UN MICROCOSMO HIGH-TECH CHIAMATO CLEAN ROOM

Marcello Benazzoli
Optoi Stories
Published in
5 min readOct 1, 2018

La clean room. Nell’immaginario collettivo, è uno dei luoghi dove si costruisce il futuro. Più concretamente, è un microcosmo dove scienza, tecnica e manifattura si incontrano, rendendo possibile la realizzazione di tecnologia alla frontiera dell’innovazione. Un microcosmo con le sue regole, e i suoi sofisticati meccanismi di funzionamento.

Alla periferia di Trento, a metà strada tra il cuore manifatturiero della Germania e il Nuovo Triangolo Industriale italiano, c’è la clean room di Optoi. Che vanta risultati degni di nota, tanto è vero che l’azienda — esempio di “innovazione concreta”, leader nello sviluppo e nella produzione di sistemi di misura e sensori ottici — collabora persino con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA).

Ma cos’è una clean room, esattamente? Ce lo spiega il collega Patrick Bouvier, l’ingegnere responsabile della produzione in Optoi. «Si tratta di una camera che definiamo “pulita”: un ambiente controllato sia a livello di temperatura e umidità, che di pulizia». Ancora, «è un ambiente chiuso, a contaminazione controllata, in sovrappressione rispetto al mondo esterno, ed è continuamente alimentato da aria che entra dal soffitto dopo essere passata attraverso dei filtri ad alta efficienza. È qui che Optoi produce i suoi sensori optoelettronici».

Attenzione: non si tratta di un ambiente sterile, bensì — sottolinea Patrick — di «un ambiente sufficientemente pulito da garantire che i dispositivi non vengano contaminati dall’esterno.

Ecco perché coloro che vi lavorano devono vestirsi in modo adeguato, con tute, maschere e guanti; si accede alla clean room tramite un vano ad hoc: una zona intermedia meno pulita, dove ci si cambia. Infatti tutto il materiale che viene introdotto nella clean room deve prima essere pulito in modo rigorosissimo».

La clean room Optoi ha uno standard di pulizia ISO 6: in altre parole, al suo interno vi possono essere al massimo 35.200 particelle da 0,5 µm per metro cubo d’aria. Ma perché è necessario che la clean room sia così pulita? È semplice: «anche una minima quantità di polvere su una zona attiva di un sensore rischierebbe di diminuire in modo sensibile le performance del dispositivo — spiega Patrick –. Inoltre, una volta chiusa in un package, la polvere si rivelerebbe, nel tempo, un fattore di inaffidabilità».

Tutto il personale operante in clean room vanta un training specifico di alto livello, essenziale per operare in un ambiente così complesso, dove una leggerezza potrebbe vanificare, in pochi istanti, il lavoro di giorni o addirittura settimane. «Si può contaminare la clean room facendo entrare del materiale non adeguato. O starnutendo, o anche strofinandosi gli occhi con i guanti e poi continuando a lavorare. Naturalmente ci sono molte regole a salvaguardia della pulizia della clean room: persino la fase della vestizione prima dell’accesso è sottoposta a una serie di regole per evitare fenomeni di contaminazione potenzialmente gravi» dice Patrick.

Fondamento del lavoro in clean room è il cosiddetto clean concept, le “regole del gioco” che consentono di operare nella camera pulita senza correre il rischio di contaminare l’ambiente. «Il clean concept inizia con la sensibilizzazione e la formazione di tutti gli operatori. Se si sa in che modo la camera pulita si contamina, si può agire al meglio per assicurare la non-contaminazione». Mantenere la massima pulizia è fondamentale. Ecco perché tutti coloro che operano nella clean room devono ricevere del training specifico, ma soprattutto avere una mentalità adeguata.

«Per lavorare in clean room occorre essere professionisti precisi, attenti, meticolosi. Bisogna conoscere le regole, e le procedure relative alle tecnologie che usiamo all’interno della camera pulita — spiega Patrick –. Perché per un output veloce e continuo ci sono le macchine, ma l’affidabilità e la qualità sono garantite in primis dalle persone. Noi realizziamo oggetti che in molti casi non riusciamo a vedere a occhio nudo, spesso ci avvaliamo di microscopi. Dobbiamo essere concentratissimi, e prestare la massima attenzione a eventuali elementi di non-conformità del prodotto».

Se lavorare in clean room richiede quantità industriali di competenza e precisione, è anche vero che si tratta di un ambiente di lavoro stimolante, dove il professionista può realizzare il suo pieno potenziale. «La clean room favorisce il lavoro ben fatto e di qualità. È un ambiente estremamente tranquillo, dove si è sempre molto concentrati. Vi regna, come dire, la calma della professionalità, e si può lavorare in modo produttivo e davvero soddisfacente» racconta Patrick.

La calma del resto è d’obbligo, quando si producono sensori avanzati per settori di frontiera come l’aerospaziale. Ovviamente è fondamentale l’ausilio della tecnologia. Me lo conferma Patrick: «Possiamo contare su macchine all’avanguardia, necessarie se si lavora su oggetti delle dimensioni di pochi micron. Del resto operare con fili d’oro di un millimetro di lunghezza e venticinque micron di diametro, e saldarli con processi specifici e di una certa complessità, richiede strumenti all’altezza».

La clean room Optoi vanta, per esempio, una dicing saw, per il taglio del silicio o dei substrati; un die bonder, per prelevare il chip dalla fetta di silicio e attaccarlo sul package; un wire bonder, che realizza il collegamento elettrico tra il die in silicio e il package con l’uso di filo d’oro micrometrico; robot e forni programmabili; macchinari semi-automatici, ad esempio per realizzare operazioni di chiusura ermetica dei package metallici.

Ma l’“innovazione concreta” Optoi, tiene a precisare il collega, non nasce tanto dalla tecnologia utilizzata in clean room, quanto «dalla capacità di usare questa tecnologia al meglio, secondo una nostra — mi si passi il termine — ricetta, per produrre dispositivi di altissimo livello in grado di rispondere pienamente alle richieste del cliente».

Per ulteriori informazioni, https://www.optoi.com | contact@optoi.com

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Marcello Benazzoli
Optoi Stories

Responsabile Comunicazione e Marketing @ Optoi, appassionato di tecnologie e innovazione. Padre, marito, amo raccontare l'evoluzione del mondo intorno a me.