Intervista a Claudia Gianetto: nell’anima della Cineteca del Museo Nazionale del Cinema di Torino

Il centenario della Grande Guerra, il centenario di Guido Gozzano e Nino Oxilia, da Torino a Parigi

Marco Asteggiano
Esperienze di un Narratore
11 min readSep 4, 2017

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News del 30 gennaio 2017 — www.marcoasteggiano.com

(Nell’immagine in alto: la Prof.ssa Claudia Gianetto. Foto scattata da Paolo Jacob a Pordenone nel 2015, durante la presentazione del restauro e dell’edizione in dvd di Maciste (1915, cento anni prima) a Le Giornate del cinema Muto)

Torino capitale del cinema è un argomento sempre suggestivo e sempre attuale, grazie al dinamismo del Museo Nazionale del Cinema di Torino voluto dalla mitica Maria Adriana Prolo (1908–1991). Nel 2014 è caduto il centenario di Cabiria, il colossal di Giovanni Pastrone e Gabriele D’Annunzio che sbalordì a livello internazionale, mostrando al mondo il genio piemontese e l’avanguardia italiana.

E il Museo Nazionale del Cinema all’Auditorium Rai di Torino ha promosso una serie di proiezioni: sia di Cabiria che di altri film di culto restaurati, fra i quali Addio giovinezza! (1918) recuperato in Giappone. Ad oggi, si sono appena concluse le proiezioni promosse dal Museo del Cinema al Cinema Romano e alla Fondazione Tancredi di Barolo di Torino nell’ambito del centenario della morte del poeta Guido Gozzano (1883–1916).

E attualmente, siamo nel pieno centenario della Prima Guerra Mondiale: il numero 13, fresco di stampa, della rivista «Immagine» dell’Associazione Nazionale di Ricerca sulla Storia del Cinema, interamente dedicato alla cinematografia della Grande Guerra, presenta un interessante studio sul film torinese Maciste alpino del 1916. Ne è autrice, tra gli altri, Claudia Gianetto, da anni responsabile della Cineteca del Museo Nazionale del Cinema di Torino, sempre in prima fila nell’ideare e realizzare iniziative di primo piano.

Abbiamo avuto la fortuna e l’onore di intervistarla, cercando di ottenere anticipazioni sui progetti futuri e qualche retroscena…

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Buongiorno Professoressa Gianetto. Può farci delle anticipazioni su progetti futuri di cui si sta occupando all’interno del Museo Nazionale del Cinema?

Vi sono numerosi progetti in cantiere, che seguo con l’équipe della Cineteca coordinandoci a seconda delle attività specifiche con gli altri Settori del Museo . Ad esempio, con i Servizi educativi del Museo stiamo proponendo alle scuole, per questo anno scolastico, un progetto pilota dedicato a un restauro che il Museo ha realizzato con il Centro Sperimentale — Cineteca Nazionale di Roma, che è la versione, del 1913, del più antico adattamento cinematografico sopravvissuto tratto dal romanzo “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. Questo film fu prodotto dalla Società “Ambrosio Film” e diretto da Eleuterio Rodolfi.

Per quanto riguarda l’aspetto della conservazione, quello appena iniziato sarà l’anno in cui noi porteremo a regime, grazie anche alla collaborazione e al sostegno della proprietà dello stabile in cui l’archivio film ha sede, tutta una serie di innovazioni nel deposito film del Museo. Abbiamo installato una cella per la conservazione delle pellicole negative e provveduto l’intero deposito di un impianto di climatizzazione per il controllo di temperatura e umidità, entrambi in fase di collaudo.

Questo avviene parallelamente all’attività di monitoraggio, ispezione e studio delle nostre collezioni e alla progressiva preservazione dei materiali che lo richiedono, con progetti focalizzati su sezioni diverse delle collezioni. Poiché, come può immaginare, l’attività successiva di preservazione e di restauro richiede una quantità di risorse umane ed economiche non indifferente, di volta in volta ci dedichiamo a un numero necessariamente limitato di opere sia dell’epoca del cinema muto sia sonore.

Quest’anno continueremo con la preservazione di materiali che saranno utilizzati per una mostra curata dal Museo Egizio e individueremo un titolo di un autore italiano degli anni ‘60/’70 da restaurare.

Inoltre proseguiremo la collaborazione con l’Istituto Luce di Roma per il lavoro di preservazione di nostre copie nitrato di diverse produzioni del Luce medesimo. Parteciperemo probabilmente a un simposio di Parigi con una relazione sui filmati neuropatologici di Negro e Omegna, restaureremo un altro film documentario in collaborazione con la Fondazione Piacenza: un film rarissimo, ovvero un viaggio in Caucaso negli anni ’10.

