. Editor in chief.