L’Astrusia non era un paese ordinato — Parte 6

Marco Zoppas
Mitologie a confronto
4 min readApr 30, 2020
Fonte: Satyrnet.it La Fattoria degli animali

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Si può proprio dire che il Consigliere aveva toccato il fondo della sua inquietudine. Sì, ce l’aveva fatta, era riuscito a dare coronamento ai suoi sogni. Vincendo un’incomprensibile timidezza, grazie al sostegno di 4 slivoviz, s’era addentrato nei camerini e aveva bussato, tremante, alla porta di Violas. L’aveva portata fuori a cena, erano finiti a letto insieme, lei insisteva a voler esser presa da dietro, lui aveva acconsentito. Troppo tardi, troppo tardi s’era accorto dell’orrore: Violas era un uomo. Violas era un travestito. Accecato dalla passione aveva trasgredito le più ovvie regole della precauzione, invitandola fin dalla prima notte nelle camere della sua dimora ufficiale, nel palazzo del governo. Ora, a corte, tutti sapevano che si era portato a letto un uomo. Glielo avevano sentito gridare, in preda allo sgomento. Il Gran Consiglio al completo discuteva sulle possibili conseguenze del suo atto. Andava senz’altro mantenuto il più rigoroso riserbo su questa vergogna. I pur larghi costumi astrusiani si dimostravano inflessibili su un argomento soltanto: la condanna dell’omosessualità. Violas lo sapeva, aveva capito tutto. Era diventata un personaggio pubblico. Aveva contribuito a diffondere la voce sulla sua relazione col Consigliere. In tutta l’Astrusia si parlava già di matrimonio. Violas teneva in pugno l’intero Gran Consiglio. Ricattava il Consigliere. Di notte lo costringeva a performance di sesso estremo, poi gli ricordava che ormai non poteva più liberarsi di lei, avrebbe rivelato tutto ai giornali. La sua carriera politica sarebbe finita in maniera ignominiosa. Il Consigliere non riusciva nemmeno più a far visita al suo amico Kuns Metik, per un eccesso di vergogna. Delegava tutte le decisioni, non compariva in pubblico. Di giorno si chiudeva nella sua stanza a giocare per ore con un trenino elettrico. Si era costruito da solo una stazione ferroviaria in miniatura. Poi, quand’era stufo, da un’altra scatola tirava fuori cowboy e indiani, nordisti e sudisti, e giocava coi soldatini. L’Astrusia continuava il suo andazzo esattamente come prima, a conferma della totale evanescenza politica del Consigliere.

Violas Von Data nutriva invece grosse ambizioni. Cominciò la sua scalata al potere occupandosi della corrispondenza del Consigliere. Lesse la lettera di LoSporko e gli revocò la condanna. LoSporko fu invitato a corte, cenò insieme a Violas, la conquistò coi suoi modi affabili da cortigiano e la affascinò con le sue visioni. Stabilirono il piano: a insaputa del Gran Consiglio, i servizi segreti astrusiani avrebbero provocato uno spaventoso incendio nella città di Struzgrad durante la sagra di Franz Amel, addossando poi la colpa a presunti terroristi onduriani. A ridosso dell’evento i mezzi di comunicazione avrebbero cominciato a preparare l’opinione pubblica con l’annuncio di una sensazionale scoperta geografica ad opera dell’esimio ricercatore, esploratore e pluriaccademico Alfred LoSporko.

Venne ufficialmente avvalorata l’ipotesi che i confini del mondo conosciuto si erano dilatati fino a raggiungere l’Onduristan, un territorio nel lontano Oriente dominato da una cricca di feroci terroristi pronti a minacciare la nazione astrusiana. Accadde che nel giro di poche settimane le folle astrusiane cominciassero a porsi la domanda se fosse o meno opportuno attaccare uno stato di cui poco prima ignoravano persino l’esistenza. Poi divampò l’incendio durante la Franz Amel Fest. Morirono 3.000 struzgradesi. Il piano di Violas e LoSporko era andato a buon fine. Distolsero il Consigliere dal suo trenino elettrico per portarlo in piazza a pronunciare il discorso di guerra all’Onduristan, davanti alla popolazione astrusiana. Il Consigliere, rannicchiato sulle sue costruzioni in miniatura, non ne voleva sapere. Violas e LoSporko dovettero passare alle maniere forti. Volarono calci e insulti, LoSporko sferrò un pugno che andò a colpire il Consigliere all’altezza dello zigomo sinistro, dove si formò un vistoso ematoma. Problema: il Consigliere non poteva presentarsi in pubblico in quelle condizioni senza che vi fosse una spiegazione plausibile per il suo volto tumefatto. Gli applicarono impacchi e una borsa di ghiaccio, lui piangeva. Diramarono la versione ufficiale secondo cui gli era andato di traverso un salatino bloccandogli la digestione, lui era svenuto sbattendo la testa contro uno stipite. Il discorso ufficiale venne rinviato di un giorno. Il Consigliere era imbottito di droghe, non riconosceva chi gli stava attorno, cantava strane melodie, sbraitava che voleva un nuovo trenino elettrico, che qualcuno di nascosto gli aveva manomesso quello che lui s’era costruito da solo, che il migliore dei mondi possibili era quello in cui i treni arrivavano in orario e non quello in cui gli uomini si spacciavano per donne e davano fuoco alla città, e chi avrebbe salvato la sua stazione ferroviaria in miniatura, chi avrebbe protetto i suoi giocattoli dagli atti vandalici, nessuno, perché nessuno gli voleva veramente bene, erano tutti cattivi, e via di questo passo. Risultava chiaro che non lo si poteva portare in piazza in quelle condizioni. Gli fecero una nuova iniezione di morfina, sperando che rinsavisse al risveglio.

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Marco Zoppas
Mitologie a confronto

Insegnante e traduttore. Autore dei libri “Ballando con Mr D.” su Bob Dylan, “Da Omero al rock” e “Twinology. Letteratura e rock nei misteri di Twin Peaks”