Questo per citare solo alcuni esempi delle attività in corso, che sono davvero molte e che speriamo di far conoscere sempre più al vasto pubblico e non soltanto agli addetti ai lavori. Proprio a questo proposito, stiamo lavorando anche, con altri Settori del Museo del Cinema,. ad un progetto di maggiore apertura con il territorio e quindi con Torino. Collaboriamo da anni con Enti e Istituzioni di tutta Italia e di tutto il mondo e teniamo moltissimo a condividere il risultato del nostro lavoro con la nostra città.

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Ci parli della Cineteca. Cosa comporta la responsabilità che Lei ha all’interno di questa istituzione? Cosa significa gestire una “eredità” importante quale quella di Maria Adriana Prolo?

La Cineteca del Museo del Cinema nasce con l’idea stessa del Museo. Un’idea che la sua fondatrice, Maria Adriana Prolo, che ne fu la direttrice per un lungo periodo, fino alla fine degli anni ’80, aveva avuto già nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Noi possiamo contare su moltissimi documenti scritti di proprio pugno dalla Prolo: in uno di essi, famoso e spesso citato, aveva annotato la sua idea di creare un museo che raccogliesse tutti i documenti, film e non film, a testimonianza del cinema.

Già negli anni 1942–1943, Maria Adriana Prolo aveva iniziato a raccogliere numerosi materiali, tra cui le prime pellicole infiammabili.

La Cineteca custodisce un patrimonio di trentamila copie, delle quali il nucleo più antico è appunto la collezione di film in nitrato, ovvero realizzati su pellicole infiammabili, acquistate dalla Prolo nella prima metà degli Anni Quaranta. Questa è stata la nascita della Cineteca, che si è successivamente evoluta, come si sono evolute tutte le collezioni raccolte dalla Prolo.

La Cineteca raccoglie dunque film realizzati da fine ‘800 ad oggi, documenti della cinematografia nazionale ed internazionale, con alcuni nuclei prestigiosi, quali: il cinema muto, ed in particolare il cinema muto italiano, ma anche il cinema d’autore italiano. I formati sono molto varii: 35mm, 16mm, 9,5mm , 28mm, anche trailer.

Il settore Cineteca, ha, all’interno del Museo, i compiti di: raccolta e conservazione dei film, in supporto pellicola e digitale, la loro inventariazione, catalogazione e valorizzazione, ma anche la preservazione e del restauro delle pellicole. Queste attività hanno contribuito moltissimo all’arricchimento, sia quantitativo sia qualitativo, della collezione.

Il 1991 è l’anno al quale risalgono i nostri primi due importanti restauri, due titoli ancora oggi straordinari, che sono Il fuoco del 1915 e La guerra e il sogno di Momi del 1917.

Restauri realizzati con metodologie allora “moderne” (tra virgolette perché sono passati 25 anni), ovvero con un’attenzione al restauro filologico e all’utilizzo delle tecniche più avanzate di volta in volta concesse dai laboratori. Io ho la fortuna, da 26 anni, di lavorare all’interno di una grande istituzione, il Museo del Cinema, di cui la Cineteca è uno dei settori delle differenti e preziose Collezioni che conservano una moltitudine di materiali differenti di precinema, fotografia e cinema.

Con il passare del tempo, mi sono specializzata, in particolare, nel cinema muto, e mi sono potuta dedicare soprattutto alla collezione film ed all’attività di restauro. Questo grazie ad una volontà molto precisa della direzione del Museo del Cinema di sostenere l’attività del settore anche in questa direzione.

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Può parlarci, in particolare, di uno dei maggiori progetti portati a termine negli ultimi anni, cioè il restauro di “Addio giovinezza”?

Ogni restauro che realizziamo ha delle caratteristiche sue e rappresenta un’avventura particolare. L’attività di restauro è un’attività di équipe che ha, alle spalle, una collaborazione interna tra tutti i settori delle Collezioni del Museo e ha, all’esterno, di volta in volta, la collaborazione di altre professionalità eccellenti, a seconda del progetto. Molti dei nostri progetti sono realizzati in collaborazione con Cineteche italiane e straniere, ma non solo.

Ad esempio, se stiamo restaurando, come abbiamo fatto, un documentario realizzato negli anni ’10 da Mario o Guido Piacenza, noi collaboriamo con la Fondazione Piacenza e il Dipartimento di Antropologia, mentre se stiamo restaurando il documentario di Fedele Negro e Roberto Omegna La Neuropatologia, degli Anni ’10, collaboriamo con il Dipartimento di Neuroscienze e così via per ogni progetto che lo richieda e che ce lo consenta.

