Cresce l’uso degli strumenti di pagamento elettronici, ma serve ancora lavorare sulle competenze

Il 68 per cento degli italiani usa regolarmente strumenti di pagamento elettronico ma resta un forte gap di conoscenze, secondo quanto rivela un’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli

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4 min readOct 24, 2022

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Original illustration by Doriana Marasoiu for PagoPA S.p.A.

La maggioranza degli italiani usa abitualmente strumenti elettronici per effettuare pagamenti, acquisti o trasferimenti di denaro, ma una fetta rilevante ancora preferisce usare il contante, spesso per scarsa conoscenza o per paura di restare vittima di truffe, secondo quanto emerge da un’indagine effettuata a settembre dall’Istituto Piepoli.

Secondo l’indagine, realizzata su un campione di 500 cittadini rappresentativo della popolazione italiana e commissionata dalla società PagoPA in occasione del Mese dell’educazione finanziaria (ottobre 2022):

  • il 68 per cento dei cittadini sopra i 18 anni usa regolarmente uno strumento di pagamento elettronico anche per le spese correnti;
  • il 13 per cento preferisce pagare in contanti;
  • il residuo 19 per cento non usa strumenti di pagamento elettronici.

Carta di credito e carta di debito sono gli strumenti più diffusi, usati rispettivamente dal 42 e dal 35 per cento del campione, mentre restano indietro servizi di banking online (usati abitualmente soltanto dall’11 per cento del campione) e app per pagare (8 per cento).

In particolare, a usare le app è la parte più giovane del campione (il 16 per cento nella fascia 18–34 anni), mentre si concentrano nella fascia più anziana della popolazione quelli che non usano affatto sistemi di pagamento elettronico (ben il 26 per cento tra gli over 55).

Mancano le competenze

Oltre all’aspetto anagrafico, secondo la rilevazione Piepoli a pesare sull’utilizzo dei sistemi di pagamento elettronici è la scarsa conoscenza degli strumenti. Tra quanti non usano sistemi di pagamento elettronico, una percentuale rilevante (il 25 per cento) afferma di “non sapere come usarli” e un’altra (25 per cento) non ritiene sicuro condividere i propri dati.

In generale, solo il 61 per cento degli intervistati considera sicuro o molto sicuro l’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici.

I costi di alcuni servizi digitali e le insidie della rete rappresentano oggi dei deterrenti almeno per le fasce più deboli. Complici l’incremento esponenziale delle truffe online nonché il digital divide di alcune fasce di popolazione, o per analfabetismo digitale o per carenza di connessione e di mezzi tecnologici.

L’educazione digitale del cittadino è un aspetto centrale per abbattere gli ostacoli che ancora impediscono un capillare utilizzo degli strumenti informatici. Le scuole, ma ancora di più le associazioni di categoria e le associazioni dei consumatori, le pubbliche amministrazioni e i luoghi di lavoro, devono essere gli attori di questa evoluzione culturale che deve divenire trasversale a tutte le generazioni al fine di scongiurare situazioni di forte emarginazione di territori e persone.

Avv. Barbara Puschiasis, Vicepresidente Consumerismo No Profit APS

L’aspetto della protezione dei dati è centrale per il 52 per cento dell’intero campione. Più nel dettaglio:

  • il 26 per cento degli intervistati teme di restare vittima di un possibile furto di identità o di truffe;
  • il 17 per cento si dice preoccupato per l’uso dei propri dati da parte di aziende private per scopi commerciali;
  • il 9 per cento teme l’uso improprio dei propri dati da soggetti pubblici.

Il 6 per cento degli intervistati ha rivelato di avere condiviso involontariamente i propri dati a seguito di un tentativo di phishing, ed è interessante notare come — tra questi — il 15 per cento sia rappresentato dal campione più giovane (18–34 anni), dove i furti di identità sono più frequenti.

L’educazione finanziaria digitale

Secondo la rilevazione di Piepoli, il 43 per cento degli intervistati vorrebbe avere la possibilità di acquisire maggiori strumenti di conoscenza per gestire i pagamenti elettronici in modo più sicuro. Tra questi:

  • il 60 per cento vorrebbe avere più informazioni direttamente nella propria app di pagamento;
  • il 20 per cento riterrebbe più efficace partecipare a corsi di formazione promossi da enti pubblici o privati;
  • il restante 20 per cento preferirebbe ricorrere a guide cartacee rilasciate al momento dell’attivazione degli strumenti di pagamento.

A tal proposito, ricorre anche quest’anno a ottobre è il “Mese dell’educazione finanziaria”, iniziativa promossa dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, con lo scopo di coordinare in tutta Italia iniziative destinate a promuovere lo sviluppo della cultura finanziaria, assicurativa e previdenziale, anche in ambito digitale.

Nella costruzione di un ecosistema di servizi digitali l’aspetto delle competenze, della formazione e dell’inclusione è centrale, come abbiamo discusso in passato anche su questo blog.

È fondamentale che i pagamenti digitali si diffondano nel settore privato e soprattutto nel settore pubblico, dove la digitalizzazione è necessaria anche per ridurre per i cittadini i disservizi della eccessiva burocratizzazione.

Siamo convinti che per diffondere i pagamenti digitali servano insieme educazione finanziaria e digitale, occorre spiegare agli utenti come si scelgono gli strumenti di pagamento, quali sono le differenze tra i principali strumenti presenti nel mercato, come usare al meglio anche strumenti innovativi e spiegare loro che ci sono anche rischi, che lo strumento va usato bene e che comunque in caso di frodi ci sono delle norme che tutelano l’utente finale che non ha agito con dolo o colpa grave.

Luisa Crisigiovanni, Public Affairs & Media Relation, Altroconsumo

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