Una giornata complicata

La terza giornata del Sei Nazioni si preannuncia la più difficile da prevedere

Ovale Internazionale
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5 min readFeb 23, 2018

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Che la partita dell’Italia a Marsiglia questa sera contro la Francia possa essere la partita più complessa di cui intuire lo svolgimento e immaginare il risultato finale, lo abbiamo già detto.

Ma oltre agli Azzurri e ai Bleus, anche gli incroci delle quattro home unions sono complessi e difficili da pronosticare. In un torneo breve come il Sei Nazioni è facile trovarsi ogni giornata a dire che si tratta del turno cruciale, ma sebbene abbiamo già attraversato momenti decisivi nel corso delle scorse settimane (la sconfitta della Scozia in Galles, la vittoria di Twickenham degli uomini di Eddie Jones contro gli stessi Dragoni), mai come al giro di boa del terzo turno si cominciano a tirare somme decisive.

La classifica vede infatti le quattro squadre anglosassoni davanti alle due latine, entrambe ferme a 0 vittorie, sebbene la Francia abbia racimolato due punti di bonus in entrambe le sconfitte riportate.

Proprio i punti di bonus risultano essere un nodo cruciale per la classifica: Irlanda e Inghilterra hanno entrambe 9 punti, con un bonus a testa raccolto contro gli Azzurri. Le inseguitrici, Galles e Scozia, hanno una sconfitta a testa e, rispettivamente, due e zero punti di bonus, ma devono entrambe ancora giocare con l’Italia, squadra contro la quale, bisogna essere sinceri, tutti puntano a fare 5 punti.

Il Galles, con 6 punti in classifica, vola oltre l’Irish Sea per tentare l’impresa di battere gli irlandesi sul loro campo e tentare la rimonta su quell’Inghilterra che li ha superati nella seconda giornata.

I bastoni fra le ruote agli inglesi proverà invece a metterli Gregor Townsend, la cui Scozia rimane un’enigma dopo due giornate poco brillanti. Le ambizioni di vittoria finale degli highlanders sono state bruscamente spente dalla pesante sconfitta della prima giornata al Millennium, ma possono ancora essere un fattore decisivo verso la conquista del torneo. E con la giusta combinazione di risultati, potrebbe anche tornare rocambolescamente in corsa.

Irlanda e Inghilterra sono ancora entrambe in corsa per il Grande Slam, e nessuna delle due vorrà cedere terreno in vista dello showdown all’ultima giornata. Galles e Scozia sanno che una seconda sconfitta significherebbe mettere definitivamente fine ai sogni di gloria.

Evviva l’Aviva

Qualcuno potrebbe dire che la partita più avvincente del pomeriggio di sabato è la Calcutta Cup, la partita fra Scozia e Inghilterra. Ma dal punto di vista strettamente legato a quanto accadrà in campo, un interesse più grande è diretto verso l’Aviva Stadium di Dublino, dove Irlanda e Galles daranno vita ad un incontro agguerrito e spettacolare.

L’anno scorso il Galles giocò una bellissima partita tra le mura amiche di Cardiff, mettendo al tappeto le speranze di vittoria del Torneo dei Trifogli

A Dublino, incredibilmente, non dovrebbe piovere: ci sarà una temperatura intorno ai 5°C, lievemente ventoso, ma tutto sommato per gli standard irlandesi sarà una gran bella giornata.

Il Galles è ancora in cerca della propria (nuova) identità. Dopo la prima partita di Rhys Patchell come titolare a numero 10, in tanti avevano pronosticato per lui un’investitura definitiva. In effetti il mediano di apertura degli Scarlets aveva fatto a fettine la difesa scozzese in occasione della prima giornata, ma è poi finito sotto grande pressione durante la partita con l’Inghilterra.

Torna allora a tenere le redini della squadra Dan Biggar, premiato da Warren Gatland soprattutto per la propria esperienza e l’indiscussa solidità mentale. L’altro innesto di estremo valore è quello di Liam Williams, scelto ancora una volta dall’allenatore neozelandese del Galles all’ala, data la solidità difensiva di Leigh Halfpenny, anch’egli recuperato rispetto alla partita di Twickenham e che garantirà la solita precisione nella copertura del campo, fondamentale contro Sexton e Murray.

