Le 4 C del coworking

Ciccio Rigoli
SLAMwork
3 min readJan 8, 2018

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Da quando mi sono messo in testa di aprire un coworking dedicato all’editoria e allo spettacolo, una delle domande che mi sono posto più spesso (e che mi è stata posta più spesso) è: “Ma per quale motivo uno dovrebbe andarsene a lavorare in un posto diverso dalla propria casetta, dal proprio tavolino, attraversare la città e andare in un posto diverso per fare quello che può fare comodamente stando in pigiama?”. Rimugina che ti rimugina, ho elaborato quello che chiameremo il Teorema C=CCCC, ovvero le 4 C che compongono un coworking.

1) C come Concentrazione

Bello stare a casa, alzarsi comodamente quando si vuole, non avere orari da rispettare, fare quello che ci pare. Aspetta, fare quello che ci pare fino a un certo punto. Perché la tentazione di dire “Vabbè, dai, vediamo cosa fanno su Dmax e poi riprendo a lavorare” è spesso troppo forte. E lo dico per esperienza personale, Dmax è una specie di droga per me con tutti quei programmi su gente che compra e vende valigie smarrite, controlli aeroportuali, gente che mangia robaccia oppure sistema automobili a tutte le ore del giorno. Solo che guardare programmi spazzatura non è ancora considerato un lavoro, e se lo diventasse un giorno sarei pronto con il curriculum. Come fare allora a stare concentrati senza distrazioni? Esatto, avete capito bene. Andare in un ufficio che non è un ufficio con i suoi orari rigidi, ma che limita le distrazioni e consente di stare focalizzati su quello che bisogna fare. Per i programmi televisivi sulle macchine da rimettere a posto ci sarà tempo una volta tornati a casa. E poi c’è sempre lo streaming.

2) C come Collaborazione

Belli i social network, belle le chat, bello whatsapp. Ma come fare a spiegare in maniera chiara ed efficace l’idea che abbiamo in testa, senza perdere tempo e senza occupare eccessivamente il tempo altrui? E se poi l’altra persona sta facendo altro e non risponde subito?
I coworking servono anche a questo. A far nascere connessioni, a chiedere pareri diversi, a muovere i pensieri più rapidamente facendoli rimbalzare da una testa all’altra. E poi magari un’idea dopo l’altra si può anche pensare di rendere la collaborazione stabile. Guardarsi in faccia, non nascondiamocelo, è pur sempre il modo migliore per confrontarsi. Ed è difficile farlo in pigiama, a meno che non si sia parecchio disinibiti.

3) C come Connessione

Potrebbe sembrare uguale a collaborazione, ma in realtà qui si sta parlando di altro: la connessione internet veloce, anzi, molto veloce. E avrei potuto scrivere anche “C come carta”, quella della stampante e della fotocopiatrice. Oppure “C come confronto”, quello che avviene nelle sale riunione. Insomma, un coworking offre tante soluzioni e opportunità che a casa propria non è possibile avere. E se sei così fortunato da avere una sala riunione a casa, beh, allora potresti pensare di creare un coworking direttamente a casa tua e ammortizzare i costi dell’affitto o del mutuo!

4) C come Cazzeggio

Last but not least, come si dice in milanese contemporaneo, la indiscutibile “C di cazzeggio”. Quando sei troppo fuori fase e lavorando da casa l’unica soluzione sarebbe la “C di capocciate al muro”, potresti trovare qualcuno che, alla macchinetta del caffè, ti fa capire che non è poi così grave quello che sta succedendo, sdrammatizzando la situazione e aiutandoti a riderci su. Oppure potresti essere tu a salvare la vita a qualcun altro. Ah, la “C di cazzeggio”. Credo sia la mia preferita in assoluto.

Sei d’accordo con queste 4 C? Oppure pensi ci sia qualche altra C oppure K o comunque qualche consonante gutturale che si può aggiungere all’elenco?

Se poi vuoi proprio proprio provare l’ebbrezza del coworking, ne avrei giusto uno da consigliarti: SLAM!

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Ciccio Rigoli
SLAMwork

Comedian, Book expert, Writer, Dad, Lazy. CEO and Founder at SLAM.