Lo stile degli interni di Malpensa

Sempre al passo con le ambizioni di Milano

SEA Milan Airports
SEA — Where Travel Begins
6 min readOct 22, 2018

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Dai disegni di Sottsass all’ultimo restyling di Caccia Dominioni, il racconto delle idee e dello spirito che hanno animato (e che continuano ad animare) lo sviluppo dell’aeroporto di Milano Malpensa.

Malpensa 2000

Interni del nuovo Terminal 1 di Milano Malpensa — Anno 1998

QQuando il nuovo Terminal 1 di Malpensa è stato concepito a livello stilistico, correvano gli anni Ottanta. Nuove influenze a livello architettonico e artistico si imponevano sulla scena urbanistica, cambiando i paradigmi che avevano caratterizzato i progetti edili degli anni Sessanta e Settanta, riportando al centro l’individuo come Uomo, con tutto ciò che ne deriva: le sue esigenze fisiche e psichiche, in ogni caso complesse e degne di attenzione, e l’universo in cui vive.

Lo sguardo “umanistico”

Al trionfalismo dei primi anni del Novecento e all’utilitarismo degli anni precedenti, si è imposto un approccio umanistico, più vicino — per fare un esempio — alla stazione ferroviaria di Firenze rispetto allo stile della stazione centrale di Milano. Tutto si può riassumere in questa frase di Ettore Sottsas, architetto incaricato della progettazione del nuovo Terminal 1 di Milano Malpensa.

“Abbiamo pensato a un ‘luogo’ più che a un meccanismo o a una macchina che si imponga al passeggero con condizioni reali e metaforiche; un ‘luogo’ nel quale le informazioni esistano più come suggerimenti che come totalizzanti condizionamenti, valide come accompagnamento al passeggero piuttosto che come invasione aggressiva, nei suoi dubbi, nelle sue perplessità, nella sua stanchezza, nella sua solitudine”

Ettore Sottsass

Un progetto “opaco”

Nell’immaginare gli interni del futuro Terminal 1 dell’aeroporto di Milano Malpensa, l’architetto Sottsass aveva pensato di rifarsi “alla memoria di antichi quotidiani paesaggi mediterranei e italiani”. Questa ricerca di continuità tra Uomo e natura (evidente anche e soprattutto nell’attenzione agli spazi boschivi circostanti l’aeroporto) ha fatto sì che il colore maggiormente presente nel Terminal 1 all’epoca dell’inaugurazione fosse il verde, senza la presenza di cromo, cristalli, marmi levigati e, in generale, cercando di ridurre al minimo la presenza di riflessi.

“Questo progetto lo abbiamo chiamato ‘opaco’ perché abbiamo evitato, fin dove era possibile, la presenza di superfici lucenti, superfici d’acciaio e così via, che rendono faticosa alla percezione mentale e all’occhio la lettura degli spazi; ‘opaco’ anche perché le superfici lisce, lucidate e dure riflettono e moltiplicano i suoni, provocando stress psichici e fisici di ogni genere. […] Abbiamo cercato, infine, di limitare la ridondanza di informazioni luminose, la sovrapposizione degli spazi”.

Ettore Sottsass

L’immagine generale prevedeva un disegno moderno degli spazi, semplice, sereno, lineare, sostenuto da una gamma di colori, per così dire, “avvolgenti”, non chimici. Questa impostazione era stata dettata da quella che sembrava una necessità fondamentale, cioè quella di comunicare al viaggiatore di qualunque parte del mondo non tanto attraverso uno stile o un altro, ma tramite

“L’uso accurato del più profondo patrimonio figurativo italiano, che è patrimonio di sensorialità, di colori, di silenzi, di visioni, di modestie, ma anche di rischio e opulenza”.

L’idea che Sottsass voleva dare agli avventori stranieri era quella di un’Italia non affannata, non presuntuosa, non aggressiva, ma bensì di un’Italia che inseguisse la cultura dedicata all’Uomo. A suo modo, ci riuscì, e il 25 ottobre 1998 Malpensa si presentò come l’architetto l’aveva immaginata, rispettando perfettamente le tempistiche del progetto.

L’evoluzione di Malpensa

I propositi artistici-umanistici di Sottsass conferirono al Terminal 1 il suo primo volto, che per tutti gli anni Duemila fu ciò che videro i viaggiatori di tutto il mondo nel momento in cui mettevano piede a Milano Malpensa. Negli anni, però, il Terminal ha subito diverse modifiche strutturali, tanto esterne (con il completamento, nel 2013, del terzo polo) quanto interne.