Il cambio in mediana rimane però il più significativo perché Biggar è un giocatore che attacca molto meno la linea e prende rischi in prima persona, anche se sicuramente capace di caricarsi di responsabilità.

La formazione dei Dragoni rimane per il resto immutata, mentre è l’Irlanda che in questo turno è costretta ad un paio di cambi date le assenze per infortunio di Furlong, Henderson e Henshaw. Il primo sarà sostituito da Andrew Porter, pilone 22enne di Leinster che sarà messo sotto enorme pressione dall’esperta e smaliziata prima linea gallese; per il secondo giocherà James Ryan, già presente nella prima giornata; il terzo invece, fuori per il resto del torneo, viene rimpiazzato da un altro esordiente nel Sei Nazioni, Chris Farrell, 24enne di Munster con un passato a Grenoble e due caps per l’Irlanda durante la finestra internazionale di novembre.

Tanto della partita passerà dal confronto in mischia chiusa, dove l’Irlanda potrebbe avere dei problemi, e dalla pressione che le terze linee gallesi riusciranno a mettere sulla premiata ditta Murray-Sexton, la linfa vitale della squadra di Joe Schmidt.

L’Irlanda parte chiaramente favorita per diverse ragioni: il fattore campo innanzitutto, il valore assoluto della squadra in secondo luogo. Ma il Galles è sicuramente una squadra che può dare immenso fastidio ai verdi, come dimostrato lo scorso anno. D’altronde, Warren Gatland, alla sua 100esima panchina questo fine settimana, conosce come le sue tasche tutti i migliori giocatori della formazione irlandesi per leonine motivazioni.

Il vallo di Adriano

Ma quale Adriano e Adriano, il vallo che deve erigere la squadra scozzese per controbattere agli avversari è di quelli speciali, a prova di dinamite. D’altronde, sono proprio queste partite dal sapore particolare quelle dove la motivazione e il fattore psicologico possono maggiormente incidere sul risultato della partita.

D’altronde 147 anni di storia significheranno pur qualcosa

In tutta onestà, vista la Scozia delle prime due partite e vista la qualità dell’Inghilterra, è davvero difficile poter pronosticare una vittoria degli highlanders. Contro di loro ci si mette anche la storia recente: è da 9 anni che l’Inghilterra detiene la Calcutta Cup.

Lo scorso anno la Scozia arrivò all’appuntamento con la nemesi inglese con grande hype, dopo aver battuto l’Irlanda nella prima giornata, e vennero fatti letteralmente a pezzi da Ford, Farrell e Joseph, che si ripresentano in blocco quest’anno.

Allo stesso modo, l’esaltazione del rugby scozzese ha giocato loro un brutto scherzo nella partita di apertura col Galles, fallita completamente. Forse arrivare al match da sfavoriti può essere un bene per la squadra di Townsend.

L’ex coach di Glasgow si è affidato alla stessa squadra che ha durato molta fatica ad avere ragione della Francia, contro cui ha evidenziato le lacune di sempre nel trovare avanzamento con gli avanti e perciò nel dare palloni di qualità alla linea arretrata, che è finora stata assai poco brillante anche a causa dell’improvvisa quadecooperizzazione di Finn Russell, alla ricerca del proprio genio da un mesetto almeno.

Nella partita contro la Francia è arrivata una vittoria un po’ retro, dove è salito in cattedra il ritrovato Greig Laidlaw e il suo stile compassato e territoriale.

Contro l’Inghilterra, che ha perso Simmonds ma ha ritrovato Hughes e, non dimentichiamolo, l’importante contributo di Joe Marler dalla panchina, sarà fondamentale per la Scozia resistere nelle fasi statiche e trovare un modo per guadagnare l’abbrivio necessario a mettersi in moto.Si tratta di una nazionale che conta molto sull’entusiasmo e sull’impeto che esso può generare, quindi una partenza brillante è fondamentale.

Il problema è che dall’altra parte li attende una delle squadre più complete e preparate del mondo a qualsiasi tipo di evenienza, e il vantaggio strategico di cui gode Eddie Jones potrebbe permettere all’Inghilterra di giocare un altro scherzo ai padroni di casa sullo stile dello scorso anno.

D’altra parte però, è stato lo stesso Eddie Jones a dire una volta: “Più partite di seguito vinci, più sei vicino a perderne una.”

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