“Costruiamo insieme una nuova stagione del contemporaneo”

Massimiliano Boschi
Scripta Manent
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3 min readApr 9, 2020

Come raggiungere una fascia di pubblico troppo poco considerata. Peter Paul Kainrath descrive il “modello Transart” e rilancia.

Peter Paul Kainrath (foto Tiberio Sorvillo)

Abbiamo lavorato e lavoriamo sulle nostre specificità”. Nell’intervista pubblicata su queste pagine un mese fa, Giorgia Boldrini ha giustamente sottolineato come ogni politica culturale debba partire dalla conoscenza dell’ambiente e territorio in cui si opera. Per esempio la “sua” Bologna ha caratteristiche molto diverse da Bolzano. Perché il capoluogo emiliano, 380.000 abitanti, ospita 100.000 studenti mentre l’Università di Bolzano, suddivisa su tre sedi, ne ospita circa 4000. Non solo, gran parte dei giovani altoatesini preferisce studiare fuori provincia, principalmente in Italia, Austria e Germania e, di conseguenza, viene a mancare gran parte del pubblico che vive di spettacoli alternativi e percorsi innovativi e sperimentali.
Capita spesso, però, che quegli studenti che se ne sono andati a vent’anni tornino in Alto Adige dopo la laurea o più tardi “per mettere su famiglia”. Un “pubblico” che si è abituato a un’offerta culturale di un certo tipo che qui fatica a ritrovare.

Un pubblico che troppo spesso non viene considerato, ma che, almeno a prima vista, sembra formare il nocciolo duro degli spettatori di Transart. Proprio per comprendere quanto questa impressione sia reale, abbiamo intervistato il direttore artistico del festival: Peter Paul Kainrath.
“In linea di massima confermo l’impressione. Ma devo fare un paio di premesse. In quanto organizzatori dobbiamo porci il problema di come catalizzare il pubblico, ma vale per noi, gli artisti devono potersi esprimere in libertà. Secondo, a Transart ci consideriamo polifonici, e siamo fieri di poter dire che il nostro è il pubblico più variopinto della provincia. Partecipano ai nostri eventi persone di ogni provenienza, di ogni livello culturale e capacità di spesa. Lo sottolineo perché proprio questo ci permette di mettere in dialogo realtà differenti e vogliamo continuare in questo spirito in grado di attrarre pubblico di ogni provenienza sociale”.

Ma…
“Ma è’ vero che un nucleo importante del nostro pubblico è composto proprio dalla fascia di cui parlavi. Aggiungerei alle tipologie citate anche i giovani ricercatori che vengono in questo territorio per lavorare nei settori ad alta innovazione, penso per esempio al Noi Techpark. Giovani che hanno esigenze culturali di un certo tipo e che allargano il target di cui parlavi”.

Cosa si può fare per aumentare gli appuntamenti in grado di attrarre questo particolare pubblico?
“Intanto ricordo che ci sono anche altri che organizzano eventi che raccolgono quel tipo di target, penso per esempio ad Altri percorsi del Teatro Stabile. Personalmente, mi piacerebbe ragionare su una stagione del contemporaneo organizzata da Transart. Siamo abituati a impacchettare i nostri eventi nel formato del festival ma perché non cambiare? Perché il nostro pubblico deve aspettare settembre per potere assistere ai nostri eventi? Per questo mi piacerebbe collaborare con altre istituzioni, penso per esempio a Ar/ge Kunst, Museion e Kunst Merano Arte, per mettere in piedi insieme a loro una vera e propria stagione della performance contemporanea targata Transart.

E’ solo un’idea o è qualcosa di più?
“E’ un progetto a cui avevo già lavorato in passato senza ottenere grandi risultati. Io comprendo le paure di altri operatori culturali, ma credo che portare avanti un progetto che non sia solo di Transart, ma che prevede finestre di Transart all’interno delle stagioni regolari, potrebbe riuscire a sperimentare nuove strade, come Transart potremmo svolgere il ruolo della foglia di fico. Se non funziona ce ne assumiamo la responsabilità. Credo davvero che varrebbe la pena di tentare. Per chi ospita queste finestre il rischio sarebbe minimo, ogni eventuale fallimento potrebbe essere scaricato su di noi. Questo esporrebbe le stagioni a un minimo di rischio, ma il potenziale rispetto all’interesse del pubblico per un’offerta più sperimentale sarebbe notevole”.

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Massimiliano Boschi
Scripta Manent

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.