Le carte di pagamento hanno un futuro

Breve guida alla trasformazione digitale nel portafogli.

Roberto Maggio
Nulla di personale

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Nota: questo articolo, scritto a quattro mani con Luca Troisi, Founding partner e Chief Digital Officer presso Enhancers, fa parte di una serie dedicata al futuro del fintech ed è apparso in origine su fintechdistrict.com.

Leggi gli articoli precedenti: Il conto corrente diventa spazio di marketing

1. Riciclare la plastica

Come molti sanno, in gergo bancario ci si riferisce alle carte di pagamento come plastica. Questa connotazione apparentemente riduttiva di “materiale da plasmare” in realtà offre un parallelo con le plastiche in senso stretto, alle quali il lavoro dei designer industriali a partire dagli anni ’50 ha conferito significati e valore, alimentando la crescita esponenziale dell’industria dell’arredo e dei complementi. Un ruolo analogo a quello che possono avere oggi gli UX designer per le carte — di debito, di credito, prepagate, revolving… — nell’era dell’open banking, progettando nuove esperienze d’uso e prodotti, digitali e non, evoluti e davvero rilevanti per le persone.

In Enhancers ci siamo già messi all’opera, e per iniziare abbiamo realizzato una prima mappatura di comportamenti emergenti e trend ed esplorato lo spazio dei servizi innovativi che si basano sulle carte di pagamento, provando a individuare le aree più promettenti di questo nuovo territorio.

2. Open payment

I rituali collegati alle carte — come l’atto di nascondersi nella digitazione del PIN, la teoria di foglietti in codice e finti numeri di telefono in rubrica, l’abitudine di spostarle spesso dal portafogli a luoghi sicuri in casa — testimoniano una percezione di bancomat e credit card come oggetti strettamente individuali, privacy-sensitive e fonte di vulnerabilità.

Proprio in questa sfera inizia a manifestarsi un cambiamento di paradigma, con una ridefinizione della dimensione personale delle carte e la loro progressiva trasformazione in un tool digitale scambiabile tra gli utenti.

Prodotti come Extend o Spendesk, che abilitano servizi avanzati di distribuzione di carte di credito virtuali per le aziende, così come alcuni esperimenti di condivisione temporanea della carta via app per trasferire denaro, rappresentano una spia di questa tendenza. Nel contesto dell’open banking anche le carte iniziano a prendere le caratteristiche di “piattaforma aperta”. Uno shift che prelude a esperienze di pagamento radicalmente nuove.

3. Credito in costruzione

Le carte sono state lo strumento di pagamento non cash più in crescita l’anno scorso, con debito e credito a contendersi rispettivamente il primo (+17% YoY) e il secondo posto (+11%). Ad alimentare questa espansione, apparentemente in controtendenza nell’era del mobile payment, contribuisce anche un movimento verso l’inclusione di sempre più utenti, con un accesso semplificato e progressivo.

Il credit score, infatti, sembra rappresentare sempre meno una barriera all’ingresso. La nuova generazione di servizi, come Creditstacks (una carta per chi si trasferisce negli US), si concentra piuttosto sulla credit building experience. Il focus si sposta dalle possibilità economiche attuali degli utenti — la “history” — verso quelle potenziali, estratte dai comportamenti finanziari pregressi, puntualità nei pagamenti e altri parametri correlati.

La stessa Amazon ha rilasciato la sua Store Card Credit Builder, ma i prodotti anche molto specifici si moltiplicano: Deserve, per fornire un altro esempio, fornisce agli studenti uno strumento per gestire le spese del periodo di formazione e delle fasi immediatamente successive.

Possedere una carta di credito diventa un punto di partenza e non un obiettivo a medio termine; un vissuto che apre a nuove modalità di interazione mutuate dal loyalty marketing. Zero, per esempio, prevede un livello entry con cashback e premi minori e un programma scalabile grazie a goal annuali di spesa, nel quale non solo aumentano i benefit, ma anche la carta fisica diventa via via più bella (dalla quartz su fino alla carbon).

4. Let’s get physical

E proprio la componente fisica della carta come oggetto è un terreno di ulteriore, intensa sperimentazione.

La plastica si arricchisce di funzionalità digitali, a volte anche tecnologicamente significative, senza per forza passare per uno schermo. L’obiettivo è massimizzare la velocità e la sicurezza. Un esempio è l’introduzione di un lettore di impronte battery-less sul dorso della carta, che sembra avviato a diventare una feature standard per i prodotti di nuova generazione. L’utente registra una volta per tutte la sua impronta e quindi la utilizza per autorizzare le transazioni senza bisogno di PIN né di dispositivi esterni. Mastercard e Visa sono già da tempo attive su questo fronte, e tra i primi istituti a introdurla c’è NatWest.

Zwipe fa ancora un passo oltre in questa direzione, incorporando la sua tecnologia di pagamento con fingerprint nei dispositivi wearable e fondendo così smart watch e carta di credito. Oltre che strumento di pagamento all’avanguardia, una potenziale fonte di preziosissimi dati finanziario-biometrici a partire dai quali costruire ulteriori nuovi significati e servizi.

5. La fine è l’inizio

Apertura, accessibilità, ibridazione tecnologica. Se le carte di pagamento hanno un futuro — e in Enhancers siamo convinti che ce l’abbiano — occorre cominciare a immaginarlo lungo queste tre direzioni principali. L’evoluzione del fintech passa anche da un ripensamento della plastica.

Roberto Maggio è Partner, Director of Content e Head of Verbal Design presso Enhancers, ha insegnato e insegna digital marketing e growth hacking allo IED, all’Università Cattolica di Milano e nel corso di Interaction Design dell’ITS ICT a Torino.

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Roberto Maggio
Nulla di personale

Product writer and hype engineer. Formerly partner, Director of Content, Head of Verbal Design at Enhancers.