REC — sedici anni dopo

Germano Hell Greco
M E L A N G E
Published in
4 min readSep 19, 2023

Visto per la prima volta nel 2007, una vita fa, rivisto l’altro ieri notte, nel 2023.
Cosa resta di REC, di Paco Plaza e Jaume Balaguerò? Tutto. E anche di più.

REC riesce ancora oggi laddove molte — troppe — rivisitazioni del genere zombie hanno fallito: far paura e divertire allo stesso tempo.

E, oggi possiamo dirlo, imbastisce anche una sorta di critica a una società che, nel 2007, si apriva — almeno sullo schermo — al multiculturalismo e lo viveva senza ipocrisie, ovvero pascendo nell’incomprensione e nell’intolleranza, anche se, di facciata, era e sarebbe stato sempre tutto okay.

Di REC gli yankee non ci hanno fatto mancare il loro inutile remake, Quarantine, ancor più senza ipocrisie: ricordo ancora la scena in cui il poliziotto si rivolge a inquilini immigrati — parlanti solo la rispettiva madrelingua — in inglese e, dopo aver capito l’incomunicabilità di fatto, continua a rivolgersi loro sempre in inglese: l’unica scena di un certo peso, che di fatto anticipa l’ultimo quindicennio.

Ma torniamo a REC. L’orrore degli zombie, la loro inevitabile satira sociale, trapiantata in un condominio, probabilmente un posto anche peggiore di un centro commerciale, dove rimanere bloccati.
In mezzo agli spettri di tante riunioni finite nell’acido gastrico e nel malumore di attriti mai sepolti, e ai cadaveri (ambulanti e aggressivi) dei propri vicini di pianerottolo, quelli che ami odiare di più, che ti tempestano di odori di cibi sgradevoli, e dell’abbaio notturno del loro isterico animaletto domestico.

C’è tutto l’orrore del quotidiano, in REC, misto alla spinta del sovrannaturale. Ché sembra soltanto l’ennesimo contagio virale — anche qui, anticipiamo di molto la pandemia, con maschere, analisi del sangue e isolamento sanitario obbligatorio — ma che si rivela essere anche e soprattutto spirituale.

Conchita sei tutti noi

Già, la vituperata svolta nel finale del film, che vede trasformare un film di zombie che corrono in un film di posseduti, ché la possessione diabolica s’espande come un virus. Idea che a parecchi parve balzana, all’epoca, anche se innegabilmente riuscita, allorché, nell’ultimissima sequenza, Maria de Medeiros, laida, carca e disgustosa, fa capolino dalle ombre spesse dell’attico in cui è stata rinchiusa per decenni e sottoposta a esorcismi ripetuti, e prende a martellate i protagonisti.
Concept di un mostro adorabile, che poi viene ripreso di peso in Barbarian.
E poco importa quanto sia credibile l’idea di nascondere una bambina posseduta dal demonio in un ca**o di condominio, a meno che non si voglia dare a intendere che la naturale confusione di quel non-luogo abbia messo a tacere le urla che di sicuro la vittima ha emesso causa lavori in corso satanici.

E non dimentichiamo nemmeno la visione marcescente della vecchia Conchita (“Come si chiama ‘sta ca**o di vecchia?”) caduta, in una sottana inzaccherata di sangue e schifo, probabimente fratturata, e ignorata da tutti, se non che le sue urla belluine hanno costretto i solerti condomini a allertare le forze dell’ordine, perché sapete, sennò si rischia il penale, in certi casi, dando così inizio al film.
E ovviamente, menzione d’onore per la bambina con “la tonsillite” che in verità è affetta da “Satana in persona” (love her).

Il condominio è un luogo infernale. E, come ripete Angela Vidal (Manuela Velasco) per tutto il film, bisogna registrare tutto, e far sapere a tutti cosa sta succedendo. Sembra il passato remoto, dato che, solo nel 2007, non esistevano smartphone (o non erano così diffusi) in grado di effettuare riprese e inviarle allo stesso tempo al mondo intero (sì, ok, le autorità bloccano i segnali della rete mobile e l’internet, è vero). Si doveva ricorrere alla telecamera.

Per il resto, la società di REC è già al collasso, così com’è oggi, afflitta da ipocrisie e segreti, da virus e conflitti spirituali. Solo i Vigili del Fuoco hanno il potere di irrompere nelle case dei rissosi condomini e portare alla luce il marcio che ivi si nasconde, peccato sia una battaglia inutile.

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Germano Hell Greco
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Kick-Ass Writer. Short Tempered Blogger. Editor in chief.