L’importanza del farsi le giuste domande

Il percorso di PagoPA verso un centro di competenze interno per la tutela dei diritti dei cittadini in ogni fase della progettazione dei servizi digitali

PagoPA S.p.A.
PagoPA SpA
6 min readMar 29, 2023

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di Marta Colonna, Direttore Legale & Compliance, PagoPA S.p.A., e Giulia Gianni, Senior Privacy & Tech Counsel, PagoPA S.p.A.

Original illustration by Emanuela Carnevale for PagoPA S.p.A.

PagoPA è una tech company in prima fila nel processo di trasformazione digitale dei servizi pubblici in Italia: questo ci pone il dovere di farci continuamente le giuste domande sulla natura dei servizi che sviluppiamo, l’impatto che hanno sulla vita delle persone, sui diritti dei cittadini a cui sono rivolti.

Questa attenzione, sin dalla nascita della società, si è concretizzata in un continuo dialogo tra le principali anime che lavorano alla realizzazione dei nostri progetti:

  • il team di design, che intercetta e identifica i bisogni delle persone e traccia la strada per tradurli in servizi che abbiano un effettivo valore aggiunto;
  • il team engineering, che valuta la fattibilità tecnica e la scalabilità dei servizi, e stabilisce cosa si può realizzare e cosa no, valutando anche temi come la sicurezza;
  • il team legale, che si interroga su come il funzionamento di questi servizi interagisca con la sfera dei diritti del cittadino.

La sfida della nostra società è sempre stata quella di far interagire queste anime in ogni fase dei processi decisionali e di sviluppo, dall’ideazione alla pubblicazione dei progetti, attraverso team multidisciplinari che includono esperti con diverse competenze e sensibilità.

Con lo stesso scopo lavoriamo attivamente per favorire la commistione delle competenze tra i singoli professionisti dei vari team, che permette a ognuno di acquisire la giusta familiarità e sensibilità sulle istanze degli altri. Una permeabilità culturale che oggi stiamo rendendo strutturale, per essere sempre capaci di guardare ai nostri progetti da prospettive diverse e domandarci quali effetti hanno, per garantire che la tecnologia sia a supporto delle persone e assicurarci che i diritti siano tutelati nell’offerta del servizio.

Livello 1: il legale smanettone

La figura che chiamiamo legal tech è una delle più innovative all’interno dei gruppi di lavoro di PagoPA: un legale che ha assimilato competenze tecnologiche di base che gli permettono una migliore comprensione del linguaggio informatico.

Grazie a questa specializzazione, il legal tech è una figura in grado di:

  • partecipare alle discussioni dei team di sviluppo, entrando nel merito delle decisioni anche nelle riunioni operative;
  • avere una visione della tecnologia che gli permette di intercettare potenziali problemi “nascosti” nei dettagli;
  • comprendere le esigenze, le istanze e i vincoli tecnici alla base del lavoro dei team di sviluppo;
  • interfacciarsi attivamente con i tecnici per trovare insieme le giuste soluzioni.

Questo modello ribalta il rapporto classico che si instaura in molte società tech, dove gli esperti legali si limitano a indicare ai tecnici i vincoli imposti dalle normative, spesso creando situazioni di conflitto. Grazie a una cultura aziendale collaborativa, cerchiamo di parlare lo stesso linguaggio, dare vita a una discussione proficua, imparare gli uni dagli altri e comprendere le rispettive esigenze.

Foto di Christina @ wocintechchat.com su Unsplash

Livello 2: il meccanico della privacy

Una figura ancora più rara di cui ci siamo dotati in PagoPA è quella del privacy engineer. La figura è complementare a quella del legal tech: parliamo di un professionista con background tecnico, da sviluppatore, che però nel suo percorso ha approfondito le tematiche della privacy. Questa figura professionale è più comune negli Stati Uniti, dove i percorsi accademici sono spesso ibridi, mentre in Italia è molto rara per l’assenza di percorsi formativi specifici.