Addio giovinezza! è un caso di eccellenza perché, per anni, le cineteche italiane ne hanno cercato copie sopravvissute. Sono state realizzate più versioni tratte da quest’opera teatrale scritta da Sandro Camasio e Nino Oxilia. In Italia non si trovava nulla e, collaborando con i colleghi della Fondazione Cineteca di Bologna (cocuratrice di questo restauro) e del laboratorio “L’Immagine ritrovata”, che è una delle eccellenze professionali alle quali facciamo riferimento all’esterno per le lavorazioni e con la quale abbiamo condiviso molti progetti importanti — per esempio, il restauro sella serie Maciste — , abbiamo individuato materiali sopravvissuti della versione del 1918, conservati a Tokyo da una Cineteca aderente alla FIAF (Fédération Internationale des Archives du Film).

Dopo lunghe trattative con i colleghi giapponesi, siamo riusciti ad avere accesso ai materiali ed è iniziato l’intervento di restauro con il Laboratorio di Bologna. Il Museo del Cinema di Torino è un punto di riferimento per lavori di identificazione e restauro di film muti ed in particolare di quelli prodotti proprio a Torino.

Tentiamo sempre, quando possibile, di partire da uno studio comparato di tutte le fonti filmiche disponibili, che, in molti casi, si cercano in ogni parte del mondo; ma soprattutto si intende progettare l’intervento di restauro a partire da un lavoro minuzioso di analisi di tutte le fonti d’epoca, e via via anche più recenti, relative alla realizzazione del film.

Ed ecco che talvolta si possono individuare le lacune, si può ristabilire il corretto ordine di montaggio, si possono ripristinare le didascalie, si possono riproporre le colorazioni originali.

Il lavoro su Addio giovinezza! è stato di grande perizia da parte del Laboratorio, perché avevamo a disposizione dei materiali che, purtroppo, erano stati profondamente danneggiati da colliquazione e da duplicazioni avvenute negli anni. Abbiamo quindi lavorato insieme alla ricerca di un equilibrio di rigore e di qualità dell’immagine che permettesse di riproporre, oggi, al pubblico, una copia che fosse la più fedele possibile a quella dell’epoca e, al tempo stesso, fosse all’altezza del piacere della visione a cui ormai lo spettatore moderno è abituato.

Il riscontro che abbiamo dal pubblico presente in sala a ogni presentazione del film conferma che l’obiettivo — pur contemplando la possibilità di diversi o migliori interventi in futuro — è stato raggiunto.

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A proposito di Nino Oxilia, il poeta e regista coautore dell’opera teatrale Addio giovinezza!: quali sono i materiali e i documenti d’epoca conservati al Museo?

Abbiamo materiali conservati presso l’Archivio Cartaceo, presso la Bibliomediateca e la Fototeca, e ora, grazie a questo restauro, anche nella Cineteca. Essendo Oxilia scomparso tragicamente e molto giovane durante la Prima Guerra Mondiale, sono molto pochi, purtroppo, i film che lui ha potuto realizzare.

Le cito, fra tutti, un documento particolarmente toccante. Per la versione di Addio giovinezza! del 1918, la casa di produzione “Itala Film” aveva pensato di affidare, finalmente, la regia ad Oxilia, poiché era stata del coautore Camasio la regia della versione dello stesso film nel 1913.

Nel contempo, sempre la “Itala” stava valutando di affidare il ruolo della protagonista, Dorina, all’allora compagna di Oxilia, nella vita e sul lavoro, Maria Jacobini. Oxilia, tuttavia fu purtroppo chiamato al fronte. Sarebbe dovuto rientrare a Torino, anche per mettere mano a questo progetto e, purtroppo, uno degli ultimi documenti che abbiamo in archivio è un breve messaggio in cui lui afferma, nel 1917: “Sono arrivato, sto bene”, pochi giorni prima di essere ucciso. Addio giovinezza! fu una pellicola realizzata nel 1918, con alle spalle questa tragedia reale, umana e professionale: Maria Jacobini accettò ugualmente di interpretarne la protagonista, diretta però da Augusto Genina.

É un film che manifesta un’intensità ed una malinconia profonde, caratterizzato, peraltro, da due grandi prove di attrici: una, appunto della Jacobini, acclamata dallo storico Vittorio Martinelli, e l’altra, invece, di quella grande diva del muto che fu Helena Makowska.