Passano gli anni, cambiano gli stili

Proprio nel corso degli anni Duemila ci fu un rapido cambiamento in termini di stile in tutto il mondo, con Milano in prima linea nello schieramento italiano dell’innovazione architettonica. Venivano costruiti i grandi grattacieli che oggi dominano lo skyline milanese, la città di preparava all’Expo, grandi architetti da tutto il mondo prendevano parte alla scommessa meneghina.

Gli aeroporti di Milano non fecero eccezione, prestandosi a un graduale processo di rinnovamento che prosegue tutt’oggi (basti pensare al restyling di Milano Linate). Oggi, del colore verde e degli ambienti opachi di Sottsass, a Malpensa non resta più quasi nulla. Ad essi si sono sostituiti spazi ampi e luminosi, in linea con le tendenze stilistiche più moderne, in grado di dare un senso di solidità, sicurezza e calma in chiunque si trovi a passare per l’aeroporto.

Ma come siamo arrivati all’aeroporto che conosciamo oggi?

Ogni cambiamento, si sa, è causato da una necessità. Per Milano Malpensa, la necessità si è palesata nel 2013. A seguito del dehubbing di Alitalia, l’aeroporto si trovò di colpo costretto a confrontarsi con una nuova difficoltà. Aver perso il ruolo di hub per un’importante compagnia comportava necessariamente un cambio di passo, onde evitare di cadere in una grave crisi. Si pensò quindi a un importante restyling che ne rivoluzionasse l’aspetto e la funzionalità per dare nuovo slancio a Malpensa, la principale porta d’accesso di Milano, e renderla più appetibile tanto ai viaggiatori quanto alle compagnie aeree.

I lavori iniziarono nel novembre del 2013, coinvolgendo un’area di 18.000 mq del Terminal 1, dal salone degli arrivi fino al piano check-in, passando per l’atrio di accesso all’aeroporto dalla stazione ferroviaria, a opera dell’architetto Gregorio Caccia Dominioni. La nuova Milano Malpensa si sarabbe presentata come una struttura all’avanguardia, elegante, realizzata in acciaio e vetro, con pavimenti in marmo di Candoglia — lo stesso marmo con cui è stato realizzato il Duomo di Milano — e rivestimenti esterni in zinco-titanio.

Si trattava di un ammodernamento necessario per dare un nuovo appeal all’aeroporto, seguendo il passo incalzante della città di Milano, sempre proiettata verso il futuro. Fu un processo rapido ed efficace: il restyling del Terminal 1 venne completato in tempo per l’Expo, e oggi si sviluppa su 350.000 mq, contando ben 90 gates e 270 banchi check-in. A questi numeri si aggiungono la galleria commerciale con le Piazze del Lusso e del Gusto, elementi che conferiscono all’aeroporto prestigio e credibilità, per via delle grandi firme presenti.

La piazza del Lusso

Ispirata alla Galleria Vittorio Emanuele e illuminato dalla lighting designer Cinzia Ferrara, ospita i maggiori brand del lusso mondiale: i negozi di Bulgari, Armani (prima apertura in un aeroporto europeo), Ermenegildo Zegna, Etro e Gucci; Hermes, Montblanc, Salvatore Ferragamo, Bottega Veneta, Tod’s, Moncler, Damiani e Hugo Boss, oltre al Davide Oldani Cafè.

La Piazza del Gusto

Nata per esaltare la qualità e le eccellenze italiane, offre diverse specialità da tutta la penisola ed è provvista, ovviamente, grandi firme. Al centro della piazza risalta il punto ristoro “FERRARI SPAZIO BOLLICINE”, e poi il Caffè Milano — con la sua inconfondibile livrea bianca e rossa — e il negozio di Venchi, storico produttore torinese di cioccolato.

All’altezza di Milano

Il Terminal 1 di Milano Malpensa, con il suo volto rinnovato e i nuovi servizi di alto livello messi a disposizione dei viaggiatori, si è dimostato all’altezza della città che serve e per la quale ogni anno mobilita milioni di persone. Ha seguito il percorso che la stessa città di Milano ha intrapreso negli ultimi vent’anni, ovvero quello dell’avanguardia, del coraggio nel ripensare gli spazi e trovare nuove soluzioni che mettano sempre l’Uomo al centro, ma in sintonia con ciò che lo circonda. Sempre con lo sguardo rivolto al futuro.

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