In PagoPA questa figura assolve un ruolo strategico nel monitorare il tema della privacy e dei diritti dei cittadini in profondità, a livello di codice. Per questo lo chiamiamo “il meccanico della privacy”: una figura in grado di “aprire il cofano” dei nostri servizi e valutare, passo dopo passo, che il codice non nasconda insidie.

Il privacy engineer in PagoPA è una risorsa che si occupa principalmente di monitoraggio e approfondimenti sui temi della tutela dei dati, ma il modello che abbiamo costruito negli anni rende potenzialmente qualunque ingegnere (o artigiano del software: la qualifica professionale non conta) in PagoPA un privacy engineer.

Nella nostra società lavorano sviluppatori di altissimo livello, che hanno elevate capacità tecniche e che spesso hanno sviluppato un “pensiero laterale”: dopo alcuni anni di lavoro a fianco dei team legali, hanno sviluppato competenze diffuse e una sensibilità privacy che difficilmente si trova in altre aziende. Questo significa migliorare la qualità dei prodotti e ottimizzare i processi, evitando di fare e disfare grazie a un software sviluppato sin dal principio con un approccio di privacy by design.

Livello 3: un centro di competenze

Per rendere strutturale questo concetto di permeabilità culturale, abbiamo ideato un vero e proprio centro di competenze in PagoPA, dedicato ai temi della privacy e dei diritti dei cittadini. L’idea nasce sulla scorta dell’esperienza aziendale dei “security champions”, iniziativa nata per trasmettere a tutti gli sviluppatori le giuste competenze di base in materia di sicurezza informatica. Analogamente, abbiamo iniziato a costruire un centro di competenze per facilitare la trasmissione di sensibilità sul tema della tutela dei diritti e della privacy, rivolto a tutte le figure professionali interne all’azienda.

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di:

  • formare i legali che ancora non hanno competenze tecnologiche, perché diventino familiari con la tecnologia dei prodotti su cui lavorano;
  • trasmettere competenze sui temi della privacy ai tecnici, soprattutto per sensibilizzare i nuovi arrivati e renderli autonomi nell’individuare criticità.

L’idea è quella di rendere strutturale e sistematico il percorso continuo di condivisione delle competenze che abbiamo reso elemento distintivo della nostra società, attraverso:

  • momenti di formazione e riunioni, in cui scambiare conoscenze e stimolare la curiosità necessaria sui diversi temi;
  • una knowledge base, fatta di manuali di comportamento e altri materiali informativi, per trasmettere e consolidare questa cultura aziendale.
Foto di Christina @ wocintechchat.com su Unsplash

Farsi le giuste domande

Questo percorso per noi è propedeutico alla nascita di un vero è proprio dipartimento dedicato all’etica delle nuove tecnologie.

Ad oggi gli sforzi che vi abbiamo raccontato sono volti a tutelare i cittadini, le persone, attraverso un’attenta applicazione della legge in ogni ingranaggio. Questo percorso può e deve maturare in riflessioni più avanzate sull’etica delle tecnologie, con l’ambizione di considerare anche aspetti sociali, occupazionali, psicologici.

Anche in questo caso, la riflessione deve permeare tutte le anime della nostra società, per arrivare ad offrire:

  • servizi efficaci e inclusivi, che permettano a tutti di esercitare con facilità i propri diritti;
  • processi che nascondano la complessità ma siano allo stesso tempo trasparenti, rendendo gli utenti consapevoli di quello che stanno facendo e attraverso quali meccanismi.

Etica, infatti, significa anche guardarsi allo specchio e interrogarsi: se l’utente “aprisse il cofano” dei nostri servizi, sarebbe contento di come stiamo gestendo i suoi dati, di come funziona la tecnologia, delle scelte che abbiamo fatto? L’unica risposta accettabile, per noi, è “Sì!”.

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