7. Il cielo stellato sopra Salvini

Marco Geronimi Stoll
Salvini all’onda
Published in
5 min readNov 26, 2019

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Salvini all’onda è una narrazione fantapolitica creata da Marco Geronimi Stoll assieme ai lettori.
Ogni episodio si costruisce in interviste telematiche o in gruppi di cittadini.
Chi vuole può invitare l’autore a incontri pubblici di comunicazione sociale per ideare un nuovo capitolo, o inviargli suggerimenti.

La parte 1 è qui, in essa si racconta di come Salvini precipitò in mare durante una missione segreta.

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Che tramonto! Sto morendo di fame e sete e non capisco neanche se sto sognando o è vero questo tramonto strepitoso. Forse la morte è così, un tutto rosa e arancione che riempie questa carcassa salata e fradicia.
Ah, se adesso fossi su una spiaggia con una ragazza… queste stelle, quello spicchietto di luna, così romantico… mi sarei portato anche una bella bottiglia di bollicine. Come mi piacerebbe sparare il turacciolo verso il bagnasciuga e bere insieme a canna dalla bottiglia, che poi vengono i ruttini allora si ride come ragazzi e poi pomiciare sulla spiaggia e limonare… un altro conato di stomaco: cazzo, che schifo. M’è venuto quando mi sono immedesimato nel turacciolo.

Quella lì è Venere, non è una stella, è un pianeta, questo lo so: è la prima cosa luminosa che appare al tramonto. Corpo celeste, si dice. Il corpo di Venere, sembra un pensiero erotico: mi fa ridere che le stelle abbiano un corpo, e i pianeti, e le galassie… così enormi, così lontani, con i numeri così esagerati. Per la mente un milione di milioni sono uguale a un miliardo di miliardi: troppi zeri da contare. Come quando si pensa al debito pubblico: anni luce. Valà che trovo qualcosa da ridere anche in questa agonia, perché io sono io e il mio corpo mi sta per fare ciao ciao. Che cazzo, chissà se c’è davvero un dopo.

Un crepuscolo strepitoso, ma io sono solo, sono qui e sto morendo, che crepuscolo sprecato.

Ma li ho sempre sprecati, io, i crepuscoli.
Figurarsi che ce n’è uno al giorno e io non ci ho mai pensato.
Non avevo tempo, ero sempre di corsa a fare il barlafuss in politica.
Come gli elettori: voglio vedere quanti ce n’è che hanno il tempo di pensare ai tramonti, tutti alienati a correre una vita da criceti. E per me è meglio: un uomo felice mica vota Salvini, menomale che oggi si è sempre in ritardo sulle cose, dalla città luminosa le stelle non si vedono neanche, al massimo le costellazioni le guardiamo sull’oroscopo.

Se penso come è grande il Sole, quella palla che scende là dietro, così più enorme della Terra di noi umani che siamo degli sputi di formica… e ognuno di questi miliardi di puntolini che stanno comparendo sulla mia testa è grande anche di più… pazzesco.

Mi sento così piccolo e inutile che neanche soffro: sono come un ubriaco, sarà la fame, sarà il su e giù delle onde, è tutta una vertigine, un’anestesia. Sento solo questo senso di vomito anche se non ho niente nella pancia, ho un conato vuoto. Io sono un conato vuoto, sono un’indigestione di niente: eccomi, sono il supervincitore delle elezioni eppure sono qui solo e abbandonato, inutile, in balia della corrente nel nero.
Scherzi degli dei; punizione, forse. Ne ho lasciati morire decine di migliaia, così; punivo chi li salvava.
Chissà se c’è davvero San Pietro: mi dirà “adesso te lo faccio mangiare, quel rosario”. Vagli a spiegare che era il mio sosia, quello che lo baciava…
Zero autocommiserazione, mi ripeto: Matteo, tirèmm innànz, anche adesso che lo show sta per finire. La testa scoppia, le orecchie ronzano, le gambe sono un unico crampo, le fauci bruciano, gli occhi bruciano, sono solo in mezzo al nulla e viene notte. Ma io sono io, niente frigne da bambino.
Anche adesso che non ci sono telecamere, io sono il mio unico pubblico. Se nessuno mi guarda non esisto: forse sono già morto.

Che tempo lungo, stare qui ad aspettare la morte, ma che stronzata! non devo pensare che la vita poteva essere bella, se no riparte il pianto, piangere è faticoso, è spossante, muchela Matteo, tanto fra un po’ muori, e foeura el dent, foeura el torment: via il dente, via il dolore.

Le onde sono nere, di un nero profondo che risucchia. Un’onda di notte, vista dalla cresta dell’onda precedente, è la cosa più scura che esiste, è peggio di una miniera di carbone a luci spente. Perché giù in miniera, probabilmente, è come chiudere gli occhi di notte, è nero tutto. Qui ci sono le stelle per far vedere la differenza. Tante. Milioni di volte più quelle che si vedono sulla terraferma.
Io sono un turacciolo fradicio e sopra c’è questo splendore assoluto, totale, sembra fatto apposta per annichilirmi.

E il Grande Tecnico Delle Luci, lentamente, sta tirando su lo slider della Via Lattea. Lentamente, molto lentamente, questa incredibile spalmata di stelle e galassie si accende.
Bella un cazzo: fa paura. Fa terrore. È troppa roba, non ci può stare in una mente sola, col cazzo che uno va in Paradiso, guarda lì: dov’è il Paradiso: al primo piano? all’ultimo?
“Mamma, cosa significa che il nonnino è morto?” me lo ricordo ancora, quando scoprii che c’era la morte “significa che è volato in cielo ed adesso è una stellina”. Ma quale cazzo di stellina che quelle magari sono morte anche loro da migliaia di anni…?

Chi l’ha detto che le stelle sono romantiche. Vaffanculo a Galileo, Keplero, e anche Kant e Platone e tutti quegli stronzi che studiavo al liceo. Tutti col naso in su a guardare le stelle e a capire chissà cosa. A capire che non siamo al centro del tutto, che siamo un atomo di sabbia nella periferia di una galassia sfigata. Che tutti i nostri sbattimenti sono uno starnuto di pulce. Facile fare i relativisti coi piedi piantati sulla terraferma, vorrei vederli qui adesso, con tutta la loro filosofia a crepare lentamente di sete sotto questo infinito nero bucherellato. Piangerebbero esattamente come me. O forse no.
Diventerò un corpo celeste anch’io o mi mangeranno i pesci? Dicono che quando i negher annegano, gli occhi sono la prima parte del corpo che i pesci mangiano. Mi sa che con me faranno lo stesso: non hanno pregiudizi, i pesci.

Fanculo ai filosofi, tanto io al massimo mi reincarnerò nella scorreggia di un muggine.

intanto è uscito l’8° episodio: è qui

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