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Nel 2015 e’ stato pubblicato il saggio di Patrizia Deabate Maria Jacobini in Joan of Arc (1913). Un successo del cinema muto da Torino agli U.S.A., tra l’altro segnalato da Aldo Cazzullo nel suo libro Le donne erediteranno la terra, edito da Mondadori nel 2016. Secondo una ricerca di Giovanna Ziello, la Deabate sarebbe molto probabilmente la prima studiosa ad avere affermato in Italia che questo film fu il primo lungometraggio della storia del cinema mondiale dedicato alla Pulzella, come ha affermato alla Giornata di Studi AIRSC di Bologna del 5.12.2016, citando l’autorevole studioso svizzero Herve’ Dumont. Che ne pensa di questo riscoperto primato torinese?

In primo luogo, le dico che mi fa molto piacere questa domanda perché ha appena citato due giovani ricercatrici con le quali il Museo ha collaborato. Giovanna Ziello ha realizzato una tesi di laurea seguita da noi, qui, in Cineteca, proprio su Addio giovinezza!, mentre con Patrizia Deabate — incontrata in occasione della presentazione di uno dei nostri film restaurati — abbiamo avuto più occasioni di collaborazione in occasione delle sue ricerche per diversi suoi lavori dedicati proprio ad Oxilia.

Posso solo aggiungere che queste due ricerche, che lei ha appena menzionato, sono per noi, in qualche modo, un segno di come questo lavoro fatto in archivio, svolto mettendo in gioco risorse molto importanti, se reso accessibile, possa tornare a vivere per il pubblico e diventare anche un elemento di approfondimenti assolutamente originali per ricercatori e studiosi.

Entrambe le ricerche sono indice di come, effettivamente, l’idea di far circolare, ad un certo livello, il lavoro di un’Istituzione culturale come il Museo del Cinema, che ha come obiettivo proprio quello di conservare, valorizzare e promuovere attraverso il restauro il patrimonio film, possa avere più di un riscontro. Lo stesso saremmo lieti accadesse per ogni nostro film preservato o restaurato.

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Nel 2017 cade il centenario della scomparsa di Oxilia, caduto al fronte della Grande Guerra. Invece nel 2016 e’ stato il centenario della morte di un altro poeta crepuscolare torinese dedito al cinema: Guido Gozzano. Qual è stato e quale sarà l’impegno del Museo del Cinema nelle celebrazioni di Gozzano?

Con la proiezione di Addio giovinezza! abbiamo chiuso il ciclo di proiezioni, iniziato a ottobre 2016, intitolato “Il cinema ai tempi di Gozzano”, promosso dal Museo Nazionale del Cinema con il Centro Studi Guido Gozzano e Cesare Pavese, con il Cinema Romano e la Fondazione Tancredi di Barolo.

Abbiamo inoltre partecipato con una relazione al convegno organizzato su Guido Gozzano, poeta e regista, e quest’anno anche il Museo contribuirà dunque con questo testo alla pubblicazione degli atti del convegno che sta curando sempre il Centro Studi Gozzano e Pavese. Continueremo inoltre a proporre e a mostrare Addio giovinezza!. Abbiamo moltissimi progetti di attività per il 2017 e uno di essi, a cui stiamo lavorando con la Fondation Pathé di Parigi, è dedicato a un altro protagonista degli Anni Dieci, Segundo de Chomón, il “mago dei trucchi” che ha contribuito alla realizzazione di molti titoli restaurati in questi anni dal Museo del Cinema.

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Proprio lei ha riconosciuto Segundo de Chomón, il leggendario autore degli effetti speciali di Cabiria, esaminando la pellicola Addio giovinezza! durante il restauro.

Sì: con nostra straordinaria sorpresa, abbiamo scoperto che le uniche immagini di Chomón su un set cinematografico sono proprio in Addio giovinezza! Il film, quest’anno che è il centenario di Oxilia caduto in guerra, sarà probabilmente presentato anche a Parigi in autunno in occasione di un colloquio internazionale dedicato a Chomón.

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Grazie a lei e al Museo Nazionale del Cinema di Torino.

Grazie a lei e a tutti coloro che possono contribuire a dare una sempre maggiore visibilità al lavoro delle nostre istituzioni culturali e delle differenti professionalità che, con passione, operano al loro interno.

Marco A.

www.marcoasteggiano.com

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Marco Asteggiano
Esperienze di un Narratore

Blogger e Social Content Manager. Autore di libri sul #cinema e sul #teatro in Italia. Lettore e scrittore di #libri #fantasy e di #fantascienza.