Due in Uno o Uno in Due?

mario albrizio
mario albrizio
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3 min readNov 26, 2017

Il Doppio e il Regno dei Cieli

Il doppio

Sarà un caso, gli intrecci della Storia, o il destino, o la mano di Dio… chissà.

Ma se guardiamo con serenità a questi due personaggi, Gesù e Barabba, non possiamo non notare che sembrano costruiti scientificamente e con grande precisione secondo le leggi logico-semantiche del Doppio letterario e filosofico.

Una specie di dottor Jekyll e mister Hyde ante litteram.

I due Gesù sono infatti identici in molte cose, a partire dal nome, che viene spaccato precisamente, chirurgicamente in due e assegnato per metà a ciascuno. A uno il nome vero e proprio, all’altro il patronimico, il cognome. E così sono arrivati fino a noi.

Mentre sono specularmente opposti su altri tratti caratteristici. Un po’ come capita ai fratelli gemelli, che col tempo sviluppano caratteri tra loro contrastanti, pur rimanendo gemelli.

E questo sono, in effetti, Gesù e Barabba. Gemelli contrari. Come Jekyll e Hyde. Almeno secondo la tradizione giunta fino a noi.

Entrambi insoddisfatti, ribelli, ascoltati dalle masse.

Ma uno, il Figlio del Padre, Barabba, vuole emergere liberando il suo popolo dall’occupazione straniera e instaurando il proprio dominio — come ci ha spiegato Papa Ratzinger.

L’altro, il Figlio di Giuseppe, vuole pure lui liberare il suo popolo, ma non tanto dai Romani, quanto dal peccato che rende schiavi anche i socialmente liberi.

L’uno, Gesù Barabba, è ambizioso ed egoista, e strumentalizza in funzione di questo il favore popolare.

L’altro, Gesù di Nazaret, è se possibile ancora più ambizioso, ma non per sé.

È totalmente e un po’ innaturalmente privo di egoismo. Per forza, si dirà, se è il Figlio di Dio… Ma su questo torneremo.

Gesù di Nazaret non promette un semplice Regno-senza-Romani, come Gesù Barabba; ma addirittura il passaggio a un Regno del tutto nuovo, mai visto in terra, un po’ come la Repubblica di Platone. O meglio ancora l‘Iperuranio, dove tutto è eterno e perfetto.

Un regno dove si vive al cospetto di Dio; non una semplice e generica “vita migliore” in un Israele liberato dallo straniero, ma nientemeno che la vita perfetta ed eterna in un Regno dei Cieli — che per essere di Dio è anche un Regno eternamente giusto.

E fin qui, il lettore ha visto, abbiamo seguito sostanzialmente la lettura del papa Benedetto XVI.

Il quale a questo punto si chiede sconsolato: tra la promessa della libertà dai Romani qui ed ora, e un Regno nei Cieli dopo la morte, “Quale meraviglia che le masse abbiano preferito Barabba”?

Questo ci porta proprio al centro del nostro discorso. Alla motivazione prima e ultima per cui questo testo esiste, è stato pensato e scritto.

Ovvero rispondere all’antica domanda: Il popolo è strutturalmente capace o incapace di decidere per il meglio?

Da duemila anni infatti (and counting) questo “argomento” viene usato come una clava contro ogni tentativo persino di discutere di una democrazia avanzata:

Il popolo? Lascia perdere. Scelgono sempre Barabba.

E la cosa non perde mai di attualità, come si vede dal simpatico ritaglio qui sotto… ;)

Ecco perché anche un uomo di grande cultura e sensibilità come il papa tedesco si chiede sconsolato, sulla medesima scelta, c’è da meravigliarsi che il popolo abbia scelto Barabba?

Ebbene sì. C’è da meravigliarsi. In questo punto si può e si deve dissentire dalla pur autorevole lettura papale. Vediamo perché.

(3. Segue)

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