Il lettore ideale

A chi piacciono i nostri libri?

Rita Carla Francesca Monticelli
Self-Publishing Lab

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Per progettare e realizzare una strategia promozionale di successo, che porti il nostro libro davanti al numero più alto possibile di persone che fanno parte del nostro target di lettori, è necessario prima di tutto comprendere quali sono le caratteristiche di queste persone.
In pratica quello che dobbiamo fare è disegnare una sorta di identikit del lettore ideale.
Questo particolare esercizio creativo può essere svolto in maniera diversa, secondo il modo in cui ci accostiamo alla scrittura e alla pubblicazione dei nostri libri.

Se scriviamo per il mercato, l’individuazione del lettore ideale viene ancora prima dell’idea del libro ed è intorno a tale figura che forgiamo la nostra scrittura. Individuiamo il sottogenere di successo in cui scrivere (tra quelli in cui abbiamo voglia di scrivere), ne utilizziamo i temi ricorrenti e ci assicuriamo che la descrizione e la copertina siano in sintonia con quelle di altri libri di successo di tale sottogenere.

Se invece vogliamo basare la nostra azione promozionale su noi stessi come brand, cioè sulla nostra voce di autore, che include in sé il nostro messaggio, i nostri temi e il nostro stile, il procedimento da seguire è esattamente l’opposto. Dobbiamo osservare con occhio critico la nostra scrittura e individuare quali sono gli elementi che la caratterizzano, quindi partire da questi per delineare l’immagine del nostro lettore ideale, cioè di colui o colei che potrebbe apprezzare ciò che emerge spontaneamente dalla nostra scrittura. Infine, possiamo sfruttare questa conoscenza e applicarla agli strumenti di promozione di cui facciamo uso, sia quelli organici (social network, blog, newsletter, eventi, ecc…) che quelli a pagamento, in modo da attirare verso di noi il nostro target di lettori.

Questa operazione di analisi della nostra scrittura risulta più semplice nel caso in cui abbiamo scritto molti libri. Ripensando a quelle storie, salterà subito agli occhi il fatto che ci piace indugiare in certi temi e veicolare specifici messaggi, indipendentemente dal genere e sottogenere in cui possono essere classificate, ma soprattutto siamo in grado di definire il modo in cui lo facciamo, attraverso specifiche scelte stilistiche che hanno un altrettanto specifico effetto sul lettore. In questo ci risulta utile anche il feedback dei nostri lettori, come le recensioni positive dettagliate, i commenti dei nostri beta reader o semplicemente i messaggi che riceviamo da chi legge i nostri libri e mostra di sentirsi in evidente sintonia con essi.

È invece più difficile mettere a fuoco questi aspetti, quando si sta scrivendo il primo libro, poiché spesso sono ancora in via di formazione, o anche quando alle nostre spalle abbiamo solo due o tre libri.
In tal caso, può esserci di aiuto analizzare i nostri personali gusti di lettore. Infatti, più o meno tutti tendiamo a scrivere dei libri che vorremmo leggere (o almeno questa è la nostra aspirazione), quindi ciò che noi ci aspettiamo di trovare in un libro potrebbe corrispondere in buona parte alle aspettative del nostro lettore ideale.

Per rendere più comprensibile quanto detto, porto come esempio l’identikit del mio lettore ideale, che ho delineato mettendo insieme il feedback dei miei lettori e le mie preferenze di lettrice che cerco intenzionalmente di proiettare nei miei libri.
Ecco le caratteristiche del mio lettore che sono riuscita a mettere a fuoco.

1. Vuole sentirsi dentro la storia come in un film al cinema o come se si trovasse lì.

2. Vuole essere stupito positivamente da ciò che accade nella storia.

3. Cerca la varietà nei libri. Vuole leggere storie sempre diverse.

4. Vuole imparare qualcosa dai libri che legge per piacere.

5. Vuole immaginare da sé cosa accadrà dopo: finale aperto.

6. Vuole empatizzare con personaggi controversi: eroi difettosi e antieroi.

Proviamo ad analizzarli uno per uno.

Il primo è legato al mio stile di scrittura immersivo. Le scene dei miei libri infatti sono tutte scritte da un punto di vista limitato immerso (in terza o prima persona, secondo il libro o la scena), applicando la regola del mostrare ciò che accade tramite i sensi del personaggio.
Questo è uno dei due elementi più importanti della lista, poiché è ciò che quasi tutti i lettori che hanno interagito positivamente con me (cioè che hanno affermato di apprezzare i miei libri) dal 2012 a oggi mi hanno riferito di aver provato durante la lettura.

Il secondo punto riguarda l’uso dei colpi di scena e la scelta di far compiere ai personaggi azioni imprevedibili, poiché le informazioni necessarie per comprenderne la logica vengono fornite solo a posteriori, cercando nel contempo di non creare delusione nel farlo. Ma ha anche a che fare col riuscire a intrecciare tali informazioni in modo da costringere il lettore alla riflessione, nell’intento di trovare il bandolo della matassa, anche se poi è destinato a riuscirci con certezza solo a un certo punto della storia (possibilmente stabilito da me).

Il terzo punto riguarda il fatto che scrivo in generi e sottogeneri diversi. Talvolta faccio delle transizioni di sottogenere anche nell’ambito della stessa serie. Ciò nasce dalla mia necessità di affrontare scenari sempre diversi dove sfruttare gli stessi temi e messaggi che prediligo, senza creare un effetto di déjà-vu nel lettore.
In poche parole, voglio rivolgermi a un lettore di tipo onnivoro o quasi onnivoro, cioè che legge senza problemi libri di almeno due o tre generi diversi.
Di questa categoria faccio parte anche io come lettrice e ritengo (ovviamente) che non debba essere ignorata, poiché sono convinta che dal punto di vista numerico sia tutt’altro che trascurabile, soprattutto per un autoeditore.

