Bitcoin e la Rivoluzione del Buonsenso

Altre mitologia sfatate. L’oro digitale è per molti, ma non per tutti. Come ogni cosa di questa terra, peraltro.

Filippo Albertin
Nakamotas
3 min readNov 12, 2023

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Ascoltando podcast tipo quello di Crypto Pub (peraltro, sempre molto ben condotto, da ragazzi in gamba e capaci), mi rendo conto — specie in puntate come quella dedicata allo scontro tra cosiddetti bitcoiner e cosiddetti altcoiner (con particolare riferimento alla terza parte— di quanto il caso BlackRock stia facendo emergere l’ennesima crociata di quattro gatti contro la realtà oggettiva, che è tale da decenni, se non da secoli.

Qui il twit originale.

Una certa tecnologia, che appunto può essere quella del garage di Bill Gates, o di Internet, a un certo punto è stata trasformata in fonte di guadagno per progetti indubbiamente lungimiranti, che in parte l’hanno blindata.

Dico “in parte” perché oggi come oggi — in un mondo dove comunque gente come me può dirsi utilizzatrice di Linux da quindici anni — colossi come la stessa Microsoft stanno ampiamente sposando la causa del software libero, di fatto mescolando libertà e coercizione in un mondo necessariamente a più binari.

Per Bitcoin sta accadendo la stessa cosa, e nessuno deve stupirsi. Da cosa fu determinata la grande bolla a inizio pandemia? Ovviamente dalla speculazione delle “balene” finanziarie, che acquistarono BTC a profusione facendo arrivare il prezzo a settantamila dollari, con l’intento di distribuire le briciole ai propri clienti nella finanza classica che più classica non si può. Cosa che è effettivamente accaduta, e che, come ovvio, in forme più distribuite e raffinate, continua ancora.

Ho sentito parlare di “comunità dirompente”, di “grandi battaglie”, e di tante altre cose che ormai da almeno l’età stessa di Bitcoin sento pronunciare da nuovi partiti dell’uno percento, movimenti e movimentini, popolazioni della piazza, girotondi, e via discorrendo. E la domanda diventa l’ennesimo corollario di quanto ci siamo descritti puntualmente e oggettivamente: se anche la popolazione arrivasse a sposare per un buon ottanta percento la causa “accumulativa” di Bitcoin, intesa come dirottamento del surplus di risparmio, ma cosa mai potrebbe accadere se non la piena conferma di un mondo a più velocità, dove i già ricchi diventano ancora più ricchi?

Abbiamo dimostrato punto per punto il fatto che lo sviluppo della capitalizzazione di Bitcoin è oggi funzione diretta dello status quo finanziario in rigorosa moneta fiat, proiettato nell’esistenza del singolo operatore e di tutti quelli come lui assoggettati alle regole del mercato e a forme di capitalizzazione del tutto personali e personalistiche. Abbiamo dimostrato con altrettanta circospezione quanto solo determinate categorie di reddito possano accedere all’accumulazione di satoshi, per ragioni ultime totalmente e completamente “egoistiche” — anche se pienamente legittime — di conservazione e incremento nel medio-lungo periodo del potere d’acquisto. Ma che altro ci vuole per farci non tanto capire, ma banalmente vedere che Bitcoin non è assolutamente quel viatico di liberazione globale che certi vorrebbero dipingere?

Se anche convincessimo l’intera umanità a evadere il fisco (ritenendo questa prassi, erroneamente come ho già spiegato, un mezzo per chissà che sviluppo della decentralizzazione come strumento standard di transazione economica), quella stessa umanità andrebbe a svolgere tale modalità attraverso il solo strumento in grado di renderla redditizia: il contante.

Se anche convincessimo la stessa intera umanità ad accettare satoshi come mezzo di pagamento, essa si ritroverebbe a fare comunque affari spostati in un fantomatico futuro dove tutti hanno accumulato satoshi senza mai monetizzarli, cosa praticamente impossibile, se non, comunque, grazie alla costante stampella della moneta fiat e delle spese correnti in essa pagate mese dopo mese, anno dopo anno.

Di contro, rispetto a tutte queste narrazioni intrinsecamente fideistiche, ecco che la realtà ci viene a raccontare uno scenario completamente diverso, e assolutamente banale: Bitcoin fa ormai parte del sistema finanziario globale, e viene comunemente non solo accettato, ma promosso, incentivato, sfruttato, proposto a clientele investitrici all’interno di costrutti del tutto classici: banche, finanziarie, fiduciarie, etc…

Questo significa che è e sarà meno efficace? Certo che no. Come ho detto che nell’era di Microsoft ed Apple esiste ancora una prospera comunità Linux, nello stesso modo affermo che un uso decentralizzato e intelligente di Bitcoin è tranquillamente implementabile anche nell’era dei grandi exchange centralizzati.

Basta un pizzico di buonsenso.

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Filippo Albertin
Nakamotas

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