A questo proposito, è però necessario che chi scrive in più generi riesca a rendere evidente esteriormente un certo senso di continuità, per far capire al lettore che il genere cambia ma la voce dell’autore no.
Per riuscirci sarebbe opportuno adottare dei dettagli grafici comuni nelle copertine. Essi possono riguardare, per esempio: il font del nome dell’autore o la disposizione delle scritte nella copertina o l’uso di determinati abbinamenti di colore.
Lo scopo è fare in modo che tutte le copertine dello stesso autore, nonostante le differenze necessarie a segnalare libri appartenenti a generi diversi, possano sempre stare le une accanto alle altre, senza generare un senso di disordine, e dire in maniera chiara al lettore che ciò che contengono è espressione della stessa voce autoriale.
Spesso rivolgersi allo stesso artista digitale (un grafico che realizza da sé le immagini) per la creazione di tutte le copertine dà spontaneamente origine questa sintonia visiva, poiché il suo stile personale tenderà a emergere in ognuna di esse.

Il quarto punto si riferisce all’intento semi-divulgativo dei miei libri. Nel mio caso riguarda soprattutto gli elementi scientifici, ma a questi spesso si aggiungono, per esempio, aspetti storici, geografici o persino turistici. In certi libri hanno un ruolo quasi predominante, in altri sono solo piccoli dettagli inseriti qua e là.
In ogni caso, la mia intenzione (e ambizione) è che il lettore, pur divertendosi a leggere un mio libro per via della storia e dei personaggi, alla fine si ritrovi ad avere qualche piccola conoscenza in più.

E arriviamo al quinto punto. Il finale aperto è quello in cui, anche se la storia narrata nel libro è conclusa, non lo è di certo la vita dei personaggi. Esiste un dopo rispetto alla fine del libro, di cui sono state solo gettate le basi. Ciò dà l’impressione al lettore che i personaggi siano delle persone reali che continuano a vivere da qualche parte e gli dà anche l’opportunità di immaginarsi liberamente il loro futuro.

E infine c’è il punto più importante, al pari del primo, cioè il fatto che mi piace narrare delle storie in cui non sia chiaramente definito chi è il buono e chi è il cattivo. Tutti i miei personaggi principali stanno a cavallo del limite tra il bene e il male. E ognuno di loro agisce in base a ciò che considera giusto, indipendentemente dal fatto che possa esserlo da un punto di vista oggettivo. Si tratta di quella che definisco soggettività del concetto di bene e di male.
Anche qui esiste un certo numero di lettori (io compresa) che sono affascinati da queste figure controverse nella narrativa (ma anche nei film e nelle serie TV), poiché rappresentano il lato oscuro presente in ogni essere umano, anche laddove non si esprime mai nei fatti. Sebbene nella realtà personaggi del genere ci farebbero paura, nel conforto della finzione ci intrattengono e ci permettono di dare sfogo a questo lato oscuro. Ed empatizzare con loro è semplice, poiché la loro dualità li rende più umani dell’eroe senza macchia o del cattivo senza cuore.

Quanto riportato sopra è solo un esempio personale, che mi ha permesso di mettere a fuoco ciò che propongo ai lettori. L’ho messo nero su bianco solo qualche settimana fa nell’ambito di una serie di progetti di rivalorizzazione del mio brand, che ho intenzione di realizzare nel prossimo anno.
E mi torna utile per due motivi.
Da una parte, mi offre una sorta di bussola da seguire in futuro durante la scrittura, sia nelle fasi di progettazione della trama che nella stesura vera e propria. In realtà la stavo già seguendo, ma in maniera non del tutto consapevole.
Dall’altra, mi dà l’opportunità di dare un obiettivo specifico alle mie scelte di marketing.
La seconda parte è la più difficile, poiché certi gusti dei lettori sono più complicati da individuare e isolare rispetto alle etichette di genere, ma, se si riesce a farlo, ci si può quasi scrollare di dosso queste ultime e finalmente concentrare i nostri sforzi nel proporre noi stessi come brand.

E voi avete disegnato l’identikit del vostro lettore ideale?
Provate a farlo sulla falsariga del mio esempio.
E, se vi va, riportatelo nei commenti (qui o nei social network).

Potete provarci anche se scrivete per il mercato, poiché, quali che siano le vostre intenzioni, la vostra voce di autore finisce sempre per farsi sentire.

L’argomento della definizione del proprio brand come autore è tra i principali concetti di marketing trattati nella parte di “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore” relativa alla promozione dei libri.

È possibile dare uno sguardo a un elenco dei contenuti del libro e leggerne un’ampia anteprima nel minisito a esso dedicato: www.anakina.net/selfpublishinglab

Di seguito sono invece riportati i retailer o servizi in abbonamento in cui è disponibile.

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L’ebook è infine acquistabile in Svizzera tramite l’ereader Tolino.

Il contenuto del libro è stato aggiornato nella data riportata sul minisito o sulla pagina del prodotto nel rispettivo retailer, ma di continuo saltano fuori delle novità relative al mercato dell’autoeditoria.

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Rita Carla Francesca Monticelli
Self-Publishing Lab

Italian science fiction & thriller author, scientific & literary translator, biologist, educator, dreamer. 🇮🇹: www.anakina.net EN: www.anakina.eu I ❤️🎾